AGENDA DIGITALE

Datacenter, l’Emilia Romagna scommette sul cloud

In linea con gli indirizzi di Agid, la Regione si sta muovendo vero la progettazione di poche ed efficienti infrastrutture. In campo anche Lepida

Pubblicato il 30 Lug 2013

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Quattro passaggi che segnano la strada del “progresso”, ossia del miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della Pubblica amministrazione consentito dalle tecnologie a disposizione: da soluzioni singole a soluzioni condivise; da singoli server a datacenter; da “fisico” a “virtuale” e da software acquisito a cloud. Sono i passaggi indicati nel corso del convegno “Agenda Digitale regionale e nazionale: punti per uno sviluppo comune” tenutosi a Bologna a fine giugno, in cui al centro della discussione vi era la costruzione di un sistema nazionale, frutto della condivisione
ed integrazione delle soluzioni adottate nelle Regioni.

Il tema è come “liberarsi” di macchine e server “in proprio” e accedere a macchine virtuali e spazio virtuale per ridurre i costi e mettere in sicurezza il patrimonio di dati dei singoli enti, piccoli e grandi. L’Emilia-Romagna in linea con gli indirizzi nazionali dell’Agenzia per Italia Digitale, si sta muovendo verso la progettazione, realizzazione e messa a disposizione di pochi datacenter, disponibili a tutti gli enti, per scopi di calcolo, storage, disaster recovery, backup, business continuity. Le pubbliche amministrazioni stanno iniziando ad utilizzare datacenter, virtualizzazione e servizi cloud, grazie all’opportunità di migliorare la sicurezza e risparmiare sui costi della gestione.

La situazione attuale in termini di infrastrutture vede la presenza di diversi datacenter connessi alla rete Lepida e la strategia ora delineata è quella di identificare pochi luoghi in Regione, di proprietà del pubblico, meglio se inalienabili, in cui collocare i datacenter della Pubblica amministrazione – ad esempio il Tecnopolo di Bologna, l’ex Ortofrutticolo di Ferrara, il DUC2 di Parma – e di individuare un modello di investimento e di gestione. L’idea è di fare circolare i fornitori attorno alle macchine ed ai servizi del pubblico e non viceversa come è spesso accaduto sino ad ora, abbattendo così barriere di uscita ed avendo un sistema molto più flessibile.

Questo processo vede anche la possibilità di coinvolgere privati che abbiano interesse a sviluppare una analoga filiera, appunto per il segmento privato, cercando di realizzare sinergie ed ottimizzazioni nella compartecipazione pubblico privato. Motore dell’implementazione di queste strategie è lepidaspa che, assieme ad altre inhouse con esperienza nel settore, quali Cup2000, si sta muovendo per realizzare il modello e l’infrastruttura in modo graduale e condiviso.

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