Si era appena “sopita” la battaglia a colpi di j’accuse sulle tariffe di unbundling, a seguito del nuovo listino presentato dall’Agcom, che subito un’altra “bomba” si è abbattuta sul mercato italiano delle Tlc. Oltre un miliardo di euro: tanto vale il maxi-risarcimento che Vodafone Italia ha calcolato per i “danni” che avrebbe subito a seguito di “una serie di condotte abusive” portate avanti da Telecom Italia nel mercato del fisso nel quinquennio 2008-2013. Un maxi-risarcimento che sarà oggetto di un’azione legale – già presentata presso il Tribunale di Milano – e che farà leva anche e soprattutto sulla delibera dell’Antitrust dello scorso 10 maggio che ha messo nero su bianco la condanna, e la conseguente richiesta di 103 milioni di euro, a carico di Telecom Italia per gestione anticoncorrenziale dell’accesso alla rete fissa alias abuso di posizione dominante. Ma a inizio luglio i legali di Telecom Italia hanno sollecitato i giudici amministrativi a fissare al più presto la discussione nel merito sulla sanzione inflitta dall’Antitrust.
“Telecom Italia riuscirà a dimostrare l’assoluta correttezza dei propri comportamenti”, ha fatto intanto prontamente sapere l’azienda presieduta da Franco Bernabè non appena comunicato il ricorso da parte di Vodafone, aggiungendo che “Vodafone non è nuova ad iniziative di competition by litigation; una simile pretestuosa iniziativa avviata negli anni scorsi con richieste economiche roboanti – oltre 800 milioni – si è poi definita con un nulla di fatto e nessun esborso per la società”.
Secondo Vodafone il principale concorrente avrebbe ingegnato “un’articolata strategia per proteggere la propria posizione dominante nel mercato del fisso ed impedire l’espansione di Vodafone e dei concorrenti: ostacolando sistematicamente l’accesso di Vodafone all’infrastruttura di rete impedendole di competere nell’offerta di servizi di telefonia fissa e di accesso ad Internet; facendo pagare a Vodafone prezzi eccessivi e discriminatori per i servizi all’ingrosso di accesso alla rete; avvalendosi di pratiche commerciali volte al recupero dei clienti passati a Vodafone con offerte mirate e selettive e attraverso l’illecito sfruttamento di informazioni in proprio possesso”. Il tutto a danno anche del Paese – sostiene Vodafone – poiché il comportamento di Telecom Italia avrebbe provocato “il ritardo dell’Italia nella banda larga”, con danni anche per “i consumatori che non hanno potuto beneficiare dell’effetto della competizione sui prezzi né di servizi Internet avanzati”. Rivolgendosi al Tribunale di Milano, Vodafone Italia sostiene di aver subito “ingenti danni”, non solo economici ma anche in termini di “perdita di clientela effettiva e potenziale”, di mancata crescita “nei mercati di rete fissa in cui l’azienda ha fortemente investito”, e di costi da sostenere per restare sul mercato incrementati “artificiosamente”.
Intanto la battaglia fra i due principali attori del mercato delle Tlc non si fermerà al mercato del fisso. Nel presentare i risultati della semestrale, Bernabè ha detto a chiare lettere che ”Telecom non è più disposta a perdere quote di mercato del mobile per non disturbare. Partiamo con durezza per mettere fine a questa guerra dei prezzi”. Secondo l’azienda nel lungo termine in Italia il mercato può accogliere solo tre player infrastrutturali”. ”Non abbiamo come scopo una guerra dei prezzi ma non siamo disposti a lasciare la tavola imbandita per tutti” ha puntualizzato l’Ad Marco Patuano. Dopo mesi di “un approccio che non ha pagato, abbiamo deciso di reagire con forza con un ‘tolleranza zero’ davanti al rischio di perdere ulteriori quote di mercato nel corso della stagione della campagna estiva. Abbiamo dimostrato ai nostri concorrenti la nostra determinazione nel prevenire ulteriori quote di erosione di mercato. Non ero alla ricerca di una guerra dei prezzi. E non sono contento di giocare a questo. Faremo quanto necessario per fermarla”.
Questa mattina è però arrivata l’ennesima doccia fredda per l’azienda: Fitch ha abbassato il rating di lungo termine di Telecom Italia a ‘BBB-‘ da ‘BBB’, con outlook negativo, anche se in realtà il taglio era atteso e per questa ragione il titolo non ha subito particolari oscillazioni in Borsa. Si tratta dell’ultimo gradino dell’investment grade. Il taglio – spiega l’agenzia in una nota – riflette il peggioramento delle condizioni operative nel mercato domestico a causa della pressione normativa, della guerra dei prezzi nel settore mobile e della debolezza del contesto economico. Secondo Fitch l’erosione della generazione di cash flow sembra destinata a continuare nel 2014.
Equita Sim ha ridotto il target price a 0,6 euro in seguito ad una revisione delle previsioni e al maggiore profilo di rischio. La stima di Ebitda di fine anno è stata tagliata del 2% principalmente a causa del taglio delle attese sul business domestico, per azione Autorità e per la strategia di Tim di porsi come “offender” del mercato, investendo parte dei margini nella difesa della base clienti. “Stimiamo quindi un minor recupero di top line e margini nel secondo semestre 2013 rispetto a quanto preventivato in precedenza. La presentazione – si legge nella nota degli esperti – ha illustrato che Telecom ha un obiettivo di abbassare il debito sotto i 27 mld e contestualmente centrare un rapporto D/Ebitda ratio di 2,4. Crediamo che il primo target sia decisamente realistico anche grazie ad azioni extra da 800 milioni illustrate dal Cfo (ottimizzazione WC e capex principalmente). Il secondo obiettivo però ci pare almeno sfidante e se fosse necessario per difendere l’attuale rating troveremmo Telecom più fragile”.
Più alto il target di Kepler Cheureux, limato oggi a 0,8 euro da 0,85 euro. Gli esperti giudicano i conti deboli ma continuano a mantenere un giudizio positivo sul titolo (buy) alla luce dell’attraente profilo di rischio/rendimento in vista di due possibili cambiamenti strutturali: lo spin-off della rete e il consolidamento nel segmento mobile delle tlc.
Barclays invece ha confermato sul titolo la raccomandazione neutral e il target price a 0,57 euro. Secondo gli analisti Telecom resta legata operativamente al contesto nazionale e alle soluzioni per risolvere il problema dell’indebitamento. “La nostra analisi di pricing a livello italiano sottolinea che le tariffe sono state spinte giu’ da forti sconti e dai lunghi periodi di promozione, lasciando la stabilizzazione dei prezzi in Italia piuttosto lontana”, sottolineano. Tra le possibili soluzioni evidenziate per fare fronte al debito, sfumata l’operazione con 3 Italia, le alternative possono essere la vendita di Tim Brazil (15% dell’Enterprise Value) o un aumento di capitale (già escluso dall’azienda però). Secondo gli esperti sebbene l’outlook rimane difficile, “Telecom resta il più conveniente operatore europeo e per questo lasciamo invariata la nostra raccomandazione”.