Su Telecom no allo “spezzatino”, sì all’intervento del governo con Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Lo dice l’indomani del consiglio di amministrazione di Telecom, Asati, associazione dei piccoli azioniSTI della compagnia di tlc.
“Rileviamo con stupore – si legge in un comunicato – come il Cda di ieri abbia discusso per la maggior parte del tempo di persone, di compensi per l’uscita di Bernabè e non di un vero piano industriale che era invece il tema più atteso dal mercato”.
Prendendo atto che “l’azionista Telco intende procedere su una strada che comporta il ridimensionamento dell’azienda senza certezza alcuna sul punto di arrivo” e sottolineando che “la stessa Telco ha impedito da sempre un aumento di capitale oggi richiesto, non solo da Asati, ma da tutta la comunità finanziaria, ed è stato il motivo principale delle dimissioni di Bernabè”, Asati mette nero su bianc richieste e sollecitazioni.
Innanzitutto propone che “il governo e il parlamento acceleri l’intervento della Cdp preferibilmente su TI direttamente, in alternativa sulla società della rete”.
Quindi l’associazione chiede che il cda non proceda “assolutamente con lo spezzatino delle varie attività” e invoca la nomina di un Presidente Esecutivo “al più presto entro ottobre, con deleghe fondamentali quali la rete e la vigilanza sul controllo di Telco che può comportare conflitti di interesse”.
Inviata alla vigilanza “soprattutto in merito alla vendita degli asset all’estero che, qualora avvenga, essendo un atto di gestione finalizzato alla neccessità di reperire risorse finanziarie e non di disposizione deve prevedere in base agli accordi di Telco e TI l’uscita dal Consiglio di Alierta e Linares”. Inoltre suggerisce che il cda convochi una assemblea straordinaria per la variazione dello statuto attuale, “verso uno statuto che elegga i Consiglieri su base proporzionale ai voti avuti in assemblea”.
Quanto agli azionisti, Asati li sollecita a sollevare “la necessità di una ricapitalizzazione per scongiurare il prossimo probabile declassamento delle agenzie di rating sul titolo. Ai fuochi d’artificio di borsa sul titolo – nota l’associazione – segue un aumento del costo del denaro e credit default swap 5 y”.
Asati ricorda poi l’esigenza di tutelare “gli 82.000 donne e uomini di TI”.
Infine si pronuncia sull’entità del compenso a Franco Bernabè, sottolineando che è stato “inferiore a quello dei Top Manager che lo hanno preceduto e che hanno creato disastri di gestione”. E dice: “Bernabè ha avuto il merito di denunciare bilanci del passato non rispondenti al vero, e quindi in questa ottica potenzialmente falsi, di ripulire l’azienda dai ricavi gonfiati di Sparkle, dalle sim fasulle nel mercato Consumer, i ricavi a margine zero nel mercato business denunciati nel rapporto Deloitte bloccato, con decisioni tra soci dall’azionista di controllo in palese conflitto di interesse e che hanno fatto decorrere i termini per l’azione di responsabilità verso i vertici delle gestioni precedenti che avrebbero potuto far recuperare all’azienda importanti risorse finanziarie”.