L’ANALISI

Troppi utenti ancora in 2G e 3G: Francia e Italia le peggiori fra i Paesi avanzati



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Per gli utenti l’utilizzo delle reti legacy non consente di toccare con mano i benefici delle versioni 4G e soprattutto 5G mentre, dal lato degli operatori, la mancata migrazione impatta sull’uso efficiente dello spettro, sui costi e sull’efficienza energetica. La minimizzazione delle interruzioni è una questione da non sottovalutare e c’è da fare i conti con i dispositivi IoT. Il report di Opensignal

Pubblicato il 23 dic 2024



Opensignal

In tutta Europa sono ancora molti gli utenti di smartphone che usano le reti 2G e 3G. L’Italia non fa eccezione – anzi, con un 5,2% di tempo trascorso dai nostri utenti mobili sulle vecchie generazioni della tecnologia wireless, facciamo poco meglio della media europea del 5,5% ma siamo ben lontani dalla vetta, occupata dalla Norvegia con appena lo 0,8% del tempo trascorso dagli utenti smartphone su 2G o 3G, come rivela l’ultimo report di Opensignal.

Le tecnologie mobili più vecchie, sottolinea lo studio, rappresentano non solo una connettività meno performante di 4G e 5G per gli utenti, impattando la mobile experience, ma anche un problema per le strategie degli operatori tlc e per i regolatori, che stanno cercando di modernizzare l’infrastruttura di telecomunicazione senza creare interruzioni del servizio finale. In particolare, il 3,9% del tempo degli utenti mobili europei è ancora speso su reti 3G.

L’Europa deve spingere sulla transizione al 4G e 5G

L’analisi di Opensignal ha studiato quanto siano ancora usati il 3G e il 2G su 36 mercati europei, nonostante alcuni Paesi abbiano addirittura “spento” le reti 3G. Le percentuali indicate rappresentano il tempo trascorso dagli utenti degli smartphone sulle connessioni legacy.

Attualmente l’Europa si trova nel mezzo della transizione globale verso le nuove reti 4G e 5G visto che, in base ai dati della Global mobile suppliers association, più della metà (il 52,6%) dei switch-off totali del 2G e del 3G è avvenuta o è pianificata proprio nel nostro continente.

Paesi nordici virtuosi, Italia nel mezzo

Da questo punto di vista, i Paesi nordici sono alla guida: Norvegia, Finlandia, Danimarca e Svezia, insieme all’Olanda, sono ai vertici della classifica per abbandono delle connessioni 2G e 3G. In Norvegia solo lo 0,8% del tempo viene trascorso dagli utenti di smartphone sulle vecchie reti, in Olanda è l’1,3%, in Finlandia e Danimarca l’1,5%, in Svezia il 2,1%. Seguono la Germania, l’Ungheria e la Svizzera (2,8%).

La media europea, come visto, è del 5,5%, rispetto alla quale l’Italia si colloca poco sotto, al 5,2%, mentre la Francia è sopra (5,6%). Considerando solo il tempo speso dai nostri utenti sul 3G, gli italiani sono al 3,6%, meglio di Paesi a noi vicini come la Francia (5,1%) e la Spagna (4,3%).

Dall’altro capo del ranking, la Moldavia è il Paese dove gli utenti di smartphone passano più tempo sulle connessioni 2G o 3G: il 18,9%. Seguono la Bosnia Erzegovina (17,2%), Malta (15,1%) e l’Albania (12,2%). Tutti questi Paesi hanno, in particolare, il più alto numero di utenti ancora sul 3G: la Moldavia il 17,6%, la Bosnia Erzegovina il 14,7%, Malta il 12,7%, l’Albania il 10,3%.

Il Lussemburgo, invece, è il Paese dove resta maggiore l’uso del 2G: il 4,5% del tempo online viene trascorso dagli utenti di smartphone lussemburghesi sulla seconda generazione mobile. Seguono la Grecia e la Repubblica Ceca. Opensignal sottolinea come la Grecia abbia già spento le sue reti 3G, ma ciononostante rimane alto il tempo speso dai suoi utenti su 2G-3G. Anzi, in alcuni casi lo switch off del 3G fa aumentare il tempo trascorso su 2G.

L’impatto sulle strategie delle telco

For gli utenti mobili, usare ancora le reti legacy significa non poter godere della superiore mobile experience offerta dalle reti 4G e 5G.

Per gli operatori, invece, la transizione dalle tecnologie legacy a quelle più moderne significa poter fare un uso più efficiente dello spettro, ridurre i costi e migliorare l’efficienza energetica. Tuttavia, restano alcune difficoltà, come minimizzare le interruzioni per gli utenti che passano alle nuove connessioni, aggiornare i dispositivi IoT e migliorare la copertura.

Infatti, la decisione di spegnere una tecnologia mobile più vecchia dipende fortemente dai clienti aziendali, specialmente quelli che usano i servizi 2G-3G per i dispositivi della Internet of things. Ci sono poi altri fattori, come gli asset di spettro degli operatori, l’età delle attrezzature e la quantità di investimenti che le telco hanno fatto in 2G e 3G. Tuttavia, il 3G non offre alcun vantaggio rispetto al 4G, che è, anzi, più efficiente, e ha addirittura costi operativi più alti del 2G.

Un altro aspetto che può rappresentare un problema per le telco è l’esistenza di dispositivi che hanno bisogno di supporto per la funzionalità voce circuit-switched perché non vanno su voice-over-Lte. Spegnere il 2G e il 3G vorrebbe dire non permettere più a questi device di effettuare chiamate e questo potrebbe violare i requisiti di legge.

Opensignal ricorda che spegnere le reti 2G e 3G richiede diversi anni e implica un impegno congiunto di telco e regolatori. Occorre, infatti, vietare la vendita o l’importazione di dispositivi 3G-only, vietare la vendita di sim e tariffe su 3G cercando di migrare quei clienti sul 4G, costruire ulteriore copertura 4G e 5G nelle aree servite solo dalle tecnologie legacy, collaborare con i clienti business per la migrazione o sostituzione dei loro dispositivi Iot.

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