IL CONVEGNO DI TRENTO

Wi-fi, “ancora nodi da sciogliere”

Le problematiche aperte dalla “deregulation” dell’accesso pubblico senza fili a Internet al centro del forum di Trento. Preto (Agcom): “Fattore di sviluppo economico”. Ma rimangono questioni di fondo da affrontare

Pubblicato il 29 Lug 2013

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Libera scelta, principio di responsabilità, volano per nuove occasioni di business. Questi i tre grandi temi emersi dalla tavola rotonda “wi-fi, le nuove reti. Liberalizzazione e sviluppo del territorio” organizzata a Trento da Trentino Network e FreeLuna Social wi-fi.

Un’occasione anche per fare il punto sul quanto mai attuale e caldo tema del wi-fi e sulla recente liberalizzazione si cui tanto nell’ultima settimana si è dibattuto sui media e tra gli addetti ai lavori.

Dopo l’introduzione normativa del Commissario Agcom Antonio Preto – ha passato in rassegna i fronti su cui l’Agcom è impegnata, ponendo l’accento sulla volontà di lavorare per “rendere la rete di tutti, evitando discriminazioni 2.0 e anzi farlo diventare uno strumento di citizen enpowerment, di partecipazione alla vita sociale e politica, capace di abbattere la dicotomia centro-periferia e di favorire il dialogo con la PA. Oltre che importante fattore di sviluppo economico e occupazionale” – si è entrati più nel dettaglio del tema wi-fi libero.

La modifica sul filo di lana dell’articolo 10 del Decreto del Fare, dello scorso 22 luglio, lo ha di fatto reso libero facendo decadere ogni obbligo di registrazione e tracking per gli esercenti, negozi, locali pubblici, ristoranti che aprono la propria Adsl al pubblico “quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio”.

Proprio attorno all’articolo 10 del Decreto si era creata una empasse tra i favorevoli alla liberalizzazione e quanti al contrario premevano per la permanenza di forme per tracciabilità delle connessioni al fine di poter risalire agli utenti che si fossero macchiati di possibili reati sulle reti wi-fi. “Le difficoltà di regolare il tema nascono sin dalla prima giurisprudenza sul wi-fi in Italia – ha precisato l’avvocato Fulvio Sarzana -. Sono esistiti dubbi interpretativi circa l’obbligo o meno di identificazione, ma non possono esistere vie di mezzo. La normativa cui si è giunti può rappresentare un giusto compromesso, anche se ora chiunque può potenzialmente fare qualsiasi cosa, con tutti i rischi del caso”.

Resta inteso, infatti, che ognuno è libero di aprire la propria rete e renderla pubblica, ma resta in capo al proprietario della stessa rete ogni responsabilità su quanto su di essa un utente esterno possa compiere.

“Troppo spesso nel nostro Paese si complicano le cose semplici – ha pungolato Roberto Sambuco, Capo dipartimento comunicazione Sviluppo Economico -. Già il governo precedente, con il Decreto “Cresci Italia” e con la cabina di regia voluta dal ministro Passera aveva fatto importanti passi in avanti, gettando le basi per dar slancio al tema dello sviluppo digitale. Il wi-fi in questa direzione è un elemento importante, specie in un contesto come quello italiano in cui esiste un forte digital divide culturale, ma è necessario un forte impegno pubblico e privato per sviluppare un sistema capace di cogliere e creare le opportunità che il digitale offre”.

“Dobbiamo diventare un contesto ospitale per l’innovazione e la creazione di nuove forme di sviluppo, anche ai settori produttivi tradizionali del nostro paese” le parole di Luca De Biase, giornalista ed esperto in materia di nuove tecnologie. Il quale però ha posto l’accento sul concetto di neutralità della rete: “Il wi-fi e la diffusione di una rete aperta e pubblica – ha spiegato – andrebbe a fare da contrappeso al potere delle telco, creando un ecosistema favorevole allo sviluppo di idee innovative, servizi, opportunità per la collettività”. Sullo stesso solco, anche Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica: “Se pensiamo di andare avanti a far le cose come fatto sin adesso non cresciamo. Dobbiamo essere molto più efficienti, inventare ‘industrie’ attorno alle risorse e alle caratteristiche che abbiamo. Il web e le nuove tecnologie rappresentano occasioni per sviluppare business esistenti e crearne di nuovi. E’ vero che i tempi delle tecnologie sono molto veloci e che le persone non sempre riescono a stare al passo. Se però non riusciamo a proiettarci nel futuro corriamo il rischio di tornare alle apparenti sicurezze del passato e di restare immobili”.

Quanto alle conseguenze che il nuovo decreto potrà avere sullo sviluppo della diffusione delle reti wi-fi pubbliche e libere sul territorio è scettico Massimiliano Mazzarella, ad di Futur3. “In FreeLuna intendiamo il wi-fi come strumento di comunicazione e opportunità di interazione, tra cittadini, con le PA, tra utente e cliente. E in questa direzione nel decreto non v’è traccia di una leva innovativa che possa agevolare l’allargamento e la diffusione delle aree wi-fi – le parole di Mazzarella -. L’aver eliminato l’obbligo di registrazione potrebbe aiutare, ma non molte questioni di fondo non sono state affrontate. L’idea che sta passando in questi giorni che ora ovunque si troveranno reti wi-fi gratuite è fuorviante. Gli strumenti digitali devono essere usati dagli operatori commerciali per creare valore aggiunto per il proprio business. Aprire e regalare semplicemente a chiunque la propria connettività di per sé non è sinonimo di nuove opportunità di business o crescita”.

Resta aperta la questione sulle responsabilità, che il nuovo decreto non ha modificato e quindi resta in capo al proprietario della rete. Proprio questo appare il punto più controverso e delicato. Non esiste di fatto una soluzione – hanno concluso all’unisono i partecipanti – ma occorre affidarsi al buon senso e al senso di responsabilità di ognuno. Quanto alle reali occasioni che il wi-fi possa rivelarsi un volano per l’economia e per le comunità, il discorso andrebbe inquadrato in un’ottica più generale, perchè “se è vero che il nuovo decreto apre una nuova finestra, dall’altro non si può tentennare sull’Agenda Digitale, sulle risorse alla banda larga e agli investimenti nel settore”, hanno concluso i relatori.

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