BIG TENT

Schmidt, Google: “Così investiremo in Italia”

L’executive chairman al Big Tent di Roma: “Accompagneremo il made in Italy alla conquista dell’economia digitale”

Pubblicato il 09 Ott 2013

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Far conoscere le eccellenze nascoste dell’Italia, diffondere tra gli imprenditori le competenze digitali, valorizzare i giovani come promotori della transizione al digitale dell’economia italiana. Sono i tre pilastri della strategia con cui Google si impegna a “un importante investimento in Italia” offrendo “il nostro contributo per accompagnare il Made in Italy alla conquista dell’economia digitale”. Lo ha scritto il presidente esecutivo di Google Eric Schmidt in una “lettera all’Italia”, e lo ha ripetuto stamani a Roma nel corso di Big Tent “Made in Italy: la sfida digitale”, organizzato da Google in collaborazione con UnionCamere. Un incontro che ha visto alternarsi ai microfono Nunzia De Girolamo, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Ferruccio Dardanello Presidente Unioncamere; Riccardo Monti, Presidente ICE; Ivan Malavasi, Presidente CNA; Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL; Francesco Sacco, Steering board per l’attuazione dell’ agenda digitale.

Schmidt ha iniziato il suo discorso con una captatio benevolentiae nei confronti dell’Italia, ricordando di aver studiato da giovane all’Università di Bologna e, pur avendo dimenticato la lingua, di “non aver mai scordato l’amore per l’Italia”. “Gli italiani sono molto creativi – ha detto – ma sono indietro su alcuni fronti, per esempio su quello dell’e-commerce: per questo è tempo di cambiare e promuovere come si deve le merci italiane”

Guardando allo scenario economico mondiale, il presidente esecutivo ha ammesso che “è progressivamente sempre più complesso e che ciascun Paese deve trovare la sua via per competere sulla scena globale. E’ altrettanto evidente – ha aggiunto – che internet gioca ormai un ruolo di grande peso in questo scenario: basti considerare che nei Paesi del G20 l’economia internet ha già un valore pari al 4% del Pil e contribuisce in media al 21% della crescita annua del prodotto interno lordo. Nel cercare la propria strada, l’Italia, in cui l’economia internet è a poco più del 2% del Pil, ha dalla sua un potenziale unico che deriva dalla sua tradizione. Ossia, da quello che all’estero siamo ormai abituati a chiamare il Made in Italy”.

Ribadendo che l’Italia in realtà è penalizzata “da un ritardo tecnologico”, il top manager di Google,ritiene che il sistema economico italiano abbia “tutte le caratteristiche per risultare vincente su Internet”. Per vari motivi.

Intanto, “l’Italia è un brand riconosciuto. Il Made in Italy, fatto di prodotti, di stile di vita, di cultura e di luoghi, è riconosciuto e ricercato all’estero. Inoltre, il modello produttivo italiano è in grado di rispondere ad esigenze di grande qualità e forte personalizzazione, sa sostenere produzioni limitate, si potrebbe definire artigianato industriale. Questo lo rende ideale per avere successo in internet, perché grazie ad internet si possono raggiungere clienti sparsi in tutto il mondo e quello che ne risulta è un grande potenziale per l’export: i prodotti di nicchia non sono più costretti in mercati di nicchia”. A questo proposito Schmidt ha puntato l’accento sulla tecnologia innovativa del 3D printing, che potrà diventare leva di cambiamento per tante piccole imprese nostrane.

Attenzione, avverte però Schmidt, portare l’economia italiana nel digitale “non deve significare snaturare la vostra economia e abbandonarne i settori di punta nel tentativo di creare in Italia una nuova Silicon Valley; significa piuttosto utilizzare internet come tecnologia abilitante, come strumento per analizzare i mercati, far conoscere il proprio prodotto e raggiungere i potenziali clienti”.

Ma il Made in Italy non è abbastanza presente online “e non usa abbastanza la rete per riuscire in questo obiettivo. Serve una maggiore capacità delle imprese italiane, tutte, anche le più piccole, di farsi vedere agli occhi del mondo attraverso internet”.

Muoversi è cruciale. In un paese con il 40% di disoccupazione giovanile, “trovare soluzioni alla portata del tessuto imprenditoriale che aiutino a far crescere il fatturato delle imprese, il Pil del paese e allo stesso tempo utilizzino il talento dei giovani, sembra imprescindibile”.

Due le strade da seguire: la digital education, la formazione al digitale, in Usa ritenuta ormai di ordinaria amministrazione o quasi e invece in Italia ancora piuttosto indietro rispetto ai tempi; e la necessità che le autorità di governo tutelino l’imprenditoria emanando leggi favorevoli al suo sviluppo. “Avete un governo piuttosto stabile adesso – ha commentato – perciò dovrebbe essere il momento buono”.

Infine Schmidt ha colto l’occasione per ribadire la necessità di diffondere ovunque la banda larga, soprattutto nelle aree decentrate dove tuttavia esistono imprese che ne hanno urgente bisogno.

Ma ecco la proposta di Google per il nostro Paese: “Abbiamo deciso di fare un importante investimento in Italia e offrire il nostro contributo per accompagnare il Made in Italy alla conquista dell’economia digitale. Ci concentreremo su tre aree: I) far conoscere le eccellenze nascoste dell’Italia II) diffondere tra gli imprenditori le competenze digitali III) valorizzare i giovani come promotori della transizione al digitale dell’economia italiana”. L’Italia, dice il manager, è straordinaria nel mondo: “se questa straordinarietà riusciamo a portarla online, un piccolo pezzettino per volta, ne deriverà un grande contributo alla crescita del paese. E noi siamo qui per fare la nostra parte”.

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