Negli ultimi anni Trento ha assunto un ruolo sempre più centrale nel panorama delle smart city italiane. Merito dell’alleanza virtuosa fra imprese del territorio, mondo della conoscenza e istituzioni, ma anche della capacità di coinvolgere i cittadini nella sperimentazione di iniziative smart per il miglioramento della qualità della vita. Ne parla al Corriere delle Comunicazioni Marco Pistore, direttore di ricerca dell’unità Soa (Service Oriented Architecture) della Fondazione Bruno Kessler e punto di contatto italiano per Eit Ict Labs.
Pistore, perché Trento è stata scelta come nodo italiano di Eit Ict Labs?
Perché offre due condizioni molto importanti. La prima è una concentrazione notevole di ricercatori in informatica, presso l’università ma anche al centro informatico Bruno Kessler, e centri secondari che fanno in modo che ci sia una densità molto forte di ricercatori in questo settore. Il secondo fattore è che c’è molta vicinanza tra il mondo della ricerca e le istituzioni. Dialoghiamo costantemente con la Provincia e i comuni di Trento e Rovereto e ciò facilita molto nel tradurre in pratica i risultati della ricerca sul territorio. Il fatto che il territorio creda nell’informatica, come dimostrato negli ultimi decenni, ha contribuito a riconoscere Trento come capitale italiana dell’informatica. Abbiamo poi strutturato un’alleanza anche con altre città, come Milano, Torino, Pisa e Bologna, sia a livello di aziende che di enti di ricerca.
Quanto è importante stabilire una relazione virtuosa tra ricerca, impresa e istituzioni e in che modo l’adesione alla rete europea sta contribuendo ad internazionalizzare le iniziative già in piedi sul territorio?
I tre attori sono tutti necessari per fare innovazione: togliendone anche uno solo è difficile fare innovazione. L’alleanza ha accelerato la trazione di aziende importanti che aprono qui i loro centri di ricerca, come hanno fatto Telecom Italia ed Engineering e come stanno per fare Poste e altre imprese. Altro elemento importante è aprire il Trentino in un’ottica internazionale offrendo opportunità alle aziende per uscire dal confine e capire cosa sta succedendo in Europa ed esportare le eccellenze fuori dal territorio.
Quali sono i principali progetti?
Ci sono molte iniziative che hanno valore diverso: alcune “ombrello” , in quanto spingono l’innovazione sociale, come il TasLab o il coinvolgimento di community di cittadini come sperimentatori della ricerca a 360 gradi. Ci sono altre iniziative a livello di piattaforma, come quella in corso sugli Open Data, e il progetto riguardante gli Open Services, che consente di passare dal dato ai servizi, per e con il cittadino. Vogliamo creare una piattaforma per la fornitura partecipata di servizi, è un progetto molto complesso ma abbiamo avuto ottimi riscontri anche, ad esempio, nel Campus universitario. Con il supporto dell’ateneo gli studenti sono chiamati a concepire i servizi da loro utilizzati, dalla gestione della mensa alla condivisione del materiale didattico. Ci sono anche progetti più verticali, in ambito turistico o di e-gov, che riescono a portare un beneficio concreto e specifico sul territorio.