Abbattimento del roaming e dei sovracosti sulle chiamate internazionali. Un ecosistema di regole più favorevoli agli investimenti. E poi, attesissima, l’instaurazione a livello comunitario del principio della net neutrality. A cui va ad aggiungersi un autentico “salto quantico” nell’armonizzazione paneuropea dei diritti dei consumatori e dell’assegnazione dello spettro. Questi i principali ingredienti del pacchetto Ue sul mercato unico delle tlc che dopo una lunga gestazione è stato adottato formalmente nella giornata di oggi. Si tratta della riforma più ambiziosa del mercato delle telecomunicazioni mai affrontata dall’Unione europea. “Grandi notizie per il futuro del mobile e di internet in Europa”, ha esultato il titolare europeo per l’agenda digitale Neelie Kroes. La soddisfazione del commissario olandese è comprensibile, viste e considerate le resistenze, gli intoppi e le polemiche che hanno funestato la messa a punto del pacchetto sin da quando nel marzo scorso il Consiglio Ue diede il proprio imprimatur.
“La Commissione europea dice no alle tariffe di roaming, si alla net neutrality, si agli investimenti e alla creazione di nuovi posti di lavoro”, è la sintesi della Kroes. Che ha giustamente voluto insistere sulla posta in gioco: “ridare slancio al settore delle telecom significa incoraggiare lo sviluppo sostenibile di tutti gli altri settori”. Nei documento che che accompagnano il nuovo pacchetto si analizza dunque la situazione delle telco del Vecchio Continente. “Alcuni dei maggiori operatori hanno elevati livelli di debito: può arrivare a tre volte la capitalizzazione di borsa (è il caso di Telecom Italia) e oltre 30 miliardi (è il caso di Telefonica)”. In termini reali il settore ha diminuito il reddito del 2,2% nel 2011 e dell’1,1% nel 2012, la capitalizzazione di Borsa èscesa del 2,2% dal 2011, il tasso di investimento netto degli ex monopolisti è “virtualmente zero”, con una distanza che si accresce rispetto ai concorrenti. Gli investimenti nel wireless sono metà di quelli negli Usa e in Canada dal 2002.
Più nel dettaglio, l’obiettivo dichiarato del piano è di provare a cancellare attraverso un mix d’incentivi e obblighi regolamentari la persistente frantumazione su basi nazionali del mercato delle tlc europeo. Frantumazione che, secondo un giudizio diffuso, è all’origine delle sue malinconie economiche e dei ritardi d’innovazione accumulati al cospetto di altre regioni del pianeta, Stati Uniti e Asia in testa.
In mattinata anche il presidente della Commissione José Barroso aveva salutato l’adozione del piano nel corso del suo annuale discorso sulla stato dell’Unione tenuto dinnanzi all’Europarlamento di Strasburgo. “Dobbiamo adottare una proposta che ci permetta di arrivare a un mercato unico delle telecomunicazioni – aveva detto Barroso – e i cittadini sanno che l’Europa ha ridotto notevolmente il costo del roaming. La nostra proposta confermerà questa possibilità, che offrirà nuove opportunità anche per le imprese”.
Venendo ai dettagli del piano, tra le misure più significative, e già preannunciate, figura innanzitutto la creazione di un regime unico di autorizzazioni per gli operatori votato ad agevolarne l’espansione delle proprie attività su altri mercati europei. “Il diritto a operare ovunque in Europa non diventerà realtà sino a che non lo si applica concretamente”, ha dichiarato al riguardo la Kroes. Di fianco, il piano prevede una riduzione nel numero dei “mercati rilevanti” e regole più uniformi per l’accesso alle reti possedute da altri operatori. Il perno di tutte queste misure è un’iniezione di semplificazione nella giungla di regole e regolamenti che innerva i differenti mercati. “Vogliamo ridurre la burocrazia per normalizzare il settore. Gli operatori non dovrebbero più essere soggetti ai capricci o alle incoerenze delle regole nazionali”, è l’opinione del commissario per l’agenda digitale.
Altrettanto rilevante è l’ulteriore giro di vite sul roaming. Sul quale Neelie Kroes ha speso oggi parole prive di ambiguità: “dobbiamo eradicare le tariffe di roaming dal mercato unico, non solo ridurle”. Detto fatto. O quasi. A partire dal 1 luglio 2014 sarà soppresso per legge l’obolo pagato dagli utenti che ricevono chiamate all’estero all’interno dell’Ue. Al contempo, gli operatori mobili saranno incoraggiati a formare alleanze transazionali per offrire ai propri clienti piani tariffari paneuropei. Mentre, come già previsto dall’ultimo regolamento sul roaming, entrano definitivamente in scena gli obblighi sul “decoupling”: vale a dire quel meccanismo attraverso il quale il consumatore potrà avvalersi di fornitori di roaming internazionale diversi da quelli selezionati dal proprio operatore mobile. E non finisce qui. Per quel che riguarda le chiamate intracomunitarie da fisso, gli operatori non potranno più fatturare prezzi superiori alle tariffe per le telefonate domestiche interurbane.
Sul fronte net neutrality, al netto delle polemiche dei giorni scorsi, Neelie Kroes ha mantenuto la promessa di creare un meccanismo di tutela legale a livello europeo. “Tutti in Europa meritano un accesso pieno e libero a Internet, ma purtroppo al momento il 96% dei cittadini europei non gode di questo diritto”, ha dichiarato il commissario. Ecco che allora il pacchetto sul mercato unico proibirà a tutti gli effetti agli operatori di rete di bloccare o restringere il traffico. Ma resta aperta la possibilità di erogare “servizi speciali”, in pratica “prioritari”, fin tanto che questa pratica non interferisca con la velocità di connessione promessa al consumatore.
Nei giorni scorsi si erano levate diverse voci critiche all’indirizzo di quest’ultima misura, giudicata contraria allo stesso principio di neutralità. Ma la Kroes è categorica: “i bisogni dei consumatori sono differenti: per questa ragioni abbonamenti con diverse velocità e volumi dati restano possibili”. Del resto il regolamento introduce una serie di nuovi obblighi di trasparenza sui contratti, predisponendo un netto rafforzamento dei diritti dei consumatori sulla rescissione degli stessi.
Ce n’è anche per lo spettro. La Commissione esige più coordinamento sulle tempistiche e modalità di assegnazione delle licenze, convinta che solo in questo modo “si possa assicurare lo sviluppo del 4G e del Wi-FI”. L’impresa non è semplice considerate le resistenze degli stati membri. “Sappiamo che questo è un tema molto delicato per i governi nazionali, perciò abbiamo voluto muoverci con prudenza, ma decisione”, ha precisato al Kroes.
La palla adesso passa a Parlamento europeo e stati membri che a breve cominceranno la disamina legislativa del piano. E’ una vera e propria corsa contro il tempo tenuto conto che il mandato dell’assemblea di Strasburgo scadrà a ridosso della prossima estate.