Il mercato dell’Internet of Things, Internet delle cose (IoT) crescerà fino a raggiungere gli 80 miliardi di connessioni entro il 2020: lo prevede Idate, sottolineando che nel 2012 le connessioni erano 15 miliardi.
“L’Internet delle cose è un concetto in base al quale qualsiasi oggetto si può connettere alla Rete per entrate in possesso di informazioni e rafforzare così il proprio intrinseco valore” ha premesso Idate in una nota.
Secondo questa definizione l’IoT comprende tre categorie: dispositivi di comunicazione come telefoni, pc e smart tv; machine-to-machine (M2M); e l’Internet of Objects (IoO), che include qualsiasi cosa che si connetta a Internet, anche se fa affidamento su servizi intermedi (per esempio i barcode in 2D o i Rfid tag, chip con antenna basati su una tecnologia per l’identificazione o la memorizzazione dati automatica di oggetti, animali o persone). In inglese sono chiamati “dumb objects”.
Idate rileva che, dai 4 miliardi di cose connesse a Internet nel 2010, si è passati ai 15 miliardi dell’anno scorso.
“Nel 2020 – sostiene il senior consultant Samuel Ropert – saranno 80 miliardi, di cui gli IoO rappresenteranno l’85% del totale, mentre quelli dei dispositivi di comunicazione saranno l’11% e il M2M solo il 4%”.
In termini di crescita, secondo Idate l’IoO vedrà un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 41% tra il 2010 e il 2020, seguito dai dispositivi di comunicazione (+ 22%) e dal M2M (16%).
Idate rileva infine che l’Internet degli oggetti dovrebbe svilupparsi soprattutto nei settori farmaceutico e tessile.