Il colosso americano delle telecomunicazioni At&t starebbe programmando un’espansione oltreoceano, ma non senza il rischio di scontrarsi con serie difficoltà: fare business in Europa costa, la burocrazia è complessa, il mercato è iper-regolato, sulle frequenze i governi si muovono con troppa lentezza. Le compagnie telefoniche tentano da tempo, non sempre con successo, di trarre vantaggio da reti globali, nota Craig Moffett, fondatore della società di ricerche MoffettNathanson.
In Europa, At&t si troverebbe a competere su un mercato frammentato, dove l’attenzione sul prezzo è altissima e i diversi governi per ora ostacolano gli sforzi volti a creare un’unica rete regionale. “Non ci sono sufficienti vantaggi economici, chi ci ha provato lo ha imparato a sue spese”, sottolinea Moffett. Senza contare che oggi l’economia europea cresce a rilento e la disoccupazione è alta.
L’idea di At&t è far leva sulla sua esperienza nella costruzione di reti di quarta generazione negli Stati Uniti e portare il suo know-how in Europa, dove l’adozione di servizi ultra-veloci potrebbe incentivare un significativo aumento del consumo di dati, indicano fonti vicine al carrier sentite da Bloomberg. I progetti europei di At&t sono ancora confidenziali, ma il Ceo Randall Stephenson ha sottolineato in una conferenza questa settimana i pro e i contro di un’eventuale espansione europea.
Secondo Stephenson, la mancanza di un solido mercato per le applicazioni mobili e altri servizi significa che ci sono opportunità di crescita. “Il mercato del mobile Internet non è ancora decollato in Europa, ma evolverà molto rapidamente”, ha indicato il Ceo di At&t.
Secondo fonti confidenziali, At&t starebbe nuovamente considerando l’acquisto di una compagnia europea, tra cui Vodafone, che il carrier americano sarebbe pronto a valutare 130 miliardi di dollari, calcola Bloomberg. Ma scommettere su una crescita futura non sempre ripaga.
Manovre e speculazioni dal retrogusto speciale nei giorni in cui Telefonica è pronta a salire al 66% in Telco e a seguito della maxi-operazione con cui Verizon Communication ha rilevato da Vodafone Group il 45% di Verizon Wireless che ancora non controllava per 130 miliardi di dollari.
“Se At&t sbaglia i suoi calcoli sul boom del mobile Internet in Europa e il mercato europeo resta complesso, At&t potrebbe presto trovarsi in difficoltà a far quadrare i conti e pagare il dividendo ai suoi azionisti. Questo dovrebbe farla riflettere”, dice Moffett.
In più, la crescita del 4G probabilmente non sarà sufficiente in Europa a compensare anni di declino delle tariffe telefoniche: i clienti europei hanno pagato in media 38 dollari al mese per i servizi mobili l’anno scorso, secondo la Gsma, contro i 69 dollari al mese di media degli americani. Gli abbonati che passano al 4G solitamente pagano il 10% in più, ma è probabile che le tariffe europee restino sensibilmente inferiori a quelle statunitensi.
Gli analisti considerano un ostacolo per At&t anche l’ambiente regolatorio europeo, con normative non solo frammentate ma soprattutto più severe che negli Usa, cui si aggiungono le regole imposte dall’Ue che è considerata molto consumer-friendly. I regolatori hanno anche imposto un tetto alle tariffe che gli operatori mobili possono far pagare ai concorrenti per l’uso della loro rete, e anche le tariffe per roaming e piani dati hanno dei limiti.
I carrier devono fronteggiare anche ostacoli da parte dell’antitrust nel caso di fusione di reti all’interno dello stesso Paese; tuttavia, se l’accordo tra i due operatori mobili E-Plus e O2 attivi in Germania ottenesse il via libera si creerebbe un precedente importante che porterebbe i carrier a rivalutare l’opportunità del consolidamento, come ha indicato anche il Ceo di Orange Stephane Richard questo mese.
Lo scorso trimestre At&t ha registrato utili inferiori alle previsioni, danneggiata dai costi dei sussidi per gli smartphone – che concede per legare poi i clienti a contratti biennali. Inoltre l’azienda deve fronteggiare un declino delle entrate dal business di rete fissa.
Acquisire Vodafone permetterebbe ad At&t di “trasformarsi”, secondo l’analista di Ubs John Hodulik, perché la renderebbe più internazionale, mentre oggi è una compagnia sostanzialmente tutta americana. Ma sarebbe una scommessa i cui esiti non sono garantiti. “At&t potrebbe pensare che comprare Vodafone le porti la luce fuori dal tunnel”, commenta Hodulik, “ma un accordo per acquisire i rimanenti asset di Vodafone non è affatto esente da rischi”.