La digitalizzazione fa crescere la forza del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno italiano: nel 2023 il fatturato medio delle medie imprese del Sud è aumentato del 2,7%, contro un calo del 3,6% di quelle del Centro-Nord, mentre l’export è salito del 4,4%, a fronte di una diminuzione del 2,1% delle altre. A fare la differenza sono anche gli investimenti nelle tecnologie 4.0 avviati o programmati entro il 2026 dall’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno (contro l’82,1% delle altre). È quanto emerge dal rapporto “La competitività delle medie imprese del Mezzogiorno tra percezione dei rischi e strategie di innovazione” realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.
“I dati confermano un interessante dinamismo del Sud che va sostenuto, anche incoraggiando il cammino intrapreso dalle medie imprese che si stanno rivelando un importante motore di sviluppo economico”, ha affermato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Tuttavia, preoccupano l’eccesso di burocrazia che rischia di ostacolare il percorso di crescita del Mezzogiorno e le difficoltà di trovare i profili adeguati a cavalcare la complessità delle sfide dei nostri tempi, a partire dall’intelligenza artificiale”.
Medie imprese del Sud, la digitalizzazione mette lo sprint
La realtà produttiva della media impresa nel Meridione conta 431 società manifatturiere di capitali a controllo familiare, ciascuna con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite tra i 17 e i 370 milioni di euro. Nel 2023 a loro produttività è cresciuta del 33,4% rispetto al 29,1% del resto d’Italia e la competitività è aumentata di 26 punti percentuali (contro +13,9 p.p. nelle altre aree), con un incremento significativo della forza lavoro (+29,6% vs +22,3%). Anche per l’anno in corso le medie imprese del Sud prevedono di raggiungere un incremento intorno al 2% del proprio giro d’affari e delle esportazioni, in contrapposizione ad un calo atteso da quelle del resto d’Italia rispettivamente dell’1,5% e del 4%.
L’87,3% delle medie imprese del Mezzogiorno ha investito nel triennio 2021-2023 e/o investirà nel triennio 2024-2026 in tecnologie 4.0, contro l’82,1% di quelle del Centro Nord. La principale spesa in questo ambito è rivolta alla digitalizzazione dei processi, che riguarda il 78,9% delle medie aziende al Sud e l’85,5% di quelle del Centro-Nord. Seguono lo sviluppo di sistemi gestionali avanzati e/o di produzione additiva (55,3% nel Mezzogiorno, 57,4% altrove), l’ottimizzazione di magazzino e logistica (52,6% vs 45,3%) e il potenziamento della cybersecurity (50% vs 45,5%).
Investimenti in Ai per il 41%, transizione green per il 66%
Nei prossimi tre anni, il 41,3% delle medie imprese meridionali inizierà ad utilizzare l’intelligenza artificiale (contro il 37,5% del resto d’Italia), non solo per migliorare le attività, ma anche per realizzarne di nuove e più innovative.
Meno accentuato appare, invece, il passo verso la transizione green. Il 66,6% delle imprese del Mezzogiorno ha investito o investirà nel periodo considerato in sostenibilità e più dell’80% lo farà puntando sulle tecnologie per energie rinnovabili in linea con le altre aree del Paese.
“La vitalità del nostro Mezzogiorno è testimoniata dal raddoppio, in 27 anni, del numero di medie imprese che vi operano. Un dato che mette in luce il connubio virtuoso tra una parte del nostro Paese che vuole realizzare il proprio riscatto economico e quella forma di imprenditoria che ha già contribuito alla fortuna del resto d’Italia”, ha dichiarato Gabriele Barbaresco, direttore dell’Area Studi Mediobanca.
“Il dinamismo delle medie imprese mostra, in estrema sintesi, che è finita l’epoca di “piccolo è bello” e quella di oggi è probabilmente l’epoca di “cresci o esci”, ha sottolineato la presidente della Camera di commercio di Bari, Luciana Di Bisceglie.
Investimenti in crescita anche grazie al Pnrr
Gli investimenti in Industria 4.0 ed Ai saranno possibili anche grazie alle risorse previste dal Pnrr: quasi il 50% delle medie imprese del Sud ritiene che questi fondi possano contribuire alla crescita economica del Paese (contro il 43% delle altre), il 42,9% che siano utili per la transizione digitale (vs 41,1%) e il 37,5% per quella green (vs 33,7%).
Tuttavia, c’è un forte scetticismo sui risultati concreti che si otterranno: a causa dell’eccessiva burocrazia e delle difficoltà nell’eseguire i progetti, la metà delle medie imprese meridionali valuta che il Piano nazionale di ripresa e resilienza non apporterà nessun vantaggio.
Il nodo delle competenze
Inoltre, il reperimento di profili professionali adeguati rischia di diventare il principale ostacolo alla crescita delle medie imprese, in particolare per quelle del Mezzogiorno. Negli ultimi 24 mesi oltre l’80% ha dichiarato di aver avuto problemi a trovare talenti sul mercato; la quota si dimezza per le imprese delle altre aree (42,8%).
Anche per questo il 33,3% delle medie imprese del Sud punta ad assumere nei prossimi tre anni lavoratori stranieri, soprattutto per l’indisponibilità dei lavoratori italiani (61,9%) e per la mancanza di giovani (28,6%).