Il big delle tlc in Europa fanno le loro mosse e Telecom Italia – secondo gli analisti – rischia di rimanere all’angolo, arenatosi il progetto di aggregazione nel mobile e frenato dalle schermaglie con l’Agcom quello di scorporo della Rete. Il presidente esecutivo, Franco Bernabè, che su queste due operazioni straordinarie aveva puntato il suo piano industriale per far ripartire il gruppo, farà il punto e porterà al tavolo del Cda la discussione sulle strategie al primo appuntamento utile che potrebbe essere il prossimo 19 settembre.
Fitch, Moody’s e S&P tengono sotto osservazione il titolo dopo il semestre chiuso con un rosso di 1,4 miliardi di euro e con un profit warning sull’ebitda. Se vuole evitare un declassamento a “spazzatura” Telecom deve portare il debito sotto i 27 miliardi (28,8 mld a fine giugno) e stabilizzare l’ebitda per poter mantenere a 2,4 volte il rapporto tra posizione finanziaria netta/ebitda. ”Non abbiamo bisogno di un aumento di capitale nè di vendere il Brasile” aveva assicurato agli analisti Bernabè, insieme all’ad Marco Patuano e al direttore finanziario Piergiorgio Peluso presentando piuttosto un programma di efficienze per 800 milioni e una politica commerciale aggressiva. Alla Consob che chiedeva chiarimenti sulle strategie il cda aveva risposto di ritenere il piano 2013-2015 ancora valido ma ora, secondo indiscrezioni, potrebbe essere arrivato invece il momento di metterci mano. L’analisi dell’Agcom sull’impatto che la separazione della Rete avrà sui mercati potrebbe infatti richiedere un tempo relativamente lungo, tanto da far slittare concretamente l’operazione oltre l’orizzonte del piano, non prima del 2015.
Intanto Asati, legando il risiko delle tlc al tema del confronto con l’Agcom sui prezzi della Rete di accesso in rame, fa suonare l’allarme e cerca di far scendere in campo anche il presidente del Consiglio Enrico Letta indirizzandogli una lettera in cui sostiene che Telecom è l’unico operatore che puo’ sviluppare in Italia la rete a banda ultra larga ma serve una politica regolamentare che renda i suoi investimenti sostenibili o il rischio è che Telecom stessa diventi preda di altri gruppi. Da quando Carlos Slim ha lanciato la sua offerta sull’olandese Kpn si sono rincorsi i rumors e qualche analista è pronto a scommettere che il magnate messicano possa riaffacciarsi in Italia. ”Il deal permetterebbe ad America Movil maggiore libertà di espandersi in un mercato sul punto di consolidamento” osserva un analista e ricordare il tentativo fatto nell’aprile 2007 quando Pirelli e i Benetton avevano avviato una trattativa con At&T e America Movil per la cessione del 66% di Olimpia (la holding che all’epoca controllava il 18% di Telecom).
Sullo sfondo poi ci sono le manovre dei grandi soci, con il patto di Telco che a settembre (dall’1 al 28) vede aprirsi una finestra che dà la possibilità di disdetta in particolare a Generali e Mediobanca che hanno già chiaramente detto di voler liberare le loro partecipazioni. Il pallino è in mano a Telefonica che, per liberare la situazione dall’impasse, dovrebbe trovare un investitore disposto a rilevare quelle quote. Le discussioni sono aperte ma nessuno sembra avere fretta, anche se la strada è tracciata.