Assoprovider in campo contro il regolamento Agcom sul copyright. L’associazione esprime “vivissima preoccupazione per la delibera ‘ammazza internet’ dell’Agcom sulle reti di comunicazione elettronica”.
In una nota Assprovider rileva che “la delibera arriva al termine di un cammino mediatico che aveva fatto ben sperare in un approccio condiviso da parte dell’autorità. La stessa Autorità aveva dichiarato di voler ascoltare diverse opinioni prima di decidere sull’opportunità di emettere tale delibera. Un approccio condiviso che è rimasto confinato alle dichiarazioni d’intenti ed alle sole interviste date alla stampa dai componenti dell’autorità”.
Secondo l’associazione le regole contengono “in realtà principi del tutto opposti a quelli più volte annunciati mediaticamente in questi mesi” dato che i provider “senza alcuna distinzione tra le diverse figure già presenti nella normativa, ovvero coloro che danno accesso ad internet, dovranno rimuovere selettivamente interi siti, link, frammenti di opere digitali, in base ad un ordine dell’autorità”. Qualsiasi portale di condivisione (ad esempio youtube), dunque, in qualità di cd “hoster attivo” potrà essere oggetto di migliaia di richieste massive di rimozione ed a cui l’intermediario della rete dovrà dare immediato adempimento.
“La delibera – spiega il presidente Dino Bortolotto – comporterà la necessità per i provider di accesso di dover analizzare tutto il traffico presente sulle reti italiane anche di clienti non propri, e di impedire l’accesso ai cittadini italiani a i siti (blog, forum) presenti all’estero, sulla base anche di una sola richiesta di rimozione, senza che in realtà rilevi lo scopo di lucro”. L’Autorità chiede agli stessi provider di sostituire le pagine “incriminate” di un sito web (o di un blog, o di un forum), con una pagine contenente il logo dell’Agcom, invadendo – secondo Bortolotto – “la sfera di libera espressione dei titolari dei siti internet ed il principio di autodeterminazione di ogni cittadino”.
La delibera prevede anche l’obbligo di consegnare, in 48 ore dalla richiesta, i nomi dei titolari di siti internet, di blog, di forum, senza peraltro che sia stata elevata nei loro confronti alcuna contestazione formale, in aperta violazione dei principi di tutela della privacy. Se non faranno tutto ciò i provider rischiano una multa sino a 250 mila euro, la denuncia agli organi di polizia giudiziaria (espressamente prevista dalla delibera).
“Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la pirateria digitale, da sempre combattuta, silenziosamente e quotidianamente, da tutti i provider italiani, pur nella difficilissima congiuntura economica – evidenzia Bortolotto – Mai, prima d’ora, una autorità si era spinta a questo punto”. Per tutti questi motivi Assoprovider esprime “vivissima preoccupazione per lo schema di regolamento che finirebbe per trasformare ogni intermediario della rete in un organo di polizia giudiziaria che controlla 24 ore su 24 l’intera rete mondiale, senza che tale ordine, già peraltro ritenuto illegittimo dalla Corte di Giustizia, venga sottoposto alla verifica della magistratura”.