Internet delle Cose ma ancor più Internet degli Oggetti: il mercato è in piena esplosione e Idate ne traccia dimensioni e caratteristiche nel nuovo report dedicato alla Internet of Things. Una definizione che, come noto, indica “cose” di ogni genere che si collegano a Internet per estrarne informazioni che poi usano per aumentare il proprio valore intrinseco. Si tratta dunque di un concetto molto ampio che include i dispositivi per le comunicazioni con le persone e tra macchine (M2M), ma va oltre l’M2M abilitando qualunque oggetto che si collega a Internet indirettamente, tramite un device che agisce da intermediario, ed è questa la cosiddetta Internet of Objects.
In base a questa definizione, Idate calcola 15 miliardi di cose (macchine, device e oggetti) connesse a Internet nel 2012, in forte crescita rispetto ai 4 miliardi del 2010. Secondo Samuel Ropert, project leader di questo studio: “Nel 2020, ci saranno 80 miliardi di cose connesse e la Internet of Objects rappresenterà l’85% della complessiva Internet of Things, decisamente più dei device per le comunicazioni (11%) e dell’M2M (4%)”. Anche in temini di crescita la Internet of Objects traina il settore con un Cagr del 41% tra il 2010 e il 2020, seguita dai communicating devices con un tasso di crescita del 22% e dall’M2M con un +16%.
I mattoni che devono costruire la Internet of Things sono tanti e di natura diversa, sottolinea lo studio Idate. Codici Rfid e 2D vengono usati per interagire con gli oggetti nella Internet of Objects, mentre le applicazioni M2M sfruttano diverse tecnologie di networking che permettono alla macchina di comunicare e trasmettere i dati che ha generato o che deve ricevere. Oggi la tecnologia cellulare è squella scelta più di frequente per le implementazioni M2M, ma nuove tecnologie di comunicazione più adatte per queste applicazioni hanno fatto il loro ingresso sul mercato e potrebbero innescare radicali cambiamenti nei prossimi anni (SigFox, Neul, etc). Ad ogni modo, implementare una Internet of Things aperta richiede un nuovo tipo di architettura con tecnologie di naming and addressing (Ons) scalabili e nuovi strumenti per l’accesso ai dati, perché la Internet of Things è progettata per cercare all’interno di enormi banche dati.
M2M e Internet of Objects sono trainati da mercati verticali e i livelli di adozione variano a seconda dell’industria. Una delle prime spinte all’adozione è il risparmio sui costi e il Roi è centrale. Gli obiettivi sono poi diversi: nell’abbigliamento le comunicazioni tra cose servono a tenere traccia dei capi, mentre nell’automotive e nell’aeronautica l’Rfid entra nei processi di qualità su tutta la supply chain. I principali settori verticali in termini di connected objects saranno di qui al 2020 il farmaceutico e l’abbigliamento.