Intel incassa quasi otto miliardi di dollari di sussidi pubblici negli Usa. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato che fornirà alla multinazionale dei semiconduttori 7,9 miliardi di dollari di aiuti nell’ambito del Chips Act.
A cosa serviranno le risorse
I fondi erogati sono destinati a sostenere gli investimenti su larga scala previsti dall’azienda specializzata in semiconduttori, che ha già annunciato quasi 90 miliardi di dollari di investimenti negli Stati Uniti da qui alla fine del decennio, nell’ambito di un programma di sviluppo del valore di oltre 100 miliardi di dollari. In totale, secondo il Dipartimento del Commercio, gli investimenti di Intel dovrebbero portare alla creazione di 10.000 posti di lavoro nell’industria e di 20.000 posti di lavoro nell’edilizia nei siti in Arizona, New Mexico e Oregon, nella parte occidentale del Paese, e in Ohio, nella parte orientale. Il governo statunitense giustifica queste sovvenzioni con la capacità di Intel di avere nel Paese l’intera catena di produzione, dalla fonderia al confezionamento, per i semiconduttori di ultima generazione.
Raimondo: “Spinta all’industria tecnologica Usa”
“Il Chips Act aiuta a rafforzare l’innovazione e la tecnologia americana e rende il nostro Paese più sicuro, e Intel sta svolgendo un ruolo importante nel rivitalizzare l’industria americana dei semiconduttori grazie ai suoi investimenti senza precedenti”, ha dichiarato la segretaria al Commercio Gina Raimondo.
Il Chips Act
Approvato e firmato nel 2022, il Chips Act mira a rafforzare l’industria dei semiconduttori negli Stati Uniti, stanziando fino a 52 miliardi di dollari, dopo che ci si è resi conto che la delocalizzazione, in parte in Asia, comportava rischi di approvvigionamento, evidenziati dalla pandemia Covid-19. Tuttavia, il governo statunitense ha fatto una serie di annunci dopo le elezioni, tra cui i 6,6 miliardi di dollari concessi al gruppo taiwanese Tsmc il 15 novembre, nella speranza di impegnare i fondi prima della transizione e del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Trump contro il Chips Act
Il presidente eletto ha criticato il Chips Act, preferendo affidarsi a tariffe più alte per incoraggiare le aziende a rimpatriare tutta o parte della loro produzione negli Stati Uniti. I fondi previsti dalla legge sono destinati a sostenere la ricerca e lo sviluppo in questo settore, mentre gran parte dell’attuale catena di fornitura dei semiconduttori, dalla produzione al confezionamento, è concentrata in una manciata di Paesi asiatici, guidati da Cina, Taiwan e Corea del Sud. Se alcuni decenni fa gli Stati Uniti producevano oltre il 40% dei semiconduttori del mondo, ora, secondo la Casa Bianca, rappresentano meno del 10% della produzione globale e praticamente nessun semiconduttore di alta precisione.