L’imposizione ex-lege dello scorporo della rete Telecom o la sua nazionalizzazione ”non sono pienamente compatibili con la legislazione europea e nazionale”, mentre il varo di regolamenti della golden share o nuove norme per l’Opa ”richiedono una attenta considerazione”.
Lo scrive il presidente uscente di Telecom Italia, Franco Bernabè in una lettera a Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria del Senato, e Altero Matteoli, presidente della commissione Telecomunicazioni del Senato. Bernabè avrebbe dovuto essere ascoltato proprio domani dalle due commissioni, audizione poi cancellata perché, come spiega lo stesso Bernabè, ”le vicende di questi giorni, decisive non solo per gli assetti proprietari, ma anche per la definizione del nuovo piano industriale per il rilancio del Gruppo mi impediscono di proseguire l’audizione, come inizialmente concordato”.
Il presidente esecutivo di Telecom Italia ha pertanto deciso di dimettersi, ha dunque deciso di affidare la conclusione del suo intervento a una lettera di quattro pagine. Bernabè ribadisce che malgrado l’allarme si sia concentrato sul fatto che la rete di accesso passi in mani non italiane, ”il vero obiettivo strategico per il nostro Paese è la garanzia degli investimenti necessari per la modernizzazione dell’infrastruttura e del servizi di comunicazione elettronica”, che gravano, osserva, essenzialmente su Telecom Italia.
Per questo il gruppo ha presentato il progetto di scorporo della rete, che però ”non ha ricevuto, per lungo tempo, il sostegno politico che sarebbe stato necessario e che, si sta concretizzando solo in questi giorni”.
In particolare, spiega il presidente, con la Cassa Depositi e Prestiti ”non si è ancora trovato un terreno comune che consenta di sciogliere la riserva in merito alle modalità di ingresso e alla valorizzazione degli attivi che verranno a costituire il patrimonio industriale della futura società della rete”, mentre ”sul versante regolamentare, Agcom non ha finora chiarito l’iter procedurale nell’ambito del quale incardinare la valutazione regolamentare dell’iniziativa di scorporo, né dato alcuna indicazione circa il trattamento degli obblighi in capo a Telecom Italia, a seguito dell’implementazione della cosiddetta Equivalence of input”.
Bernabè pensa che la soluzione risieda ”in un celere intervento di Cdp e Agcom”, che, aggiunge, non sarebbe ”un intervento in funzione di sostegno o aiuto, bensì di una scelta lungimirante per lo sviluppo di un asset strategico per il Paese. Accelerare i tempi dell’operazione di scorporo della rete e ingresso di Cdp nel capitale consentirebbe, inoltre, a Telecom Italia di considerare in una prospettiva più favorevole.
in termini di flessibilità temporale, la necessità di un aumento di capitale originata dalla necessità di garantire una struttura patrimoniale idonea a sostenere un prolungato sforzo di investimenti”.
Insomma, ”le questioni di reale interesse strategico per il Paese e per Telecom Italia sono il mantenimento della sua storica capacità di investimento e leadership nell’innovazione. Non si può, certo, anteporre a questi obiettivi il tema dell’italianitàdell’assetto proprietario di Telecom Italia”.
Bernabè ribadisce poi la necessità di tutelare i piccoli azionisti e di non ridimensionare il gruppo ”sia in termini di presenza internazionale sia di potenzialità di crescita e di investimento in Italia”.
Telecom Italia
Bernabè: Scorporo rete mancato anche a causa di Agcom e Cdp
Lettera alle commissioni Industria e Telecomunicazioni del Senato: “Il nostro progetto di separazione della rete non ha avuto il sostegno politico necessario. Più che l’italianità è essenziale garantire gli investimenti nelle nuove reti”
Pubblicato il 30 Set 2013
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EU Stories - La coesione innova l'Italia