Un grande impianto di norme che vuole rivoluzionare da cima a fondo le regole delle telecomunicazioni. E’ così che appare la proposta di regolamento, dalla Commissione europea, sull’European single market for electronic communications, di cui il Corriere delle comunicazioni pubblica oggi l’ultima bozza disponibile.
Si avvicina il momento clou, perché la Commissione intenderebbe adottare la proposta già l’11 di settembre, per poi presentarla al Parlamento e al Consiglio dell’UE. Se diventerà legge, così come si legge ora in bozza, cambierà davvero tutto per le regole di settore.
Già il sottotitolo che appare nel testo la dice lunga sulla portata delle novità: “misure per completare il mercato unico europeo per le comunicazioni elettroniche e ottenere un Continente Connesso, e modificare le direttive 2002/20EC, 2002/21/EC e i regolamenti europei 1211/2009 e 531/2012”.
Gli obiettivi
La proposta comincia elencando gli obiettivi: far sì che cittadini e imprese possano accedere a servizi di comunicazione elettroniche ovunque siano questi forniti nell’Unione, senza limiti da una frontiera all’altra o costi aggiuntivi ingiustificati; far sì che i fornitori di accesso e servizi internet possano operare e offrirli ovunque siano presenti loro o i loro utenti all’interno dell’Unione.
Gli strumenti per ottenere questi obiettivi sono tre, si legge nel testo: rimuovere gli ostacoli non necessari nel regime di autorizzazioni e nelle regole riguardanti la fornitura del servizio; assicurare una maggiore armonizzazione della normativa all’interno dell’Unione. Così gli operatori potranno lavorare, con regole uniche e prevedibili, su tutto il territorio e non solo nel proprio Paese d’origine. Terzo, armonizzare anche i livelli alti di tutela del consumatore.
In fondo, la Commissione vuole così portare a un nuovo livello i servizi e il mercato tlc europeo. “Arrivare a un mercato unico e a operatori paneuropei. Questa fornita dalla direttiva è un’opportunità da non mancare, perché le tlc europee possano tornare a crescere, superando l’attuale crisi”, dice Andrea Rangone, a capo degli Osservatori ICT del Politecnico di Milano.
I capitoli
Il testo poi passa ai singoli articoli, divisi in capitoli.
Il primo capitolo stabilisce i principi regolatori che dovrebbero essere seguiti in questo nuovo corso. Il secondo entra già nel dettaglio: il regolamento introduce un’autorizzazione singola basata su un’unica notifica per operare in tutta l’Europa, con obblighi e diritti coerenti nei vari Paesi.
Il terzo riguarda il delicato aspetto dello spettro delle radiofrequenze, che varia troppo da Paese a Paese. La Commissione vuole definire principi comuni sui diritti d’uso e attribuirsi il potere per adottare misure di armonizzazione. Nel terzo c’è anche il principio dell’armonizzazione delle regole wholesale sulla rete fissa. Un tema molto sentito in Italia, dato che la Commissione si è già espressa contro il taglio dei prezzi di unbundling decisi da Agcom. In questo capitolo c’è anche il nuovo diritto dei provider a offrire servizi a qualità garantita, di nuovo tipo. E’ la questione della neutralità della rete, che viene poi affrontata, dal punto di vista degli utenti, nel quarto capitolo, insieme con altri diritti. Come quello di chiudere un contratto in sei mesi, di avere più trasparenza in bolletta e nei contratti. Diritti che devono essere coerenti in tutti i Paesi dell’Unione: a vantaggio sia degli operatori sia degli utenti. Il capitolo cinque approfondisce un altro diritto degli utenti: di cambiare in modo fluido l’operatore (già istituito in Italia, ma la Commissione vuole armonizzare le norme in Europa).
Il sesto e ultimo capitolo è cruciale perché tocca il ruolo delle Authority nazionali. In effetti, il disegno della Commissione inevitabilmente impatta sulle loro competenze. Qui viene chiarito che la Commissione potrà limitare il potere delle Authority nazionali di stabilire rimedi regolatori divergenti da quanto avviene negli altri Paesi. Potrà chiedere loro di ritirare alcuni rimedi imposti alle aziende che hanno l’autorizzazione unica europea a operare. Ma in questo capitolo c’è una pillola amara anche per gli operatori: la Commissione mira a introdurre lo zero roaming entro il 2016.
Senza dubbio una proposta rivoluzionaria, per il settore e per i rapporti di forza tra soggetti nazionali. C’è da vedere quanto e come sarà cambiata, rispetto all’attuale bozza, a causa delle inevitabili pressioni degli attori su cui queste novità impatteranno.