DECRETO DEL FARE

Il Wi-Fi è libero, cambiata la norma in extremis

Ieri sera la Commissione bilancio alla Camera ha modificato il testo su emendamento proposto dal relatore Francesco Boccia. Cadono gli obblighi quando l’offerta non è attività prevalente di un gestore

Pubblicato il 23 Lug 2013

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Caduti tutti gli obblighi per l’offerta del Wi-Fi al pubblico: una schiera di parlamentari e tecnici sono riusciti ieri sera in extremis a modificare l’articolo 10 del decreto del Fare, in Commissione Bilancio. Questa infatti ha accolto un emendamento proposto dal relatore Francesco Boccia (il solo che poteva proporli), che a sua volta ha ascoltato le indicazioni di tanti, tra parlamentari e tecnici, schierati contro il precedente testo del decreto.

Adesso il testo è il seguente:

“L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni”

E’ stato abrogata insomma tutta la parte relativa all’obbligo di tracciare il Mac Address associandolo all’indirizzo IP in uno speciale registro. Il gestore non è tenuto più ad alcun obbligo né a conservare qualsiasi tipo di dati dell’utente, quindi si va incontro anche alle richieste del Garante della Privacy. Il nuovo testo è vicino a quanto richiesto, al relatore, da Stefano Quintarelli (Scelta Civica), Marco Meloni (PD), ma a quanto risulta ci ha lavorato anche Roberto Sambuco (Capodipartimento Comunicazioni del Mise) con il viceministro Antonio Catricalà. Per la precisione, “nel mio testo, la frase “Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio” era anteposta a tutto e quindi veniva prima di “L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori””, dice Quintarelli. “In Commissione dicono che è lo stesso, ma proverò a farlo cambiare in Senato, per evitare ambiguità”, aggiunge. Ricordiamo che l’obbligo di identificazione era già decaduto nel 2011 insieme con il decreto Pisanu, ma serviva una norma che chiarisse se gli esercenti erano tenuti ad altro (tra cui la segnalazione dell’hot spot in Questura).

L’articolo 10 del Decreto era diventato così un terreno di battaglia tra chi voleva liberalizzare il Wi-Fi (togliendo ogni obbligo) e chi- nel ministero dell’Interno- voleva imporre la tracciabilità delle connessioni per favorire le indagini sui reati commessi via reti Wi-Fi. Quest’ultimo testo segna la vittoria della prima corrente. “Adesso però aspettiamo la versione ufficiale, ancora non pubblica”, avverte Sambuco. L’iter continua ma a questo punto grandi modifiche sono improbabili, anche per via dei tempi stretti che il governo si pone per approvare il decreto Fare ora alla Camera e subito dopo al Senato.

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