il caso

Inwit-Vodafone Tower, dopo 4 anni si chiude il contenzioso legale sulla newco delle torri



Indirizzo copiato

Il Tribunale Ue conferma la validità del deal del 2020 e respinge dunque il ricorso presentato da Iliad con il supporto di Fastweb. I rimedi proposti a suo tempo a garanzia della concorrenza sono stati ritenuti adeguati in particolare riguardo all’accesso alle infrastrutture nelle aree più urbanizzate del Paese, ossia i comuni sopra i 35mila abitanti

Pubblicato il 20 nov 2024



torri, tower company, tlc, wireless, mobile

Tim e Vodafone vincono al Tribunale dell’Unione europea nel ricorso con cui Iliad aveva richiesto l’annullamento della decisione di via libera alla concentrazione in Inwit delle infrastrutture passive di telecomunicazione mobile dei due operatori. La Commissione europea aveva autorizzato l’operazione nel 2020.

La decisione del Tribunale Ue

Si è così chiuso un contenzioso durato quattro anni: Iliad, supportata da Fastweb in qualità di interveniente, aveva lamentato l’inadeguatezza degli impegni presentati dalle parti ed accettati dalla Commissione a risolvere i problemi concorrenziali derivanti dall’operazione in capo agli operatori mobili nuovi entranti.

Il Tribunale europeo ha invece confermato la piena idoneità dei rimedi, ideati già nella prima fase della procedura di esame antitrust della concentrazione, a garantire il mantenimento dell’accesso dei terzi alle infrastrutture di Inwit nelle aree più urbanizzate del Paese, ossia i comuni sopra i 35mila abitanti.

La sentenza “conferma altresì che rimedi comportamentali di accesso possono rappresentare un’alternativa valida a misure strutturali come la cessione di asset, anche nel settore delle telecomunicazioni”, sottolineano i legali delle due aziende.

Le condizioni del deal e i possibili effetti sul mercato

Il closing dell’operazione di integrazione prevedeva l’acquisto, da parte di Inwit, di una quota di minoranza pari al 43,4% del capitale sociale di Vodafone Towers per la successiva fusione di quest’ultima nella società delle torri di Tim. “Inwit sarà il più grande operatore del settore in Italia e avrà la mission di supportare Tim e Vodafone Italia nella realizzazione del nuovo network per lo sviluppo del 5G, garantendo inoltre a tutto il mercato l’accesso alle proprie infrastrutture anche grazie agli spazi liberati dal progetto comune di Tim e di Vodafone Italia”, recitava la nota emessa a seguito del closing, nel cui quadro erano stati sottoscritti anche il nuovo Master Service Agreement con Tim e il Master Service Agreement con Vodafone Italia “che disciplinano i servizi c.d. di ospitalità sui siti nella disponibilità di Inwit post fusione” e il Passive Sharing Agreement con Tim e Vodafone Italia “volto a disciplinare i rispettivi diritti e obblighi relativi alla condivisione delle loro infrastrutture passive”.

Per gli analisti di Intermonte, “la sentenza stabilisce che i rimedi comportamentali possono rappresentare un’alternativa valida alla cessione di asset, anche nel settore delle telecomunicazioni”.

La banca d’investimento ricorda che nel 2020, la Commissione Europea aveva imposto, come condizione per la fusione tra le torri di Inwit e Vodafone Italia, la messa a disposizione di quattromila siti per l’accesso da parte di terzi entro otto anni, di cui tremila da liberare entro i primi quattro anni, nelle città con oltre 35k abitanti. “Secondo fonti giornalistiche, su 800 torri liberate da Inwit nei primi 10 mesi dal closing dell’operazione, Iliad ne aveva occupate solo cento, perché le altre si trovano in zone periferiche o in zone dove l’operatore francese era già presente, dovendo quindi continuare a fare affidamento al roaming Wind3. Iliad aveva inoltre sollevato dubbi sulla trasparenza dell’accesso alle infrastrutture e sulla possibilità che le condizioni offerte fossero meno vantaggiose rispetto a quelle garantite a Tim e Vodafone”.

Intermonte spiega che, almeno nel breve termine, la sentenza del Tribunale dell’Ue non dovrebbe avere effetti immediati su Inwit, ma elimina un punto di contestazione utilizzato da Iliad per giustificare il mancato pieno utilizzo dei siti previsti dal Transparency Register. “È utile ricordare che Inwit collabora già con Iliad, aggiungendo circa 40-50 nuovi Point of Presence ogni trimestre. Resta però da valutare se questa decisione potrà accelerare i rapporti commerciali – con un potenziale di circa mille nuovi PoP come opportunità complessiva – o lasciare la situazione invariata. Al momento ci è difficile formulare una valutazione definitiva sugli sviluppi futuri”.

Articoli correlati

Articolo 1 di 5