“L’industria spaziale italiana, attraverso l’offerta di innovative tecnologie e servizi digitali, contribuisce quotidianamente allo sviluppo della ricerca scientifica, al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e al rilancio dell’economia”. E’ quanto dichiara Renato Farina, Vice Presidente dell’Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie Ict per lo Spazio (Asas), in occasione dell’European Space Expo che fino al prossimo 6 settembre farà tappa a Roma.
La struttura itinerante, organizzata dalla Commissione Europea per diffondere la conoscenza delle applicazioni spaziali, rappresenta la circostanza ideale per ricordare alle istituzioni e all’opinione pubblica le principali sfide che il comparto sta affrontando. “Al primo posto – dice Farina – c’è l’ammodernamento delle infrastrutture di rete per garantire la banda larga e ultra larga in tutte le aree del Paese a fronte di investimenti contenuti. Per farlo in tempi rapidi – precisa – l’unica soluzione è il satellite che arriva dallo spazio superando agevolmente le note difficoltà orografiche del territorio italiano”.
Questa esigenza, manifestata soprattutto da imprese e giovani generazioni, è ormai percepita come una sorta di diritto civile. Inoltre, essa rappresenta la condizione necessaria per l’avvento delle città del futuro e per la reale diffusione di una vasta gamma di applicazioni digitali. La tecnologia spaziale è la fonte di innumerevoli servizi basilari per le nostre vite, basti pensare alle rilevazioni meteo, al monitoraggio del territorio, ai sistemi di navigazione. Importante anche il contributo offerto dalle aziende italiane alla ricerca scientifica attraverso le missioni spaziali e i diversi programmi che permettono di scrutare l’universo. “L’auspicio – conclude Farina – è che anche i cittadini, il Governo nazionale e gli Enti Locali italiani seguano l’esempio della Commissione Europea la quale recentemente si è impegnata ad incrementare l’impiego del satellite dopo aver riconosciuto che la tecnologia spaziale ha contribuito a collegare il 4,5% della popolazione dell’Unione alla banda larga di base”.