Twitter procede a passi lunghi e spediti verso lo sbarco in Borsa con l’obiettivo di rastrellare 1 miliardo di dollari. Dopo l’annuncio di settembre (ovviamente attraverso un tweet), il social network ha pubblicato sul suo blog il prospetto depositato presso la Sec, la Consob americana, annunciando l’obiettivo di raccogliere quella cifra attraverso l’Ipo (Initial Public Offering): si tratta della quotazione più imponente della Silicon Valley dall’Ipo di Facebook dello scorso anno.
Con la pubblicazione dei documenti, Twitter ha ora tre settimane per avviare il road show e, secondo indiscrezioni, si augura di completare l’offerta per il Giorno del Ringraziamento, l’ultimo giovedì di novembre. Ma se il mercato non si dimostrasse favorevole, l’offerta potrebbe slittare anche fino al prossimo anno.
Twitter non precisa su quale listino intende quotarsi, ma sceglie come ticker Twtr.
Dalla documentazione presentata alla Sec si scopre che nel 2012 la compagnia di Jack Dorsey ha guadagnato 316,9 milioni di dollari e prevede di arrivare a 253,6 milioni nei primi sei mesi di quest’anno. Nonostante questi numeri, Twitter non genera profitti: ha perso quasi 80 milioni di dollari nel 2012 e 69 milioni quest’anno.
Scendendo nel dettaglio nel 2012 la società ha registrato ricavi, appunto, per 316,9 milioni di dollari, quasi il triplo rispetto al 2011. Una cifra 11 volte superiore ai 28 milioni di dollari di ricavi del 2010. Le perdite nel 2012 si sono attestate a 79 milioni di dollari, comunque in calo rispetto ai 128 milioni del 2011. Nel 2010 il rosso era di 67 milioni di dollari. L’85% dei ricavi arriva dalla pubblicità. Il 65% dei ricavi pubblicitari arriva dal mobile nei tre mesi che si sono chiusi il 30 giugno. Twitter ha in cassa 376 milioni di dollari in contanti e investimenti a breve a termine.
Ma ci sono anche i numeri relativi agli utenti. A giugno contava 218,3 milioni di utenti attivi al mese, il 44% in più rispetto all’anno precedente. I tre quarti accedono a Twitter dal proprio dispositivo mobile, contro il 66% dell’anno precedente. Solo il 33% degli utenti attivi è negli Stati Uniti, contro il 77% nel resto del mondo. Ma Twitter realizza maggiori guadagni dagli account americani: i ricavi al di fuori degli Usa rappresentano infatti solo il 25%dei ricavi totali. Tra i bi che cinguettano molti grandi nomi, da Papa Francesco a Barack Obama, passando per Hollywood e le star della musica, da Lady Gaga a Justin Bieber. Fondata nel 2006, in soli 7 anni e con i suoi 140 caratteri Twitter è divenuta indispensabile per governi, aziende e celebrità che vogliano comunicare con il proprio pubblico, ma anche per i singoli individui a caccia di notizie.
L’amministratore delegato di Twitter, Dick Costolo, ha una quota dell’1,6% della società. Il co-fondatore Evan Williams ha il 12%, mentre il presidente e co-fondatore Jack Dorsey ha il 4,9%. A curare l’ipo di Twitter sono Goldman Sachs, Morgan Stanley, JPMorgan Chase, Bank of America Merrill Lynch e Deutsche Bank. Un ruolo nella quotazione l’avranno anche Allen & Co e CODE Advisors.