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GenAI, il paradosso dei paradossi: i responsabili marketing ostacolano il progresso aziendale



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Il 46% dei Chief Marketing Officer non è in grado di dimostrare il ritorno sugli investimenti. E il 90% non ha idea degli impatti sui processi aziendali. È quanto emerge da uno studio Sas-Coleman Parkers Research. Chase: “Deludente che la mancanza di comprensione da parte dei Cmo e del senior management stia impedendo alle organizzazioni di sfruttare appieno il potenziale della tecnologia”

Pubblicato il 30 set 2024

Enzo Lima

giornalista



intelligenza artificiale

Nel punto di incontro tra il marketing e l’innovazione si sta verificando un paradosso: se da una parte il 90% delle aziende prevede di investire nel 2025 in applicazioni di intelligenza artificiale generativa per il settore, dall’altra il 90% dei Chief marketing officer afferma di non capire fino in fondo quale possa essere il potenziale impatto della GenAI sulla propria attività e sui processi aziendali. E’ quanto emerge dallo studio globale “Marketers and GenAI: Diving Into the Shallow End”, realizzato da Sas in collaborazione con Coleman Parkes Research. A causa di questa discrepanza potrebbe verificarsi una sorta di cortocircuito, che finirebbe per ostacolare l’adozione futura di usi più sofisticati della GenAI utili ad esempio a generare maggiori efficienze organizzative, una duratura efficacia di marketing duratura e – di conseguenza – un vantaggio competitivo sostenuto.

Le difficoltà del senior management

“Non sorprende che i marketer siano all’avanguardia nell’adozione della GenAI, poiché questa tecnologia si presta alla sperimentazione e alla creatività, due caratteristiche distintive della professione del marketing – sottolinea Jenn Chase, chief marketing officer e executive vice president di Sas -Tuttavia, è deludente che la mancanza di comprensione della GenAI da parte dei Cmo e del senior management stia impedendo alle organizzazioni di sfruttare appieno il potenziale di questa entusiasmante nuova tecnologia”.

I dati principali dello studio

Dalla ricerca emerge che il 95% dei decisori senior nel marketing afferma di non comprendere appieno l’Ai Generativa o il suo potenziale impatto sui processi aziendali, con la percentuale che scende al 90% tra i Chief marketing officers.

Più in generale, il 46% del campione afferma che il maggiore ostacolo all’implementazione della GenAI è la difficoltà nel dimostrare il ritorno sull’investimento, mentre il 40% indica che si tratta delle sfide incontrate nel passare dalla fase concettuale della tecnologia all’uso pratico.

Infine, il 62% dei Cmo e il 47% di tutti gli addetti al marketing hanno familiarità con l’adozione della GenAI nella loro organizzazione, mentre la percentuale sale all’87% per i Chief information officer e all’81% per i Chief technology officer.

Nel continente americano più familiarità con l’AI

Dallo studio emerge inoltre che gli intervistati nelle Americhe hanno maggiori probabilità di ritenere di comprendere GenAI bene o completamente, con una percentuale del 57% per le Americhe in generale e del 67% se si prendono in considerazione soltanto gli Stati Uniti, contro una media globale del 50%. Quanto al Nord Europa, gli addetti al marketing del Vecchio continente sono i meno propensi a ritenere di comprendere appieno la tecnologia (41%).

Analizzando poi i verticali, dallo studio emerge che gli addetti al marketing del settore sanitario sono i più fiduciosi nella loro comprensione del GenAI (il 67% riuscirci bene o completamente), mentre quelli del settore bancario e assicurativo sono i meno fiduciosi, fermandosi al 33%.

Le previsioni sull’uso dell’AI generativa

Guardando al futuro, il 90% delle aziende prevede di aumentare i propri investimenti in intelligenza artificiale generativa nei prossimi 12 mesi, grazie anche a un budget dedicato per il prossimo eservizio finanziario. “Si prevede che l’uso della GenAI nelle principali attività di marketing raddoppierà in questo periodo – si legge nel report – con una transizione da applicazioni semplici a quelle più sofisticate. Tre aziende su 10 (28%) intendono avvalersi del supporto di terzi per sfruttare al meglio il potenziale di GenAI”.

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