Il caso Telecom continua a fare discutere la politica. Che si divide. Mentre l’ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni (PD) chiede al governo di varare (con molto ritardo) il decreto attuativo sul golden power, Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, ammonisce: “niente furbate in corso d’opera”.
Secondo Gentiloni, un rafforzamento del golden power assicurando “non quote azionarie di controllo ma poteri regolatori speciali. Questi poteri sono indispensabili, non per difendere una bandierina italiana, ma per garantire accesso e investimenti alla rete Intranet, ossia al sistema nervoso della nostra economia”.
Diversa l’opinione di Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati: “Niente furbate in corso d’opera. Il nuovo management di Telecom deve cercare una fusione con qualcuno dei maggiori operatori mondiali come AT&T o Vodafone”. Secondo l’ex ministro della Funzione pubblica e l’Innovazione. “ponendo le giuste condizioni potremmo fare del nostro Paese un vero hub globale delle comunicazioni. Senza bisogno di cedere le società sudamericane. L’operazione dovrebbe realizzarsi attraverso un offerta pubblica di scambio. In questo modo tutti gli azionisti si troverebbero in mano titoli solidi, destinati ad aumentare di valore“.
“La rete – continua Brunetta – è un bene di rilevanza pubblica con vocazione a divenire pubblico anche dal punto di vista proprietario. La rete è oggi anche il fattore principale di competitività di un Paese. Per questo il suo controllo deve rimanere in Italia. E lo scorporo diventa un mezzo per consentire l’accesso di nuovi capitali, quelli che oggi Telecom non ha. La Cassa depositi e prestiti dovrebbe essere l’azionista di controllo in funzione di stabilizzazione e garanzia.
Sul fronte più istituzionale è da segnalare infine l’annullamento sia dell’audizione del presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè prevista per domattina davanti alla commissione Trasporti e telecomunicazioni del Senato, sia l’informativa del presidente del Consiglio Enrico Letta alla Camera.