Lo sviluppo economico di un Paese dipende da molti elementi, quali le risorse, le imprese, le persone che lavorano e in misura crescente, dipende dalle infrastrutture. Cosa sarebbe stata la rivoluzione industriale senza le ferrovie? Le infrastrutture sono grandi elementi abilitanti: da una parte fanno delle idee una realtà concreta, dall’altra aprono uno spazio di possibilità per far nascere nuove idee, in precedenza impensabili, e per realizzarle. Come sarebbe il mondo in cui viviamo senza Internet? Nel ventunesimo secolo le infrastrutture di telecomunicazione sono parte integrante dello sviluppo di un paese. Lo dice la Commissione europea, lo dice la Banca mondiale, con uno studio – fra i tanti – che mostra la correlazione tra il tasso di crescita di una Nazione e il tasso di penetrazione della banda larga: per ogni 10 nuovi abbonati su 100 abitanti, il prodotto interno lordo del Paese considerato aumenta di più dell’1%.
Il nostro Paese ha bisogno di aumentare la banda disponibile. Ne hanno bisogno le imprese. Ne hanno bisogno i cittadini. Ne hanno bisogno le scuole e le Università. Ne ha bisogno la società nel suo complesso. All’Italia servono infrastrutture di telecomunicazione adeguate. Vanno realizzate prima che sia troppo tardi. Per questo serve una strategia nazionale chiara e gli investimenti necessari.
Per l’azienda in cui opero le telecomunicazioni rappresentano un patrimonio di storia e un grande investimento per il futuro, perché siamo un’organizzazione che ha la capacità di intervenire su larga scala come integratore di sistema e gestore delle reti e può contribuire in modo determinante all’analisi, alla pianificazione e alla realizzazione di un progetto infrastrutturale che ha una valenza strategica per il Paese. Le tecnologie esistono e si possono applicare in maniera razionale e sostenibile, evitando gli sprechi, adottando il mix di soluzioni e tecnologie più adatto alle caratteristiche del territorio, sfruttando appieno le infrastrutture già esistenti e la futura convergenza tra reti fisse e reti mobili, facendo leva su un patrimonio di competenze che nel nostro Paese non mancano.
Ogni azione di posa della banda larga in fibra ottica che la nostra azienda porta sul territorio è una nuova tappa verso la riduzione del digital divide, che caratterizza ancora troppe regioni del nostro Paese, e verso la realizzazione della Smart City, le cui fondamenta si basano necessariamente su reti di nuova generazione. In questo campo, abbiamo esaminato quali architetture e tecnologie portino più benefici e valutato quali metodologie applicare. Si tratta ora di concretizzare le conoscenze e mettere a frutto le esperienze virtuose che abbiamo.
Come sarebbe un’Italia a banda larga? Io credo che sarebbe un’Italia migliore. Un programma strutturato di investimenti privati e pubblici nello sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione in Italia potrà creare occupazione, non solo nel settore delle TLC in senso stretto, ma anche nel mondo dei servizi: parlando della sola rete fissa e della sola componente impiantistica, secondo stime prodotte da Sirti, ogni milione di euro investito nella banda larga genera lavoro approssimativamente per 15 anni/uomo. Più sviluppo e più occupazione in Italia: è una prospettiva da realizzare, una prospettiva di fronte alla quale siamo pronti a dare tutto il nostro contributo.