Se dovessi indicare le sfide che attendono l’Agcom nei prossimi anni, non potrei che elencare le seguenti: la gestione dello spettro e la razionalizzazione e l’uso delle frequenze, in particolare quelle una volta non contendibili, appannaggio del broadcasting (Tv e radio), oggi soggette a un processo di riconversione in tutto o in parte a favore del mobile broadband; la regolazione dell’accesso e gli incentivi agli investimenti nelle reti di telecomunicazioni; la gestione della rete e la net neutrality; la tutela della proprietà intellettuale e la libera circolazione dei contenuti sulle nuove reti di comunicazione; la definizione e la revisione dei mercati (telecomunicazioni, televisione e media) in un contesto di convergenza e con l’ingresso di nuovi attori globali non presenti in analogico.
Non c’è nessuno di questi temi che possa essere risolto in chiave nazionale, senza un’armonizzazione a livello internazionale. Tutto ciò impone all’Agcom, se vuole giocare un ruolo nelle grandi scelte che verranno prese a livello mondiale ed europeo, oltre che indipendenza, anche conoscenza, competenza e prestigio. In caso contrario, altri prenderanno le decisioni e parteciperanno attivamente al processo decisionale, mentre il nostro paese le subirà, indipendentemente dai bottini personali o politici (favorire o punire gli incumbent, bloccare gli invasori, mantenere le rendite di alcuni a scapito di altri) in cui ancora spesso continuiamo a pensare di risolvere (in particolar modi chi nomina), in termini di Autorità di regolazione, una partita che si gioca ormai su campo molto più grande e importante del nostro limitato territorio.
Per una serie di circostanze, che qui non è rilevante ricordare, attualmente uno dei due Commissari alle infrastrutture, che conosceva profondamente il settore ed era uno dei massimi esperti di telecomunicazioni, ha purtroppo lasciato l’incarico e deve essere sostituito. Fatalità vuole che questo ormai ex Commissario fosse in ballottaggio, nell’occasione della sua nomina, con un altro esperto, il maggiore in Italia in tema di gestione dello spettro e grande conoscitore del mondo delle reti.
In un paese normale, la soluzione sarebbe automatica e non richiederebbe neppure discussione. Nel paese dei campanili, che ama complicare all’inverosimile anche le cose più semplici, pare che tutto ciò non sia così scontato. L’auspicio naturalmente è che chi deve decidere, lo faccia, presto, premiando la competenza e usando esclusivamente la ragione.