Nell’accordo tra Telefonica e i soci italiani di Telco (Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo) del 24 settembre, che ha permesso agli spagnoli di salire al 66% della holding, sono previste mille strettoie e condizioni che potrebbero ritardare l’intera operazione e, al limite, anche farla saltare. Lo scrive Il Messaggero spiegando c’è anche un paracadute nei confronti del governo Letta nel caso in cui dovesse imporre, tramite la golden power in fase di varo, obblighi sulla rete, per esempio in termini di investimenti forzati.
“Nel caso in cui qualsiasi Autorità competente e/o Antirust, imponga, in relazione al secondo aumento di capitale riservato, restrizioni, limitazioni o altri provvedimenti, Telefonica avrà il diritto, a proprio insindacabile giudizio, di accettare tali restrizioni, limitazioni o altri provvedimenti ovvero di non procedere al secondo aumento di capitale”. L’art 2.1 lettera C del contratto riservato fra Madrid e i partner -spiega il quotidiano- contiene una delle prime exit strategy che Telefonica si è riservata.
Nel caso in cui gli spagnoli dovessero tirarsi fuori, se lo faranno prima dell’esercizio dell’opzione di scissione (1-15 giugno 2014, 1-15 febbraio 2015), “Telefonica dovrà corrispondere a ciascun beneficiario risultante da tale scissione un importo – a titolo di compensazione per la minore capitalizzazione di Telco – ottenuto moltiplicando 60 milioni per la percentuale di azioni di classe A detenute”.