Passo indietro della Commissione europea sul tanto sbandierato obiettivo del “roaming zero”. L’ultimissima bozza del regolamento sul mercato unico delle tlc fa passare d’un sol colpo in cavalleria la prevista e ampiamente mediatizzata diminuzione dei prezzi di roaming all’ingrosso. Quelli cioè applicati tra gli operatori nella terminazione del traffico intracomunitario.
Nel testo consolidato – il Corriere delle Comunicazioni ha potuto visionarlo in anteprima – non c’è infatti più traccia degli stringenti tetti delineati per il mercato wholesale da una precedente versione circolata in luglio. E i quali avrebbero imposto uno snellimento del 40% delle tariffe per la voce, abbassandole a circa 3 centesimi al minuto, e del 70% per la trasmissione dati (a 1,5 centesimi per megabyte). Per quel che riguarda il fronte retail, resta nondimeno in pista la norma simbolo del piano, ossia l’abrogazione tout court dei balzelli versati dai consumatori per ricevere chiamate all’estero (dal 1 luglio 2014).
Ma il dato rilevante è che il pressing estivo delle grandi telco sulla Commissione ha dato i suo frutti. In special modo Etno, la federazione europea degl’incumbent, aveva esibito un certo nervosismo all’indirizzo dei piani sull’azzeramento del roaming annunciati dal commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes. Ai quali aveva non a caso replicato con uno studio commissionato al Boston Consulting Group e stando al quale i nuovi massimali minacciavano un danno economico di 7 miliardi di euro all’anno sul fatturato dei provider europei.
Abbastanza da persuadere la Kroes ad aprire un fronte negoziale con i grandi gruppi. Le trattative erano state ufficialmente inaugurate il 22 luglio scorso con un incontro d’alto profilo a Bruxelles tra la stessa commissaria e i vertici delle principali telco. Presente anche l’Ad di Telecom Italia Franco Bernabé. Che a margine del meeting aveva riassunto le preoccupazioni dell’industria parlando di potenziali abusi “che possono derivare dall’uso delle condizioni del roaming da parte di operatori che non appartengono al sistema degli operatori di tlc e che usano pacchetti a basso costo per fare degli arbitraggi”.
Un diretto riferimento al fatto che il taglio delle tariffe wholesale avrebbe costituito un indubbio vantaggio per i Mvno (Mobile virtual network operator), ad esempio Tesco Mobile, dandogli l’opportunità di accedere ai network a prezzi molto competitivi e quindi di innescare una spirale di prezzi al ribasso a tutto detrimento dei conti degli incumbent, già abbastanza in sofferenza.
Se però il mezzo dietrofront della Commissione sul roaming placherà le inquietudini degli operatori, ciò non significa che il pacchetto sul mercato unico sia al riparo da ulteriori sgambetti. Al contrario. La lunga gestazione del regolamento, che sulla carta dovrebbe essere presentato il 10 settembre prossimo, pare essersi ingombrata di nuovi macigni. Questa volta la Kroes è vittima del fuoco amico. Come emerso nelle prime due settimane di agosto, almeno tre commissari del collegio Barroso avrebbero espresso serie riserve.
Si tratta del titolare alla giustizia Viviane Reding, di quello al bilancio Janusz Lewandowski, e del responsabile alla concorrenza Joacquin Almunia. La prima non avrebbe apprezzato il tenore delle norme sulla “net neutrality”, giudicandole poco incisive, quando non evanescenti. Quanto a Lewandowski, le sue perplessità pertengono la copertura finanziaria di alcune disposizioni del piano (in particolare la creazione di una presidenza triennale del Berec). Ma il verdetto più tranchant, e di certo il più pesante, è quello emesso dall’antitrust Ue. Come riportato dal Financial Times, in un documento interno, Almunia avrebbe accusato il piano Kroes di essere “privo di ambizione”, fustigandone la rinuncia a provvedere alla creazione di un’Authority europea per le tlc. Morale della favola: a due settimane scarse dalla presentazione, il regolamento sul mercato unico attende ancora il semaforo verde del collegio Barroso.