Ue permettendo, l’Authority per le Comunicazioni è intenzionata a “licenziare definitivamente il regolamento per la tutela del diritto d’autore entro la fine dell’anno, in modo da consentirne l’entrata in vigore nei primi mesi del 2014”: lo ha detto oggi il commissario Agcom Francesco Posteraro.
A differenza che nella precedente consigliatura, sottolinea il commissario, oggi “Il Consiglio è assolutamente unanime e compatto nel sostenere il provvedimento e determinato a condurre a termine l’iter che dovrà portare alla sua entrata in vigore”.
Di fronte alle polemiche sollevate da più parti e che vorrebbero un passo indietro da parte dell’Authority, Posteraro si è detto convinto “della necessità del nostro intervento. La lotta alla pirateria digitale è indispensabile per evitare che l’industria culturale finisca per restarne letteralmente soffocata. Il grado di diffusione del consumo illegale, testimoniato dai dati di comune dominio, rischia di scoraggiare gli investimenti e, per conseguenza, di inaridire gli sbocchi per la creatività”.
Alle obiezioni di chi vorrebbe che fosse la magistratura in via esclusiva ad essere titolare della tutela del copyright, Posteraro risponde che “la rapidità delle comunicazioni in rete esige, per reprimere efficacemente gli illeciti, risposte tempestive, che le procedure giudiziarie non sono in grado di assicurare, soprattutto nel nostro Paese”.
Posteraro osserva poi che l’enforcement è supportato da un “impianto procedurale fortemente garantistico” e “mette in campo una procedura che coniuga efficienza e garanzia, le esigenze di sollecitudine con il rispetto scrupoloso del principio del contraddittorio” e che “priorità assoluta” di Agcom è “la lotta ai veri pirati, ai siti che sono dediti sistematicamente alla violazione del diritto d’autore”.
Quanto alla tutela dell’anonimato Posteraro dice di non riuscire a comprendere “in quale modo l’anonimato possa rappresentare un valore da difendere, almeno in uno Stato di diritto come il nostro, e non piuttosto una comoda copertura per calunnie, diffamazioni, pratiche odiose come la pedopornografia, addirittura per episodi di cyberbullismo che sfociano talora tragicamente in suicidi di adolescenti”.
Ben diversa è la tutela della riservatezza. Ma la Rete non può essere “un territorio franco, nel quale vige una sorta di generalizzata licenza di fare strame impunemente dei diritti altrui”.