L’ANALISI

Tlc, ecco cosa non accadrà nel 2025: dal 5G all’AI-Ran, gli ostacoli sul cammino



Indirizzo copiato

Abi Research svela i 101 tech trends dell’anno e accende i riflettori in particolare sugli obiettivi che non potranno essere messi a segno a causa della mancanza di risorse e dell’incertezza politica ed economica

Pubblicato il 23 dic 2024



Screenshot 2024-12-17 alle 13.40.42

Nel panorama delle telecomunicazioni, il 2025 si prospetta come un anno di sfide da affrontare e traguardi mancati, nonostante l’evoluzione rapida della tecnologia. Mentre il mondo combatte con conflitti globali e pressioni economiche, le aspettative verso innovazioni come il 5G e l’AI-Ran si scontrano con ostacoli di natura politica ed economica. Ne parle il whitepaper di Abi Research, “101 Tech Trends That Will and Won’t Shape 2025”, il quale fornisce una guida chiara e dettagliata su ciò che realmente si realizzerà nell’anno, con un focus sul settore delle telecomunicazioni.

Sebbene ci siano notevoli sviluppi previsti per la tecnologia di domani, il documento sottolinea le difficoltà che impediranno a molte di queste innovazioni di raggiungere il loro pieno potenziale. Dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle reti alle promesse di una connettività globale senza precedenti, “il cammino è disseminato di ostacoli che richiedono strategie ben ponderate e risorse adeguate per essere superati”, chiarisce il report. Ecco quanto emerge.

Le Telco APIs non diventeranno una fonte di guadagno primaria nel 2025

Le telco APIs rappresentano una promessa di monetizzazione significativa, specialmente in un contesto di espansione del 5G. Tuttavia, nonostante i progressi annunciati da leader del settore come Ericsson e Nokia, che stanno spingendo sull’aggregazione e l’esposizione delle APIs di rete a livello globale, ci sono diversi ostacoli che ne rallenteranno la crescita come fonte principale di guadagno nel 2025. Il ritmo della transizione al 5G Standalone è cruciale, poiché la possibilità di utilizzare le APIs di rete con il 5g SA permette una gestione più dettagliata delle risorse di rete. Questo è particolarmente rilevante per applicazioni come il network slicing e le comunicazioni ultra-affidabili a bassa latenza (Urllc). Inoltre, i fornitori di reti devono ancora conquistare le comunità di sviluppatori, un elemento fondamentale per la costruzione di applicazioni su piattaforme globali, e affrontare sfide tecniche significative legate alla scalabilità e alla monetizzazione delle piattaforme Api. Pertanto, mentre Abi Research prevede un mercato di 13 miliardi di dollari entro il 2028, non ci si aspetta che le telco APIs diventino una fonte di reddito primaria nel 2025.

Le antenne attive non sostituiranno i sistemi passivi nelle implementazioni 5G

Le soluzioni basate su antenne attive e attive più passive (A+P) stanno guadagnando terreno grazie alla loro efficienza e alte prestazioni. Tuttavia, l’idea che le antenne passive vengano completamente eliminate entro il 2025 è irrealistica. Nonostante una certa stagnazione nel mercato delle antenne passive dovuta a pressioni economiche e alla priorità data dagli operatori a un ritorno sugli investimenti chiaro, queste antenne continuano a offrire vantaggi critici in ambienti di rete dove l’efficienza dei costi e la semplicità sono essenziali. Le antenne passive sono preferite per le bande di spettro a frequenza più bassa, essenziali per una copertura 5G ampia, specialmente in aree suburbane e rurali. La complessità e le dimensioni delle antenne attive possono renderle impraticabili in determinati ambienti, come le implementazioni wireless all’interno degli edifici, che spesso affrontano vincoli di spazio e budget. In questi scenari, le antenne passive risultano più attraenti grazie al loro design semplice e ai costi di installazione più bassi. Con il proseguire dei rollout 5G globali fino al 2025, specialmente nei mercati emergenti come l’America Latina e l’Africa, le antenne passive rimarranno un elemento cruciale per la costruzione delle reti, garantendo affidabilità ed economicità.

L’AI-Ran non sarà ampiamente distribuito per almeno 3 anni

Il 2024 ha visto un significativo slancio nello sviluppo della tecnologia di intelligenza artificiale (AI) per l’ecosistema Ran. Malgrado i progressi rapidi, l’AI-Ran non sarà ampiamente distribuito prima del 2027, con le prime implementazioni commerciali attese non prima del 2026. Nonostante gli impressionanti risultati ottenuti nelle prove, come quella condotta da SoftBank, l’AI-Ran è ancora in una fase embrionale e deve superare diverse sfide critiche prima di poter essere distribuito su larga scala. Tra queste, i costi considerevoli dell’hardware sottostante, le incertezze nella capacità della catena di fornitura (soprattutto per le Gpu Nvidia), e le dinamiche aziendali in evoluzione. I fornitori di AI-Ran devono perfezionare i loro modelli di business per competere efficacemente, dato che gli investimenti in Capex delle telecomunicazioni sono sempre più limitati man mano che le infrastrutture 5G esistenti maturano. Nel 2025, ci si aspetta un aumento delle prove, dei PoC e dei progetti pilota, ma sarà difficile assistere a distribuzioni commerciali credibili prima del 2026.

L’Integrazione dell’AI non sarà un fattore trainante nelle reti private 5G

Nonostante l’entusiasmo e l’interesse intorno all’integrazione dell’AI nelle reti, nel contesto delle reti private 5G, questa non diventerà un fattore trainante nel 2025. Le implementazioni di successo di AI-Ran in contesti come le smart city, come quella di Ntt Data a Las Vegas, sono ancora agli inizi e affrontano numerosi ostacoli. I costi di adozione sono estremamente elevati, considerando l’infrastruttura fisica, i costi energetici, le sottoscrizioni software e il capitale umano richiesti. In un contesto di rete privata, inoltre, non c’è abbastanza disponibilità di dati proprietari di alta qualità per fornire informazioni accurate e significative. L’AI non è attualmente abbastanza matura per l’uso in reti cellulari aziendali private: i casi d’uso reali e il ritorno sugli investimenti devono ancora essere dimostrati. Inoltre, la mancanza di fiducia nei processi decisionali automatizzati in ambienti esterni all’impresa, dove l’ambiente è incontrollato e soggetto a possibili attacchi virtuali, rappresenta un ulteriore ostacolo all’adozione diffusa.

Il 5G RedCap non rivoluzionerà l’IoT

Il 5G Reduced Capability (RedCap) non rivoluzionerà l’Internet delle Cose (IoT) nel 2025. Sebbene i moduli 5G RedCap siano stati lanciati da tutti i principali fornitori di moduli cellulari, la tecnologia è ancora in una fase iniziale e non è ancora pronta per un’adozione diffusa nell’ambito IoT. Il mercato dei moduli cellulari non esiste esclusivamente per l’IoT, e molti fornitori stanno cercando di indirizzare i loro prodotti anche verso i mercati della banda larga mobile. Gli esempi di dispositivi IoT basati su 5G RedCap sono stati rari finora, con le telecamere di sicurezza tra i più notevoli. Nel mercato automobilistico, esiste un interesse per il 5G RedCap per fornire servizi di telematica di base, ma l’adozione è rallentata dalla necessità di chip e moduli più ottimizzati e a basso costo. La tecnologia Enhanced RedCap (eRedCap) mira a rendere il 5G rilevante per l’IoT, ma i primi chipset non sono attesi prima del 2026. Per massimizzare la transizione al 5G e garantire una transizione graduale dall’Lte nell’IoT, il 2025 vedrà il primo rifiuto delle reti di certificare nuovi moduli Lte. Tuttavia, l’attivazione di nuovi dispositivi continuerà per anni, costringendo i produttori di hardware IoT a concentrare i loro sforzi di ricerca e sviluppo sul 5G.

Le telco non gestiranno le responsabilità di emissioni Scope 3 in modo significativo

Negli ultimi anni, gli operatori e i fornitori di telecomunicazioni hanno implementato con successo iniziative per ridurre le emissioni Scope 1 e Scope 2. Tuttavia, le emissioni Scope 3, che derivano dalla catena del valore, spesso non hanno ricevuto la stessa attenzione. Nonostante alcune migliorie rispetto all’anno scorso, i progressi nel settore sono stati lenti. Le normative obbligatorie sulla divulgazione e la pressione degli stakeholder per reti energeticamente efficienti stanno emergendo come meccanismi efficaci per facilitare la riduzione delle emissioni Scope 3 nei prossimi anni. Le differenze regionali nel progresso sono evidenti: le aziende dell’Unione Europea affrontano una pressione normativa più rigorosa attraverso la direttiva Csrd e molte hanno già implementato programmi efficaci di coinvolgimento dei fornitori e sviluppato soluzioni energeticamente efficienti. D’altro canto, le organizzazioni nell’Asia-Pacifico stanno ancora stabilendo quadri per la segnalazione delle emissioni Scope 3, con alcune che non riportano ancora tutte le categorie rilevanti. Una accelerazione globale e coerente degli sforzi di decarbonizzazione sarà critica per raggiungere riduzioni significative delle emissioni nel settore.

Le telco non distribuiranno in massa strumenti di orchestrazione della sicurezza informatica

Nonostante le argomentazioni a favore dell’adozione di strumenti di sicurezza IT nell’ambito delle telecomunicazioni, l’orchestrazione della sicurezza in stile cyber non sarà adottata in massa nel 2025. Molti operatori devono ancora implementare soluzioni di base come i firewall e lottano con vulnerabilità dovute a configurazioni errate e mancanza di interoperabilità tra gli strumenti. I fornitori di sicurezza stanno migliorando la situazione con prodotti più flessibili e interfacce integrate, ma il processo è ancora in corso. Gli operatori con sistemi di sicurezza avanzati dovranno affrontare la specializzazione di questi strumenti, mentre quelli che cercano di utilizzare funzionalità AI, in particolare quelle di intelligenza artificiale generativa (Gen AI), dovranno preparare grandi quantità di dati. Mentre alcuni leader cercheranno di distribuire questi strumenti nel 2025, per molti altri c’è ancora un percorso da percorrere per poterli sfruttare appieno.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 5