Consolidamento contro concorrenza – questi i due terreni su cui si scontrano le associazioni delle telco in Europa dopo il Rapporto Draghi: da un lato, Gsma e Connect Europe, che rappresentano i grandi operatori di telecomunicazioni europei, inclusi gli ex incumbent, e che plaudono alle posizioni dell’ex primo ministro italiano, dall’altro, Ecta, che riunisce gli operatori innovativi e che ha espresso delusione di fronte alle conclusioni di Draghi.
Connect Europe è il nuovo nome assunto da Etno; alla guida come direttore generale è stato designato l’attuale vice dg Alessandro Gropelli.
Se per Gsma e Connect Europe, come sostiene Draghi, occorre ridurre la frammentazione sul mercato delle tlc, anche con una nuova legge di settore, favorire le regole ex post e riequilibrare il rapporto con le big tech, per Ecta il Rapporto sulla competitività propone una visione unilaterale del settore delle telecomunicazioni, sbilanciato verso gli interessi delle grandi aziende che rischia di ridurre la concorrenza e l’innovazione e di far salire i prezzi per imprese e consumatori.
Gsma e Connect Europe: sì a una nuova legge sulle Tlc
“L’eccessiva regolamentazione e una serie di problemi strutturali continuano a impedire gli investimenti e a limitare la nostra capacità di guidare l’innovazione e ottenere gli incrementi di produttività di cui l’Europa ha bisogno”, scrivono Gsma e Connect Europe nella nota congiunta. “All’inizio di una nuova legislatura, la risoluzione di questi problemi di fondo deve essere una priorità per la futura Commissione europea. Sosteniamo quindi le richieste di Mario Draghi per una nuova strategia industriale in Europa, in particolare la sua richiesta di una nuova legge sulle telecomunicazioni”.
Altre valutazioni e raccomandazioni di Draghi trovano le due associazioni concordi, come “l’urgente necessità” che il settore delle tlc si espanda e riacquisti competitività nei confronti dei concorrenti globali provenienti da Cina, Stati Uniti e altri paesi. Senza un nuovo approccio alla regolamentazione delle fusioni, l’Europa non sarà in grado di competere a livello globale e resterà ancora più indietro. E, in generale, servono meno regole per rilanciare la competitività.
Per le telco occorre equilibrio di mercato con le big tech
C’è poi un’altra chiara esigenza espressa da Draghi e condivisa da Gsma e Connect Europe: raggiungere un migliore equilibrio do mercato con le big tech attraverso l’introduzione del principio “stesse regole per gli stessi servizi” e un meccanismo obbligatorio di risoluzione delle controversie che garantisca risultati commerciali equi per il trasporto del traffico di dati.
Bene anche la richiesta di Draghi di procedure di concessione delle licenze per lo spettro più armonizzate, con una durata più lunga e meno restrizioni, che incoraggeranno la crescita e miglioreranno le opportunità di investimento transfrontaliero e l’allineamento tra gli Stati membri, scrivono le due associazioni delle telco.
“Se non agiamo rapidamente in base a queste raccomandazioni chiave, non raggiungeremo un mercato unico europeo competitivo, sicuro e sostenibile, per non parlare di visioni future come la fornitura di servizi transfrontalieri”, si legge ancora. “Facilitare, e non limitare, l’innovazione e l’industria non è mai stato così importante per la prosperità dell’Europa”. E, infine, “Realizzare un’Europa più connessa e innovativa basata su un mercato unico digitale che richiede un nuovo approccio audace. Dobbiamo procedere senza indugio con una proposta legislativa”.
Ecta delusa dal Rapporto Draghi: “Costi per i consumatori”
Di tenore completamente diverso il comunicato diffuso da Ecta, l’associazione europea delle telco competitive, che “prende atto del Rapporto Draghi e si rammarica del suo approccio unilaterale nei confronti delle telecomunicazioni, sostenendo esplicitamente ed esclusivamente gli interessi acquisiti di pochi grandi operatori storici e gli obiettivi perseguiti da potenti gruppi di lobby proponendo una ricetta che, per sua stessa natura, non può favorire innovazione e investimenti“.
Luc Hindryckx, direttore generale di Ecta, ha dichiarato: “Temiamo che il rapporto Draghi si basi su una valutazione errata del modello europeo e comporti quindi il rischio che siano i consumatori, le imprese e le pubbliche amministrazioni a pagare un prezzo; inoltre, rischia di mettere a repentaglio la competitività dell’Ue nel digitale. Ridurre la concorrenza comporta sempre un prezzo elevato e non favorisce l’innovazione o gli investimenti. Non dimentichiamo che le cosiddette big tech non sono frutto degli operatori storici e sono partite tutte da zero”.
Per Ecta la competitività globale dell’Europa è una priorità. “Riconoscendo il ruolo fondamentale dei diversi attori nel settore delle telecomunicazioni, Ecta sostiene un settore delle comunicazioni elettroniche inclusivo che promuova l’innovazione e rafforzi l’intera economia europea. In questo panorama digitale dinamico, abbracciare una varietà di partecipanti, sia grandi che piccoli, diventa essenziale. Creando un terreno fertile per prodotti e servizi diversi, liberiamo il potenziale innovativo dell’Europa e garantiamo un mercato solido e competitivo”.
A rischio gli obiettivi del Decennio Digitale
Secondo Ecta la regolamentazione dell’Ue sulle comunicazioni elettroniche è “una storia di successo”. La promozione di mercati competitivi, combinata con efficaci misure normative ex ante, stanno stimolando investimenti, innovazione positiva e vantaggi per i consumatori nel settore delle telecomunicazioni, e continueranno a farlo in futuro. Fungendo da fondamento dell’inclusione sociale, queste regole facilitano la partecipazione universale alla società digitale garantendo una connettività accessibile a tutti.
“L’Europa eccelle rispetto ai suoi omologhi globali quando si tratta di combinare l’implementazione delle reti Gigabit, la loro adozione da parte dei consumatori e degli utenti professionali, nonché l’accessibilità economica e l’inclusione. L’Europa, inoltre, è sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi del Decennio digitale Ue 2030. Purtroppo tutti questi risultati eccezionali rischiano di essere fortemente erosi e messi in pericolo dalle proposte previste nel Rapporto Draghi”, conclude l’Ecta.