Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato oggi il presidente del Consiglio Enrico Letta ad un incontro urgente sulla questione dell’aumento della quota della spagnola Telefonica nel capitale di Telco. “La modifica dell’azionariato di Telecom Italia provoca conseguenze rilevantissime su tutto il comparto delle telecomunicazioni, settore strategico per il futuro del nostro Paese”, è scritto nella lettera inviata a Letta dai segretari di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. “Siamo a richiederle un urgente incontro per un esame della situazione in vista dell’adozione delle misure necessarie”, concludono i sindacalisti che hanno inviato una missiva anche al ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Che ha subito risposto via Twitter: “Li incontro volentieri Camusso, Bonanni e Angeletti”.
Secondo il segretario della Cgil, Susanna Camusso, “il governo Letta deve fare qualcosa, non possiamo essere l’unico Paese europeo che si trova senza una rete telefonica pubblica”.
“Ci sono preoccupazioni sul fronte occupazionale di Telecom – ha aggiunto – ma anche di Finmeccanica, Monte dei Paschi di Siena, Alitalia. Non possiamo subire processi di deindustrializzazione, perché di questo in realtà di parla, continuando ad accentuare la recessione”. Camusso ha ribadito che la cessione di Telecom è “un’operazione di svendita, assolutamente miope rispetto al futuro e alla capacità di riprendersi. E a coloro che dicono che siamo vicini alla ripresa vorrei chiedere: come si immaginano possa esserci la ripresa senza avere più grandi imprese, delle reti, e reti industriali. Paghiamo il prezzo di privatizzazioni fatte male, scarsa presenza di capitali industriali e, soprattutto, l’assenza di un indirizzo politico di Governo”.
“Di fatto è una svendita, ma non poteva che andare a finire così – incalza il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni – C’è stato un inizio di liberalizzazioni e privatizzazioni da manuale, da manuale di rapina”.
“Certamente un accorpamento di questo tipo comporta piani industriali che potranno falcidiare i posti di lavoro – ha sottolineato – Dunque il governo deve rendere conto di questo. Letta ha detto che è un fatto di un’azienda privata, ma è privata per modo di dire. La rete deve essere in mano pubblica. È un interesse pubblico notevole e non c’è un grande paese nel mondo che perde le tlc”.
Preoccupazione anche dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. “Siamo seriamente preoccupati. Siamo convinti che l’operazione su Telecom avra’ esiti negativi sull’occupazione”.
“Ho la certezza – ha proseguito Angeletti – che con Telecom nei prossimi anni si farà una riduzione dei costi del lavoro”. Secondo Angeletti, per recuperare competitività, il paese ha molta strada da fare, a partire dal suo interno e “dal far funzionare in modo nuovo la pubblica amministrazione”.
Sulla vicenda Telecom anche l’Ugl chiede un summit col governo. “Chiediamo una immediata convocazione da parte del presidente del Consiglio, Enrico Letta, per gli interessi pubblici in gioco che vanno dall’occupazione fino allo scorporo della Rete”, afferma in una nota il segretario generale, Giovanni Centrella.
Per Michele Azzola, segretario nazionale di Slc Cgil “chi parla di opportunità non sa di che cosa parla”. “L’acquisizione dell’azienda – prosegue il sindacalista – comporterà la necessità di svendere le società in Brasile e Argentina (vero e proprio motore di propulsione per lo sviluppo del Gruppo) per problemi di Antitrust, la totale incertezza sugli investimenti che saranno realizzati sull’ammodernamento della rete e ricadute occupazionali rilevantissime soprattutto nei settori dell’innovazione, dell’It e dello sviluppo oltre all’incognita sugli oltre 10000 addetti alle attività di customer. In tutto questo non vedo traccia di opportunità alcuna”.
“Chi oggi si lava la coscienza con dichiarazioni di questo tenore o con pilateschi richiami ad un semplice affare tra privati, si sta assumendo la responsabilità di velocizzare il declino industriale del Paese, mettendo a rischio l’innovazione delle reti di telecomunicazione e la possibilità del Paese di ammodernarsi oltre a decretare la fine della compagnia telefonica nazionale”.
“Imbarazzante il richiamo allo scorporo della rete da riportare in mano pubblica: primo perché tale bene è di proprietà di Telecom e difficilmente Telefonica ci rinuncerà; poi perché tale soluzione rischia di essere peggio del problema che si vuole risolvere. Non a caso non è stata adottata da nessun Paese al mondo – conclude Azzola – Telecom ha bisogno di un aumento di capitale. Il management ha il dovere, viste le dichiarazioni rilasciate dal presidente Bernabè all’audizione al Senato, di uscire allo scoperto per garantire tutti gi azionisti. Il Governo ha le condizioni per riaprire la partita e garantire l’asset strategico nella disponibilità del Paese”.
Salvo Ugliarolo della Uilcom, oltre a ribadire la necessità di un incontro urgente con il governo, sottolinea che il sindacato è assolutamente contrario “all’ipotesi di spacchettare l’azienda, questo comporterebbe un grosso rischio per la tenuta occupazionale”. “Come Uilcom Uil – avverte – siamo pronti ad alzare le “barricate” per difendere l’intera azienda e soprattutto i suoi dipendenti che, in questo ultimo decennio, dopo una privatizzazione che ha visto negli anni una continua “cannibalizzazione” degli asset strategici trasformandola da uno dei primi operatori mondiali ad una semplice azienda “domestica”.
A partire dalle prossime ore, conclude Ugliarolo, definiremo insieme alla Uil, la convocazione di una riunione urgente insieme alle altre Confederazioni, allo stesso tempo riteniamo necessario bloccare le Relazioni Industriali con Telecom fino a quando non avremo chiarito ed avuto Tutte le informazioni e garanzie sul futuro di questa azienda e degli oltre 47 mila dipendenti.