SICUREZZA

Datagate, il Brasile pronto per le Tlc tutte in-house

Dopo le rivelazioni di un possibile spionaggio dei dati nazionali sensibili da parte dell’americana Nsa, Brasilia valuta lo sviluppo locale delle attrezzature di rete, per imporle alle telco e ad altre aziende che operano nel Paese

Pubblicato il 12 Set 2013

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Le telecomunicazioni fanno parte delle infrastrutture critiche di un Paese e sempre più governi pongono particolare attenzione ai vendor cui si rivolgono per questioni di sicurezza nazionale. Ma il governo brasiliano fa un passo oltre (sulla falsariga di quanto ipotizzato anche da quello tedesco negli ultimi giorni): sta valutando di sviluppare localmente le attrezzature di rete che le aziende telefoniche dovranno poi usare obbligatoriamente per proteggersi dalle spie straniere, come indicato dal ministro delle Comunicazioni Paulo Bernardo.

Bernardo ha spiegato che questa misura è stata pensata per tutelare la privacy delle informazioni dopo le accuse (fatte a un popolare programma Tv brasiliano, Fantastico, dal giornalista americano Glenn Greenwald) secondo cui la National Security Agency americana avrebbe usato un suo software per accedere alle comunicazioni tra il presidente brasiliano Dilma Rousseff e membri dello staff governativo.

“Potremmo decidere di esigere da tutto il mercato brasiliano di usare attrezzature nazionali”, ha indicato Bernardo in un’intervista concessa a Brasilia e riportata da Bloomberg. “Stiamo parlando di aziende, reti di comunicazione e operatori telecom attivi in Brasile”.

Se approvata, la misura del governo brasiliano creerebbe non poche difficoltà alle aziende straniere che producono attrezzature di rete e che puntano sul Brasile per la prossima espansione.

Sviluppare una sofisticata tecnologia di networking nel giro di cinque anni è “fattibile ma non necessariamente probabile”, commenta John Butler, senior telecommunications services and equipment analyst di Bloomberg Industries. Butler fa notare che non sarebbe facile per il Brasile progettare e produrre router e switch proprietari e che molte delle funzionalità hardware-based in questi sistemi oggi vengono gradualmente sostituite con appositi software.

“Sarebbe difficile eliminare tutti i router e switch della rete di telecomunicazione pubblica e sostituirli con attrezzature del governo”, osserva l’analista. “Dipende dalla volontà politica, ma le risorse e i talenti per farlo ci potrebbero essere”.

Intanto la scorsa settimana il regolatore brasiliano del settore delle telecomunicazioni, Anatel, ha fatto sapere che sta esaminando i contratti tra gli operatori nazionali e le aziende estere, concentrandosi soprattutto sui grandi gruppi con ampie basi clienti.

Il sindacato nazionale brasiliano delle telecomunicazioni, SindiTelebrasil, ha diffuso una nota in cui sottolinea che i carrier brasiliani rispettano la legge e non condividono le informazioni private con soggetti stranieri. La Rousseff ha però chiesto una legislazione più severa che aumenti le multe per chi fornisce dati a agenzie come la Nsa, fino ad arrivare alla revoca della licenza di operare in Brasile, come indicato da Bernardo. “Lo spionaggio è illegale, non importa chi lo fa”, ha detto il ministro, anticipando che il presidente Rousseff ha intenzione di dare priorità alla legge sulla Internet privacy attualmente in Parlamento, affinché venga discussa e votata entro 45 giorni.

Thomas Shannon, ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile, ha ovviamente negato ogni azione di spionaggio come riportata dal giornale O Globo a luglio e ha spiegato che il suo Paese non spia i cittadini brasiliani e raccoglie solo i dati delle telefonate e delle e-mail scambiati all’estero se connessi con sospette attività terroristiche. Ma Bernardo, senza mezzi termini, ha respinto le affermazioni americane come “bugie”.

La Rousseff sta ancora decidendo se confermare la visita di Stato a Washington programma per ottobre: “Per noi si tratta di un affronto alla nostra costituzione”, ha spiegato Bernardo. “Dobbiamo chiarire come risponderemo”.

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