LA SMENTITA

Telecom Italia: “Nessuna vendita di Tim Brasil”

Rispondendo alla richiesta della controllata brasiliana, il gruppo smentisce le indiscrezioni di stampa: “Non abbiamo informazioni relative alla possibile cessione di partecipazioni azionarie”. Intanto Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo rifiutano l’offerta da 800 milioni di Telefonica, considerandola troppo bassa

Pubblicato il 17 Set 2013

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Telecom Italia smentisce le voci di una vendita, rispondendo a una richiesta della stessa controllata brasiliana. In una comunicazione alla Borsa locale Bovespa, la società brasiliana ”informa i suoi azionisti e il mercato di aver chiesto informazioni a Telecom Italia in merito alle indiscrezioni pubblicate dai media sulla possibile vendita di partecipazioni azionarie (da parte dei soci Telco ndr.) e sulle sue potenziali implicazioni per la società”. A questo proposito, Tim Participacoes, conosciuta come Tim Brasil, ”è stata informata da Telecom che quest’ultima non dispone di informazioni relative a tali voci e che informerà la società quando dovesse acquisirle”.

Intanto, come scrive il Sole 24 Ore, i tentativi di Telefonica di mantenere lo status quo in Telco sono falliti. Il quotidiano ricorda che la prima scelta del gruppo guidato da Cesar Alierta era quella dichiarata a fine luglio di convincere i partner italiani di Telco a restare in partita. Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, invece, dicono no all’offerta di 800 milioni- ritenuta troppo bassa – per parte delle loro quote purché restassero nella holding, in modo da non creare problemi nelle aree in sovrapposizione del Sud America.

Entro il 3 ottobre, quando si riunirà il Cda – è notizia di ieri che quello del 19 sarebbe saltato – si conosceranno le intenzioni di tutti i protagonisti.

In questo contesto Mediobanca ha svalutato la propria quota Telco per 319,7 mln euro.Nella holding di controllo di Telecom, la merchant milanese detiene una partecipazione dell’11,6% al pari di Intesa SanPaolo; Generali controlla il 30,4%, mentre il restante 46,4% è nelle mani di Telefonica. Mediobanca ha già reso noto a più riprese che sfrutterà l’attuale finestra in scadenza a fine settembre per comunicare la propria uscita dal patto Telco. In seguito all’ufficializzazione del nuovo Piano strategico 2014-2016, la merchant guidata da Alberto Nagel intende tornare a concentrarsi sull’attività bancaria, dismettendo progressivamente le partecipazioni non più ritenute core tra cui, appunto, quella in Telecom.

Secondo quanto riporta Il Messaggero nei prossimi giorni potrebbe tenersi una riunione informale del board per affrontare i temi del piano industriale in gestazione. Il piano – scrive il quotidiano romano – è legato ai nuovi assetti che i soci di Telco stanno cercando di definire: dovrebbe essere prevista una riconfigurazione societario-organizzativa a cui sta lavorando il cfo Pier Giorgio Peluso, manager fortemente appoggiato da Mediobanca e Intesa SanPaolo. Telecom vorrebbe societalizzare le divisioni retail e business riunendole sotto Telecom Italia Services.

Equita Sim aveva analizzato la possibile cessione di Tim Brasil. “Telecom controlla il 67% di Tim Participacoes. La quota è valutabile a prezzi di mercato circa 4,8 mld euro o circa 4,4 volte l’Ebitda – dicevano gli analisti – Ipotizziamo che in un deal di M&A sia possibile realizzare un multiplo di almeno 6-7 volte l’Ebitda, pari a circa 8-9 mld per la quota di Telecom”.

“La cessione – spiegava Equita – produrrebbe un calo del debito/Ebitda 2014 da 2,32 a 1,9-1,8 volte circa, con questo scongiurando il rischio di downgrade del debito e quindi di aumento di capitale. Poichè la nostra valutazione di 0,6 euro” per azione Telecom “considera Tim Brasil a prezzi di mercato, un’eventuale cessione ai valori indicati sopra produrrebbe una valutazione di circa 0,80 euro per azione. Ci pare che per il management il sacrificio di cedere Tim Brasil sia la scelta più razionale se non ci fosse un chiaro supporto all`aumento di capitale da parte dei soci, vecchi o nuovi”.

Secondo Bernstein lo status quo in cui si trova Telecom Italia difficilmente si protrarrà oltre il 2013. “Se il bilancio patrimoniale della società venisse alleggerito con la vendita di Tim Brasil, avrebbe poche altre opzioni se non investire 2-3 miliardi di euro nella fibra per coprire il 50-60% delle famiglie italiane”.

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