Nel corso dell’audizione di ieri presso la IX Commissione Trasporti della Camera, della nostra Associazione ,dove essenzialmente abbiamo proposto l’intervento di Cdp e del Fondo Fsi, e quindi dello Stato, direttamente nel capitale di Telecom Italia, per questione anche di tempo non si è potuto articolare più profonditamente il dibattito su questo tema di estrema attualità e urgenza.
Negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania e in Francia lo Stato è intervenuto a ricapitalizzare molte Società strategiche, tra cui le principali banche, con il consenso anche della classe politica, mentre oggi in Italia si vuole ignorare l’intervento, seppur transitorio dello Stato su Società strategiche. Su Enel e Eni lo Stato ha mantenuto il controllo, su Poste e Ferrovie ha il controllo assoluto da sempre, su Telecom Italia no. Le conseguenze delle incaute decisioni dei politici dell’epoca oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Una azienda come Telecom Italia a metà degli anni ’90 VI player mondiale e una tra le migliori societa’ al mondo come sviluppo e innovazione tecnologica, con 40 partecipate all’Estero, e 150.000 occupati tra dipendenti e indotto, è stata ridotta progressivamente nel tempo alle condizioni molto critiche di oggi da un nocciolo duro con lo 0,6% del capitale che si rivelò insulso, e successivamente da due pattuglie di azionisti padani che con le loro azioni finanziarie disinibite hanno fortemente contribuito allo stato attuale.
Rimaniamo basiti che ai numerosi economisti e opinionisti “maitre-a-penser- non sia venuta in mente questa idea.
Se lo Stato ritiene che Telecom Italia sia un’azienda strategica per il Paese, come Eni ed Enel, oggi deve intervenire direttamente, anche per sanare quell’errore fatale di una selvaggia privatizzazione che oltre a mettere a rischio la perdita del controllo di una azienda strategica ha fortemente danneggiato i piccoli azionisti 600.000, cassettisti per dna e che aderirono in buona fede alla privatizzazione, e per non aggravare ulteriormente il livello occupazionale attuale.
Se la classe politica di oggi sicuramente più attenta e vigile, di quella del passato, anche perché la situazione del Paese è fortemente critica,non agisce in questa direzione allora non parliamo più di Italianità, che diverrebbe solo una parola vuota. Se poi oggi un qualsiasi soggetto finanziario da qualsiasi parte del mondo proponga di entrare e mettere qualche miliardo di euro per assumere più del semplice controllo della Società non si venga poi ad ostacolare questo potenziale soggetto, unico salvatore della Patria, invocando il pericolo giallo o rosso o imponendo regole arcaiche di golden share, con le conseguenze che in assenza di questo ultimo antitodo morirebbe un’azienda strategica per il Paese.
Siamo fiduciosi che l’attuale Governo e l’intera classe politica sensibili, in questi momenti di forte crisi, ai temi del riavvio dell’economia e dello sviluppo del Paese riesamini con attenzione e ponga le giuste direttive sul tema dell’intervento di Cdp su una azienda che direttamente ha influenza sul Pil stesso. Tra l’altro riteniamo che TI rientri negli obiettivi specifici della Cdp riguardo la redditività delle aziende su cui intervenire e che un intervento direttamente sulla Società potrebbe far assumere il controllo della stessa, da parte dello Stato, anche con minori risorse economiche rispetto ad una eventuale partecipazione sulla società della rete scorporata.
Apprendiamo infine con soddisfazione che la : nostra proposta è stata recepita positivamente dal mercato che vede oggi il titolo della società positivamente in controtendenza rispetto all’Ftse e al DjStock Tlc.