Per la fusione con Telecom Italia Telefonica vorrebbe tenere in piedi Telco, mentre i soci italiani vorrebbero uscire subito dalla holding. Lo scrive il “Messaggero” spiegando che Madrid sarebbe propensa a rilevare solo parte delle azioni degli altri partner in Telco e i soci italiani (Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca) dovrebbero mantenere una presidio nell’azionariato per almeno tre anni, il tempo necessario per procedere all’integrazione. Punti da chiarire restano quanto della propria quota i soci italiani dovrebbero mantenere; così come modalità, prezzo e tempi per acquisire una parte delle azioni.
Banca Akros ha confermato sul titolo la raccomandazione accumulate e il target price a 0,65 euro. Gli analisti ritengono che “tra tutti gli scenari ipotizzati dalla stampa, il più semplice e il meno impegnativo resti il buy-out da parte di Telefonica delle partecipazioni di Telco messe sul mercato dai soci italiani, in primis da Generali e Mediobanca, che detengono rispettivamente il 30,6% e l’11,5%”. Gli esperti spiegano poi che continua “la speculazione non-stop in attesa delle due date fondamentali”: il 19 settembre, data in cui il presidente Bernabè potrebbe presentare al Cda proposte di azioni corporate, e quella del 28 settembre, scadenza del patto Telco. Gli analisti aggiungono che “lo scenario sopra descritto è probabilmente il meno gratificante per gli azionisti di Telecom e in ogni caso non risolve i problemi di bilancio, e quindi altre azioni corporate sarebbero necessarie nel breve termine”.
Anche Bernstein, dopo il recente upgrade ad outperform con target price fissato a 1 euro, torna ad analizzare Telecom. In un report dal titolo “Generali, Telecom Italia and Vivendi: The Pizza-Churrasco Connection?” valutano gli interessi in gioco tra i vari soci di Telco e segnalano che se Telecom fosse oggetto di un downgrade da parte delle agenzie di rating a junk, allo stesso modo gli effetti ricadrebbero anche su Generali che metterebbe a rischio il suo merito di credito, ponendo il suo business Vita in pericolo e mettendo a sua volta a rischio la strategia del nuovo Ceo. Vista la chiara dichiarazione di S&P su un eventuale impairment, proseguono gli esperti, appare chiaro che Generali vuole evitare questo risultato. Visto che Generali deve svalutare prima della fine dell’anno la sua posizione in Telco, una dissoluzione della holding cristallizzerebbe tale larga svalutazione.
Di fatto quindi Telefonica ha una “pillola avvelenata” all’interno di Telco. “Se Telco propone una soluzione che non risolve i problemi di Telefonica, quest’ultima può minacciare lo scioglimento (e l’implicita svalutazione)”. Gli spagnoli, proseguono da Bernstein, sono interessati agli asset brasiliani di Telecom e ragionevolmente vogliono evitare una fusione tra Tim Brasil e Gvt che rappresenterebbe una minaccia per la controllata Vivo. “Pensiamo che lo status quo non sia sostenibile e che ogni possibile risultato rappresenti un upside per gli azionisti Telecom da qui in avanti”, ribadiscono gli esperti sottolineando che essere corti su Telecom Italia vuol dire scommettere che Mediobanca, Generali o Telefonica vadano contro i loro più importanti interessi.
Telefonica, ribadisce il broker, ha una “poison pill”, può dissolvere Telco e forzare gli altri soci a farsi carico del debito mentre la mossa razionale sarebbe quella di acquistare fino al 29% di Telecom Italia allo scopo di bloccare ogni ulteriore azione. Questo, infatti, non cambierebbe la situazione in Brasile e Telecom Italia finirebbe con un rating junk, consentendo poi allo stesso gruppo spagnolo di prendere il controllo dell’azienda o di alcuni asset ad un prezzo più basso. Difficilmente comunque Generali troverà una soluzione in conflitto con Telefonica. Bernstein, quindi, vede tre risultati possibili: acquisto di Tim Brasil da parte di Telefonica o di una combinazione di soggetti (Telefonica, America Movil, Pt), fusione carta contro carta Telefonica-Telecom Italia o eventuale interesse di altri soggetti per l’azienda italiana (Softbank o altro soggetto asiatico).