Per contrastare la pirateria online non è sufficiente aumentare l’offerta legale, ma occorre integrarla con forme di tutela legale. Lo riferisce la Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), commentando il primo studio sul downloading illegale presentato nei Paesi Bassi da Spotify, servizio di musica in streaming sbarcato pochi mesi fa in Italia.
Italiani maglia nera per download illegale di content musicale. E’ quanto emerge dallo studio intitolato “Adventures in the Netherlands”, secondo cui il download illegale nel nostro paese è stato registrato nel 77% delle connessioni residenziali nel 2012, a fronte di un numero complessivo di 13,9 milioni di connessioni residenziali.
In altri termini, ben 8 internauti su 10 hanno scaricato file illegalmente in Italia nel 2012. Lo studio parla di una “tendenza diffusa” in Italia, con “10,7 milioni di indirizzi IP italiani che hanno scaricato musica illegalmente l’anno scorso”. C’è da dire poi che i pirati sono spesso e volentieri recidivi: il 66% di chi ha scaricato musica pirata nel primo semestre del 2012 lo ha rifatto anche nel secondo semestre.
L’analisi prosegue evidenziando che il 20% delle connessioni attive scarica un file all’anno, il 38% tra due e cinque file, il 31% tra 6 e 15 file annui.
L’enorme quantità di file piratati in Italia non è completa perché prende in considerazione soltanto i file scaricati con torrent e non considera i download via YouTube e cyberlockers, i siti da cui si effettuano download diretti.
Nel report, si fa anche un confronto tra l’Italia e i Paesi Bassi sul fenomeno della pirateria e si sottolinea che l’arrivo nel nostro Paese di Spotify ha fortemente accresciuto il valore dell’intero mercato musicale. Ha infatti aumentato, sempre secondo il rapporto, le possibilità di fruizione per gli utenti e innovato il settore in modo da offrire una sempre migliore offerta legale in alternativa alla pirateria.
Ricordando di essere al lavoro per “sviluppare un ambiente sempre più idoneo a tutelare il copyright e tutti i servizi rivolti agli amanti della musica”, la Fimi tiene però a specificare che “l’aumento delle possibilità date dell’offerta legale non è sufficiente a ridurre quella illegale. L’unica possibilità di contrastare la pirateria e le numerose forme di lucro che spesso cela, è l’integrazione di una ricca e variegata offerta con delle forme di tutela legale”.
Per la Federazione è quindi “fondamentale che risultino combinate una buona formazione dei consumatori alla fruizione legale e lo sviluppo di un ambiente regolamentato in maniera appropriata”.
Gli esponenti dell’industria musicale evidenziano anche l’importanza dell’utilizzo di strumenti di enforcement per contrastare il download illegale, definendoli una “leva utile a sostenere lo sviluppo di nuovi canali e mezzi di successo per la distribuzione di contenuti musicali”.
La Fimi ricorda che i principali siti pirata bloccati negli ultimi anni (Pirate Bay, Torrent Reactor, KickassTorrent) hanno subito un calo mediamente del 90% in termini di numero di utilizzatori e gli utenti persi non sono automaticamente migrati su servizi illegali alternativi. Nel corso dell’ultimo anno, in Italia, il numero di utilizzatori del protocollo Bit Torrent è calato di 600.000 unità.
Infine la Federazione sottolinea che i siti illegali diventano “incubatori per consistenti risorse pubblicitarie, che potrebbero invece essere predisposte per le piattaforme legali esistenti e per eventuali nuove start up. In tal senso, quindi, assorbono importanti forme di sostentamento e supporto che potrebbero risultare fondamentali per vari canali esistenti, sia in fase di sviluppo e crescita che, ancor di più, in fase di lancio”.