La popolarità sul web costa poco: 15 dollari per 1000 like, per esempio. L’esistenza delle “click farm”, industrie del click che vendono pacchetti di like su Facebook e follower su Twitter a società desiderose di sfoggiare un ampio consenso in Rete, era già piuttosto nota, soprattutto tra gli esperti in materia. Ma oggi sono emersi i dettagli di questo mercato grazie a “Dispatches”, programma del canale tv britannico Channel 4 che ha trasmesso un documentario girato in una di queste “fabbriche” a Dhaka, Bangladesh.
Dopo aver aperto su Facebook la pagina “Perché le zucchine sono così trascurate”, i redattori della trasmissione si sono presentati alla sede della Shareyt.com nella capitale del Paese asiatico e sono riusciti senza difficoltà e in pochi minuti a mettere assieme oltre 600 “like”, dieci volte quelli di qualsiasi sito al mondo che si occupi di zucchine. Nel trailer del documentario Russel, rappresentante dell’azienda di Dakha, spiega che Facebook è solo una piccola parte del suo lavoro (organizzato in tre turni giornalieri 24 ore su 24). Per esempio 100.000 visioni su Youtube vengono vendute per tre dollari.
Le condizioni di lavoro sono pessime. Ospitati in capannoni privi di ogni regola di sicurezza, gli addetti vengono pagati 12 dollari al mese, o per chi preferisce incassare in base alla produttività, un dollaro ogni 1000 click. Si stima che in tutto il Bangladesh il business impieghi circa 20-25.000 persone, i nuovi schiavi nell’era dell’innovazione.
L’industria dei falsi “like” è da tempo uno dei problemi più rilevanti del colosso fondato da Mark Zuckerberg. Lo scorso anno i bilanci della società stimavano in una cifra non lontana dall’8% il totale dei click di origine fraudolenta. Pochi in termini percentuali, ma molti per una società che sta strategicamente puntando sulla credibilità del proprio mercato pubblicitario.
Peraltro, secondo alcuni esperti, i consumatori prestano molta attenzione ai like: il 31% controlla recensioni e commenti, tra cui i “mi piace” e i follower su Twitter, prima di procedere a qualsiasi acquisto.
È per questo che le click farm rappresentano una sfida per i giganti dei social network. Tra l’altro, spiega Sam DeSilva, avvocato di Oxford specializzato in IT, la produzione di falsi click “infrange potenzialmente un certo numero di legge, tra cui quelle sulla tutela dei consumatori e sulle regole dell’equo commercio. E, in effetti, i falsi click sono in grado di depistare il consumatore”.