Fermare l’operazione Telefonica: non ha alcun interesse per l’Italia. A ribadirlo è Asati, l’associazione che raccoglie i piccoli azionisti di Telecom Italia. “I veri obiettivi di Telefonica sono quelli di non acquisire il 22% di Telco ma rimanere allo stato attuale con il 66% di Telco, ovvero tradotto in azioni Telecom, solo i il 5% in più rispetto all’attuale, senza diritto di voto, con una governance italiana e la possibilità di salire al 70% dopo aver risolto, entro 9 mesi, i problemi in Brasile per la vendita/acquisizione di Tim Brasil – si legge nella nota di Asati firmata dal presidente Franco Lombardi – Questa strategia è legata al fatto che se acquisisse l’intera partecipazione di Telco, Telefonica dovrebbe, dato che esercita l’attività di direzione e controllo Societario su Telecom, consolidarne tutto il debito creando un gigante di argilla con oltre 90 mdi di debito”.
Telefonica, prosegue Asati, “non ha alcun interesse riguardo l’Italia, né per lo scorporo della rete e i relativi investimenti per la Ngn, né al mantenimento degli 82mila posti di lavoro. L’accordo non porta alcun beneficio alla società se non il suo immediato e progressivo declino”.
A conferma “di questa strategia annunciata di distruzione del perimetro attuale del Gruppo TI, l’azionista di controllo ha, infatti, costantemente bloccato tutte le proposte, avanzate anche dei piccoli azionisti in assemblea sin dal 2008, come l’aumento di capitale quando il titolo era a 1,8 euro, e che riteniamo ripresentate, dal Presidente Bernabè, nei vari CDA, con ipotesi di ingresso dei Libici, di Sawiris, Watchinson Wampoa, Soft Bank, China Petroleum ed altri soggetti Esteri e sempre ovviamente bocciate. Oggi capiamo i veri motivi: scoraggiare in modo significativo un eventuale nuovo socio industriale che abbia intenzione di contare nel gruppo; perseguire solo i suoi specifici interessi ovvero non permettere di perdere il controllo di Telecom diminuendo la sua partecipazione azionaria di controllo”.
“Di fronte all’inerzia del Governo e della classe politica (a parte limitate eccezioni) e che probabilmente ancora non ha capito la portata negativa anche per l’intero Paese – prosegue la nota -, e ad un silenzio che ora si è tramutato in un piccolo cinguettio dopo le grida assordanti dei piccoli azionisti, ancora una volta penalizzati, Asati invita tutti i Consiglieri di Amministrazione indipendenti di TI, che hanno il diritto e dovere di rappresentare anche per legge tutti gli interessi delle minorities (oltre il 70% del capitale della Società) a denunciare nel corso del prossimo Consiglio del 3 ottobre questa perversa strategia che porterà ad una perdita ulteriore del patrimonio dell’Azienda, dei dividendi, dei livelli occupazionali e di tutto l’indotto”.
“Sarebbe cosa onesta e responsabile che altri del Consiglio, almeno i consiglieri indipendenti, che hanno seguito con lui le vicende di questi ultimi anni drammatici, seguissero il suo esempio e sarebbero riconosciuti nella storia di TI come persone oneste in difesa degli interessi di tutti gli azionisti”.