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Panetta: “Data center e AI rallentano la green transition”



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Il governatore di Bankitalia lancia l’allarme sull’impatto ambientale derivante dall’evoluzione dell’economia digitale: “In aumento anche la pressione sulle risorse idriche. Servono incentivi e una maggiore cooperazione europea per governare la trasformazione”

Pubblicato il 16 set 2024

Federica Meta

Giornalista



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La crescita dell’economia digitale sta avendo impatti gravi sull’ambiente, dal consumo di acqua ed elettricità da parte dei data center fino all’esaurimento delle materie prime. L’allarme arriva direttamente dall’Onu, che nel Digital Economy Report pubblicato a luglio ha evidenziato l’impatto della rapidissima diffusione a livello globale delle infrastrutture su cui si reggono i servizi di nuova generazione, a partire da quelli costruiti sull’AI. Le proiezioni indicano che questa percentuale potrebbe raggiungere il 28% entro il 2031.

Secondo il rapporto, il consumo stimato di elettricità da parte di 13 dei maggiori operatori di data center è più che raddoppiato tra il 2018 e il 2022; tra i maggiori contributori ci sono Amazon, Alphabet, Microsoft e Meta. Numeri che fanno il paio con quelli dell’Aie (Agenzia internzionale per l’energia), per la quale solo nel 2022, a livello globale, i consumi di elettricità per i data center ammontavano a circa 460 TWh, una cifra che potrebbe più che raddoppiare fino a 1.000 TWh entro il 2026. A titolo di confronto, il consumo totale di elettricità in Francia è stato di circa 459 TWh nel 2022.

Con questi numeri la transizione energetica rischia di essere frenata proprio dalle attività e dal consumo nenregetico dei data center.

L’allarme di Bankitalia

L’allarme lo ha lanciato anche il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, durante il suo intervento introduttivo alla conferenza G7-Aie su “Ensuring an Orderly Energy Transition” a Roma.

“Il mondo in cui viviamo sta affrontando una transizione energetica, ma anche una transizione digitale. Sono interconnesse ed entrambe richiedono investimenti significativi – ha spiegato Panetta – L’espansione delle tecnologie digitali ad alto consumo energetico, come i data center e l’intelligenza artificiale, per non parlare dei cripto-asset, sta facendo aumentare la domanda di energia”.

Ricordando i dati Aie, Panetta ha sottolineato che “queste tecnologie rappresentano attualmente il 2% del consumo globale di elettricità, ma si prevede che questa cifra sarà più che raddoppiata entro il 2026, arrivando a 1.000 TWh, una quantità paragonabile alla domanda totale di energia elettrica del Giappone”.

“Questa ulteriore domanda di elettricità non solo rallenterà l’abbandono dei combustibili fossili, ma aumenterà anche la pressione sulle risorse idriche a causa dell’ulteriore produzione di elettricità e del fabbisogno di raffreddamento delle apparecchiature informatiche – ha evidenziato il numero uno di Palazzo Koch – Tuttavia, la tecnologia può anche essere un importante alleato nella transizione energetica. Applicazioni promettenti mostrano il potenziale della tecnologia e dell’intelligenza artificiale per aiutare le reti elettriche a gestire una quota crescente di fonti rinnovabili intermittenti, migliorare le previsioni e la valutazione dei rischi climatici e ridurre il costo dei rapporti sulla sostenibilità. Poiché sia la transizione energetica che quella digitale sono trasformazioni inevitabili spetta a noi sfruttarle al meglio, assicurandoci di massimizzare il loro potenziale combinato e di raccogliere tutti i benefici, non solo i costi”.

La cooperazione europea

In questo contesto cruciale è rafforzare la cooperazione a livello europeo per la sicurezza energetica è cruciale anche per evitare il “patchwork “di misure a livello nazionale. Panetta ha ricordato come la sicurezza dell’energia sia divenuta fondamentale per l’Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In questo senso “la transizione verso fonti a basse emissioni è parte della soluzione” visto che l’incremento della produzione di rinnovabili aiuta i paesi più dipendenti dalle fonti fossili. “Sfortunatamente – ha aggiunto -significa sostituire questa dipendenza con un’altra” visto che la produzione delle terre rare è controllata per il 70% dalla Cina che ha anche un ruolo fondamentale nel fotovoltaico, batterie e veicoli elettrici. Anche per questo un’Europa che coopera può avere un ruolo nel “diversificare la partnership internazionali e costruire relazioni con i paesi ricchi” di queste risorse.

Il nodo incentivi

“Sebbene le sfide geopolitiche che il mondo si trova ad affrontare oggi rendano la cooperazione internazionale più difficile che in passato, è importante riaffermare che la cooperazione è fondamentale per combattere il cambiamento climatico – ha puntualizzato – Una soluzione equa ed efficace sarebbe quella di istituire un quadro di incentivi internazionali, come il sistema di incentivi per la riduzione globale del carbonio, in base al quale i Paesi con emissioni pro capite più elevate compensano i Paesi con emissioni relativamente basse”.

“Un sistema di incentivi per la riduzione del carbonio aumenterebbe la stabilità e la credibilità delle politiche nazionali in questo settore, che sono essenziali per le decisioni di investimento del settore privato – ha spiegato – Inoltre, ridurrebbe il costo complessivo della transizione e fornirebbe una soluzione al problema del finanziamento nei Paesi meno sviluppati, che potrebbero così investire in progetti di energia pulita piuttosto che in impianti a carbone molto più economici. Le economie avanzate dovrebbero riconoscere che i trasferimenti di risorse coinvolti nello schema sarebbero più che compensati dai danni economici evitati dal cambiamento climatico che subirebbero se lo sforzo di transizione fallisse”.

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