L'AUDIZIONE

Bernabè: “Scorporo, vogliamo certezze. Su Ngn andiamo avanti”

Il presidente esecutivo di Telecom Italia in audizione alla Camera: “Il progetto non può essere attuato senza una stabilizzazione del profilo regolamentare coerentemente con le raccomandazioni Kroes”. E sugli investimenti in nuove reti chiarisce: “Continueremo ad impegnare risorse e professionalità”

Pubblicato il 16 Lug 2013

Federica Meta

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”Crediamo nella solidità del progetto e lo vogliamo portare avanti”. Lo ha detto il presidente Telecom Italia, Franco Bernabè riferendosi allo scorporo della rete, in occasione dell’audizione in commissione Trasporti e Tlc della Camera. “Vogliamo solo verificare che il quadro in cui è stata fatta questa decisione sia quello dettato dall’Ue: non chiediamo una nostra agenda”, ha precisato.

Bernabè si è detto poi “ottimista” sulla verifica che l’Agcom condurrà sull’impatto dello scorporo della rete. “Sono ottimista che la fase di verifica della coerenza e dei contenuti del percorso regolatorio, con le assunzioni alle base del nostro progetto – ha spiegato Bernabè – possa concludersi in tempi ragionevolmente rapidi. “Da fine luglio contiamo di avere un quadro più chiaro ed elementi importanti di valutazione – ha aggiunto Bernabè – Noi facciamo riferimento al quadro regolatorio europeo e vogliamo verificare che il percorso in cui crediamo fermamente sia importante per Telecom e per lo sviluppo delle Tlc”.

Il progetto di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia “potrebbe contribuire a una profonda riorganizzazione del settore, in chiave pro-competitiva – ha detto il manager davanti ai parlamentari – ed a un rilancio degli investimenti in uno dei comparti più strategici per la modernizzazione del Paese”.

“Il nostro progetto non mira a eliminare le regole, come taluno dei nostri concorrenti ha maliziosamente e immotivatamente argomentato – ha puntualizzato – ma, al contrario, rafforza il controllo sulla non discriminazione assicurando la fornitura di prodotti e servizi pienamente equivalenti, così da incentivare le dinamiche concorrenziali a beneficio dei consumatori in termini di scelta, qualità e prezzi”.

Bernabé ha chiarito che l’operazione ”non ha la finalità di migliorare la situazione debitoria del Gruppo, ma ha l’obiettivo di migliorare la redditività degli investimenti infrastrutturali, e sara’ sostanzialmente neutrale dal punto di vista del rating”. Telecom ”ha posto un ‘ragionevole affidamento’ sul fatto che il proprio progetto di separazione volontaria, assicurando un quadro di garanzie di equivalence ben più efficace e articolato di quello auspicato dalla Raccomandazione Kroes – oltre a consentire un pieno riconoscimento degli incentivi agli investimenti nelle nuove reti in fibra – possa far venire meno i presupposti delle attuali misure regolamentari ‘asimmetriche’ imposte a Telecom Italia nei mercati al dettaglio in un assetto di mercato che non prevedeva la separazione strutturale e le garanzie di ‘Equivalence of imput”’.

Lo scorporo della rete da Telecom Italia è dunque un progetto che la società ”vuole portare avanti” ma che ”non potrebbe verificarsi senza una stabilizzazione del profilo regolamentare coerentemente con le raccomandazioni Kroes”. Secondo Bernabè servono ”interventi regolatori coerenti con le raccomandazioni europee” tenendo conto del fatto che ”senza una organizzazione del modello di concorrenza si porta inefficienza anche sulla rete in fibra”. Oltre a questo, ha ribadito, ”la marcata riduzione dei prezzi al dettaglio che rischia di sottrarre le risorse necessarie per lo sviluppo infrastrutturale in italia”. Infatti ”la riduzione dei prezzi di accesso alla rete in rame, oltre a sottrarre riosorse allo sviluppo della nuova rete in fibra determina anche un disincentivo alla traslazione sulla nuova rete”.

Riguardo il ruolo di Agcom, il manager ha detto: “Noi abbiamo un profondo rispetto dell’autonomia e delle prerogative dell’Autorità ma un progetto di questa portata, coraggioso e innovativo, richiede altrettanto coraggio e innovativita’ nelle controparti, anche in considerazione delle nostre caratteristiche di società quotata e, quindi, esposta alle pressioni dei mercati finanziari”.

“Per la sua complessità il progetto di separazione richiede una condivisione profonda da parte del Parlamento e del Governo, delle Autorità – ha poi evidenziato – Spetta al Parlamento e al Governo definire e attuare interventi di politica industriale in grado di rilanciare il settore; spetta, invece, all’Autorità di settore definire un quadro di regole che assicuri una adeguata stabilità dei prezzi dell’accesso in rame e una flessibilità dei prezzi dell’accesso in fibra, in linea con i principi della raccomandazione Kroes orientati proprio a favorire il conseguimento degli obiettivi 2020 dell’Agenda digitale“.

Il manager ha ribadito che Telecom Italia intende continuare a impegnarsi con tutte le proprie energie, professionalità e risorse nello sviluppo della rete di nuova generazione che avvierà una fase di trasformazione epocale per l’intero Paese. “E In tale prospettiva – ha spiegato – il progetto di separazione volontaria della rete di accesso, se accompagnato da interventi regolamentari coerenti con i principi della Raccomandazione “Kroes”, può rappresentare quella discontinuità necessaria per accelerare la realizzazione degli investimenti richiesti dalle nuove reti in fibra”.

Telecom Italia critica nuovamente la proposta dell’Agcom sulle tariffe di accesso alla rete fissa in rame notificata alla Commissione Europea, in particolare la riduzione del canone sull’ultimo miglio da 9,28 a 8,68 euro/mese. “Una riduzione dei prezzi di accesso alla rete in rame, come illustrato nei policy statements della Commissione che sono alla base della Raccomandazione Kroes, oltre a sottrarre risorse per gli investimenti sulla fibra, determina un disincentivo alla migrazione dalla vecchia infrastruttura alla nuova rete, sia per gli operatori alternativi, che per i clienti finali. In definitiva – spiega Bernabè – non consente all’Italia di colmare l’attuale ritardo nello sviluppo delle nuove infrastrutture e servizi”.

Bernabè segnala che la proposta di riduzione del canone Ull a 8,68 euro “collocherebbe l’Italia ben al di sotto della media ponderata dei 27 Paesi dell’Ue, pari a 9,06 euro/mese, e molto più in basso della media ponderata dei principali Paesi (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito), attualmente pari a 9,29 euro/mese”.

Rispondendo a una domanda di un deputato, Bernabè ha chiarito che “lo scorporo non riguarda una bad company. Al contrario, la società che ha questa infrastruttura ha una dotazione di risorse molto importante e in prospettiva la redditività che serve ad accelerare l’investimento”.

A chi domanda perché Telecom non abbia avviato prima il progetto di scorporo della rete, Bernabè replica dicendo che “le condizioni si sono realizzate nel 2012, quando il commissario europeo Neelie Kroes ha cambiato completamente opinione riguardo ai meccanismi di incentivazione. E’ l’Europa che rischia di rimanere indietro se non si fanno scelte politiche e regolatorie coerenti – ha sottolineato il presidente- ed è per questo che la Kroes è arrivata a questo tipo di conclusioni. Questo è il motivo per cui lo facciamo ora e questo è il motivo per cui non poteva essere fatto prima”.

A margine dell’audizione il presidente esecutivo ha ribadito che Telecom non ha esercitato alcun tipo di pressione su nessuno. Rispondendo, a margine di un’audizione alla Camera a chi gli chiedeva un commento alle critiche degli operatori alternativi dopo la posizione assunta da Telecom sullo scorporo della rete in seguito alle decisioni dell’Autorità delle comunicazioni, ha chiarito “noi – ha detto Bernabè – non vogliamo mettere nessuna pressione di nessun tipo su nessuno”.

“Il progetto di scorporo è importante per il Paese e nessuno ce lo ha imposto ma va fatto in un quadro dettato dalle regole europee. Vogliamo che il quadro sulla base del quale abbiamo preso le nostre decisioni sia un quadro certo ed europeo”. “L’unica cosa” che sorprende il presidente esecutivo di Telecom è “che chi ha tirato la giacchetta sono quelli che hanno fatto una lunga intervista sui temi in discussione e minacciato di chiudere interi settori di attività mettendo sul lastrico le famiglie se l’Autorità avesse preso un certo tipo di decisioni. Questo è tirare la giacchetta mentre noi abbiamo fatto solo riferimento ad un quadro regolatorio europeo”.

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