La vendita degli asset latinoamericani non sarebbe positiva per Telecom Italia “perché avrebbe un impatto limitato sul leverage e sulla metodologia di rating di Moody’s”. Ne è convinto Sam Morton analista di Mizuho, in un’intervista rilasciata a Bloomberg, nella quale evidenzia che “Telecom Italia detiene solo il 66 % di Tim Brasile, motivo per cui il deleveraging sarebbe modesto”. Inoltre la perdita di scala e di diversificazione internazionale potrebbe pesare sulla metodologia di rating di Moody’s dove “scala e modello di business valgono il 27% del rating”.
“Il nuovo management – sottolinea Morton – potrebbe essere riluttante a cedere attivi in crescita, senza condurre una ricerca strategica approfondita. Inoltre, dopo le dimissioni di Bernabè, gli azionisti core potrebbero non supportare un aumento di capitale”. L’analista mantiene la raccomandazione underweight su tutti i titoli di Telecom.
Standard & Poor’s ha messo in watch negativo i rating della società. La decisione è avvenuta in seguito alle dimissioni del presidente esecutivo Franco Bernabè, a cui ha fatto seguito la convinzione da parte di S&P che il gruppo italiano di tlc sia destinato ad affrontare maggiori incertezze dal punto di vista del suo futuro orientamento strategico. S&P teme inoltre che la performance operativa di Telecom prevista per il 2014-2015 possa finire in sofferenza e che nel contempo la società abbia a disposizione un numero limitato di leve che le permetterebbero di abbattere il debito, eccezion fatta per la generazione di cassa.
S&P si dice infine dubbiosa in merito a quale strada il top management potrebbe decidere di percorrere per abbattere ulteriormente il debito e a quali impatti eventuali decisioni in questo senso potrebbero avere sui profili di rischio industriali e finanziari.
Kepler Cheuvreux evidenzia che questa mossa segue la decisione di Moody’s di porre sotto osservazione la raccomandazione per un possibile downgrade a inizio agosto. Gli esperti spiegano che le dichiarazioni di S&P citano le preoccupazioni riguardanti il management e la governance dicendo che il “downgrade di un notch a BB+ sembra essere più probabile, sebbene un taglio di due notch non potrebbe essere escluso”. Gli analisti continuano poi sottolineando che “la tempistica delle cessioni non e’ compatibile con il rischio di downgrade del merito creditizio, e pensiamo che Telco potrebbe accettare una riduzione temporanea del debito di Telecom allo stato junk”.
Nei giorni scorsi anche altre società di analisi avevano sottolineato che la cessione degli asset sudamericani potrebbe non scongiurare il downgrade almeno nel breve termine. Fitch, che su Telecom ha rating BBB- con outlook negativo, spiega che il downgrade è possibile in due casi: “se le nostre stime indicheranno un calo del business domestico per il 2014 ancora high-single digit” (fra il 6% e il 9%); “se la società non sarà in grado di portare il rapporto debito netto/ebitda (esclusa Telecom Argentina) in modo sostenibile sotto le 3,5 volte”. L’agenzia di rating puntualizza che, con le deleghe all’ Ad Marco Patuano, l’incertezza continua. “Oltre a migliorare il business domestico, riteniamo che le possibili opzioni alternative per rafforzare il business e ridurre il debito potrebbero includere una vendita di Tim Brasil nonché lo spin off della rete. Ma per completare entrambe queste opzioni ci vorranno almeno 6-12 mesi e per questo non serviranno ad alleviare la pressione sul rating di Telecom nel breve termine”.
Anche secondo Equita Sim le dimissioni non risolvono i problemi ancora aperti per Telecom Italia e il rischio di un downgrade dalle resta concreto. Il Cda non ha preso decisioni operative e probabilmente non ne saranno prese prima del board del 7 novembre relativo ai conti del terzo trimestre, sintetizza Equita Sim.
“E’ possibile che Moody`s aspetti fino a quella data, ma non molto oltre, prima di valutare il downgrade del debito di Telecom risultati difficilmente rappresenteranno un catalizzatore positivo. In assenza di un consistente aumento di capitale – uno dei motivi per cui Bernabè non ha completato il mandato – l`unica opzione per Telecom per scongiurare il downgrade a junk sarebbe quindi vendere il Brasile. Valuteremmo Telecom circa 0,8 euro per azione in questa eventualità. Tuttavia ci pare che i tempi saranno necessariamente lenti e nel mentre, tra risultati trimestrali e rischio concreto di downgrade a junk, il newsflow di breve sarà negativo”, spiega Equita.
Intanto la società di Naguib Sawiris continua a scommettere al ribasso sul titolo Telecom Italia, che anche oggi perde terreno dopo il breve rally sulle attese di dimissioni di Franco Bernabè, in un mercato che torna a temere che un aumento di capitale sia necessario. “La realtà è che la vendita di Tim Brasil non sarà un’operazione così rapida e Telecom Italia si potrebbe vedere costretta a procedere con un aumento di capitale”, dice un trader, ricordando che il governo ha chiesto in diverse occasioni garanzie sugli investimenti. “Lo short di Sawiris è poco chiaro, o è sicuro che a breve gliele daranno a prezzo più basso perchè ci sarà un aumento”.
Orascom TmT Investments ha ampliato ulteriormente all’1,2% la sua posizione netta corta su Telecom Italia, si legge nelle comunicazioni quotidiane di Consob. Venerdì la posizione netta corta della società presieduta da Naguib Sawiris era all’1%. Sawiris è stato uno dei candidati all’ingresso nel capitale del gruppo. Alla fine dello scorso anno si sono tenute trattative per l’acquisto di una partecipazione a prezzo di mercato, respinto dagli azionisti Telecom Italia.
Brutte notizie da Standard & Poor’s: la società starebbe per declassare il titolo.