Il vendor cinese Huawei Technologies non è interessato a fare acquisizioni di grosso calibro, non per almeno altri cinque anni, perché preferisce concentrarsi su altre priorità strategiche: miglioramento dell’efficienza della gestione interna e accelerazione della crescita. Lo ha dichiarato Chen Lifang, senior vice presidenti di Huawei che si occupa anche delle relazioni esterne ed è uno dei 13 membri del Cda.
“Per i prossimi cinque-dieci anni, resteremo concentrati sul miglioramento della gestione interna”, ha detto la Chen. “Poiché Huawei è già un’azienda gigantesca, con 150.000 dipendenti, dobbiamo intensificare gli sforzi volti a rendere la gestione più snella e il processo decisionale più veloce”. La Chen ha anche indicato che Huawei non ha intenzione di procedere con la quotazione in Borsa per almeno altri cinque anni.
I commenti della top manager sulle priorità strategiche del colosso di Shenzhen sono arrivati dopo che alcuni analisti e investitori avevano ipotizzato un interesse di Huawei ad acquistare il produttore canadese di smartphone Blackberry. Lo scorso mese, prima dell’annuncio dell’accordo tra Microsoft e Nokia, voci i mercato parlavano di Huawei come potenziale candidato ad acquisire il business dei cellulari del produttore finlandese.
Secondo quanto riferisce la Chen, è lo stesso Ceo di Huawei Ren Zhengfei ad aver dato indicazioni al management che nei prossimi cinque-dieci anni grosse operazioni di M&A o l’Ipo non rientrano nelle priorità dell’azienda, e i membri del board condividono questa linea.
Huawei, che non è solo il secondo maggior fornitore mondiale di attrezzature per reti di telecomunicazione, ma produce anche device come smartphone, intende invece continuare a investire nella ricerca e sviluppo, ha rivelato la Chen, un settore in cui il colosso cinese ha sempre potenziato la spesa: lo scorso anno ha investito circa 4,8 miliardi di dollari in R&D, quasi il 14% del fatturato di gruppo, in netto aumento rispetto ai 3,8 miliardi spesi nel 2011. Oggi circa metà dello staff di Huawei lavora nella ricerca.
La recente crescita della società cinese si lega anche all’aumento della domanda di reti mobili di nuova generazione in diverse regioni del mondo. Un’area critica sono invece i rapporti con gli Stati Uniti: come noto, l’anno scorso alcuni parlamentari americani hanno sostenuto che il vendor cinese rappresentasse un rischio per la sicurezza nazionale, di fatto forzando un’uscita di Huawei dal mercato statunitense del networking.
“Dobbiamo riflettere sull’immagine che gli altri hanno di noi”, ha riconosciuto la Chen, che, come capo delle relazioni pubbliche di Huawei, sta cercando proprio di fugare i timori sulla sicurezza delle tecnologie della sua azienda sollevati negli Stati Uniti (e anche in Uk, nonostante qui Huawei sia presente con molti contratti nel mondo telecom). “Dobbiamo anche pensare a come co-esistere al meglio con le altre aziende della nostra industria”, ha aggiunto la top manager.
Huawei genera quasi il 70% del fatturato fuori dalla Cina, ma le sue operazioni manageriali sono quasi interamente in Cina. Ora però cercherà di essere più “globale”: la Chen ha detto che Huawei sta cercando di delegare maggiori poteri ad alcuni degli uffici esteri. Per esempio, sta trasfomando la sede di Londra in un hub per le operazioni finanziarie internazionali. In futuro, i senior executive di Huawei passeranno probabilmente più della metà del loro tempo in viaggio negli uffici non cinesi.