IL CASO

Agcom presenta il conto a Sarmi

La vigilata Poste non paga il contributo al regolatore. Manca un decreto del Mise. Ancora senza esito le sollecitazioni di Cardani. Intanto la questione approda anche a Montecitorio

Pubblicato il 30 Set 2013

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L’Agcom svolge regolarmente le proprie attività di regolazione, vigilanza e tutela degli utenti nei confronti dei servizi postali, ma nessuno ha mai pagato per questi servizi. Dal ministero dello Sviluppo economico – dove la questione giace in attesa di essere sbloccata – non arrivano risposte, mentre la calma piatta che negli ultimi due anni ha avvolto la vicenda inizia a essere minacciata dai primi annunci di interrogazioni parlamentari al ministro.

Il caso era già stato sollevato agli inizi di luglio da Angelo Marcello Cardani, presidente di Agcom, durante la relazione annuale 2013 sull’attività svolta e sui programmi di lavoro. Illustrando le caratteristiche di un’industria in cambiamento, dove l’innovazione contribuisce a rendere il settore ancora vitale, Cardani aveva però colto la palla al balzo anche per sottolineare che “il quadro normativo presenta ancora alcune incongruenze, a partire dalla ripartizione delle funzioni tra AgCom e Governo. Inoltre – aveva concluso – non posso non sottolineare con forza che stiamo gestendo questa importante competenza senza alcuna forma di copertura dei costi di funzionamento attraverso il previsto contributo delle imprese: siamo in attesa del necessario intervento governativo”.

Ad attribuire all’Agcom la competenza sulla vigilanza nei confronti dei servizi postali è il decreto legge 201 del 2011. Da allora, complici le lentezze della burocrazia, e di certo anche il fatto che non si tratti di un tema ai primi posti nelle agende di ministri indaffarati a combattere la crisi economica, si è innescato un meccanismo perverso che se da una parte ha fornito ad Agcom gli strumenti per operare, dall’altra non ha mai quantificato il costo del servizio, né ha attribuito all’autorità la possibilità di stabilire autonomamente il corrispettivo.

Questo è potuto accadere prima di tutto perché mentre in un primo momento per regolare il settore era prevista l’istituzione di un’apposita agenzia governativa, incardinata quindi in un ministero, successivamente si è preferito delegare le competenze a un’autorità indipendente, Agcom. Ma a fronte di questa decisione non si è mai provveduto a delegare anche la possibilità di calcolare il rimborso delle spese sostenute dall’autorità. A pagare, secondo le quanto stabilito dalle norme, dovrebbero essere sia il fornitore universale, quindi Poste Italiane, sia i singoli esercenti di servizi postali che operano in regime di concorrenza. Ognuno, secondo quanto ricostruiscono da Agcom, dovrebbe versare un contribuito di importo non superiore all’uno per mille dei ricavi dell’ultimo esercizio relativi al settore postale. Ma a stabilire l’aliquota esatta nell’ambito di queste linee guida dovrebbe essere il ministero dello Sviluppo economico con un decreto messo a punto in accordo con il ministero dell’Economia e delle Finanze, e dopo aver sentito proprio Agcom. L’autorità avrebbe già inviato ai ministeri competenti diverse proposte per sbloccare la situazione, e sarebbe ovviamente disponibile anche a determinare i contributi “in proprio”, come già accade per altri settori. Una scelta che, a maggior ragione dopo i problemi che sono sorti nel frattempo, in Agcom considerano opportuna, in considerazione del fatto che – spiegano – l’autorità è strutturalmente distinta dai ministeri ed è indipendente, e dovrebbe quindi poter definire autonomamente il quantum dovuto dagli operatori del settore postale, senza attendere il pronunciamento del Mise.

Interpellati per capire a che punto sia la questione, chi se ne stia occupando e in che tempi sia previsto il decreto con la definizione dell’aliquota, dal ministero per lo Sviluppo economico, al di là di una cortese e generica disponibilità, non sono arrivate risposte.

Intanto la questione è approdata anche tra i banchi di Montecitorio, e sta per arrivare sulla scrivania del ministro Flavio Zanonato grazie all’interrogazione annunciata da Franco Bordo, deputato eletto nella lista di Sinistra, ecologia e libertà. Venuto a conoscenza di questa situazione a seguito di una lettera scritta ad AgCom e ai vertici di Poste Italiane per denunciare una serie di disservizi che si stavano verificando nella zona di Crema, dove interi paesi erano rimasti senza consegna della corrispondenza per settimane, il parlamentare di Sel ora vuole vederci chiaro: “Sarà utile – afferma – presentare un’interrogazione al ministro per fare luce sull’intera vicenda, e magari contribuire a sbloccarla”.

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