Internet è terreno di dominio dei giovani, che contribuiscono anche alla rapida ascesa degli smartphone (li usano due terzi degli under 30) ma gli italiani sono affezionati alla vecchia tv, nonostante, grazie al ricambio generazionale, comincino a guadagnare terreno le nuove televisioni.
Sono alcuni dei dati emersi dall’11mo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, promosso da 3 Italia, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom Italia. Il Rapporto è stato presentato oggi a Roma da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, rispettivamente presidente e direttore generale del Censis. “Stiamo entrando nell’era biomediatica – fa notare il Censis – e si verifica un salto di qualità nel rapporto con i media. L’interazione tra ambiente comunicativo e vita quotidiana sta producendo una vera e propria evoluzione della specie”.
Internet è “giovane”
Dopo il rapido incremento registrato negli ultimi anni, gli utenti della Rete si assestano al 63,5% della popolazione (+1,4% rispetto a un anno fa), ma la percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90,4%), delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,3%), e dei residenti nelle città con più di 500mila abitanti (83,5%).
L’Adsl è il tipo di connessione a Internet al momento più diffuso: la utilizza il 62,9% degli internauti. Il wifi cresce notevolmente (40,9%, tra i giovani il 46,7%) e la connessione mobile ha ormai raggiunto una quota significativa (23,5%).
Non si arresta l’espansione dei social network. È iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a Internet (erano il 63,5% lo scorso anno), che corrispondono al 44,3% dell’intera popolazione e al 75,6% dei giovani. YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani). E il 15,2% degli internauti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter.
I consumi mediatici nel 2013: tv intramontabile, volano gli smartphone
Quasi tutti gli italiani guardano la televisione (il 97,4%), con un rafforzamento però del pubblico delle nuove televisioni: +8,7% di utenza complessiva per le tv satellitari rispetto al 2012, +3,1% la web tv, +4,3% la mobile tv. E questi dati sono ancora più elevati tra i giovani: il 49,4% degli under 30 segue la web tv e l’8,3% la mobile tv.
Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’82,9% degli italiani), nonostante la riduzione dell’uso dell’autoradio dipendente dalla diminuzione del traffico automobilistico (-1,5%), mentre l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari risulta in forte crescita (+5,4%).
L’uso dei cellulari continua ad aumentare (+4,5%), soprattutto grazie agli smartphone sempre connessi in rete (+12,2% in un solo anno), la cui utenza è ormai arrivata al 39,9% degli italiani (e la percentuale sale al 66,1% tra gli under 30). Solo il 2,7% degli italiani utilizza l’e-reader, ma l’utenza del tablet è quasi raddoppiata in un anno, passando dal 7,8% al 13,9% della popolazione (e la percentuale arriva in questo caso al 20,6% tra i giovani).
La nostra digital life: cosa si fa in rete
La funzione di internet maggiormente utilizzata nella vita quotidiana è la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi (lo fa il 43,2% degli italiani), oppure di strade e località (42,7%). Segue l’ascolto della musica online (34,5%). Anche l’home banking ha preso piede nel nostro Paese: lo svolgimento di operazioni bancarie tramite il web è tra le attività svolte più frequentemente (30,8%). Fare acquisti (24,4%), telefonare attraverso internet tramite Skype o altri servizi voip (20,6%), guardare un film (20,2%), cercare lavoro (15,3%, ma la percentuale si impenna al 46,4% tra i disoccupati), prenotare un viaggio (15,1%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di Internet. Sbrigare pratiche con uffici amministrativi (14,4%) o prenotare una visita medica (9,7%) sono modalità ancora poco praticate dagli internauti, però in netta crescita rispetto agli anni passati.
Profondo il gap giovani-anziani
Enormi, secondo il Censis, restano le distanze tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani, con i primi saldamente posizionati sulla linea di frontiera dei new media e i secondi distaccati, in termini di quote di utenza, di decine di punti percentuali. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 90,4%, mentre è ferma al 21,1% tra gli over 65; il 75,6% dei primi è iscritto a Facebook, contro appena il 9,2% dei secondi; il 66,1% degli under 30 usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 6,8% degli over 65; i giovani che guardano la web tv (il 49,4%) sono diciotto volte di più degli anziani (il 2,7%); il 32,5% dei primi ascolta la radio attraverso il cellulare, contro solo l’1,7% dei secondi; e mentre il 20,6% dei giovani ha già un tablet, solo il 2,3% degli anziani lo usa. Caso opposto è quello dei quotidiani, per i quali l’utenza giovanile (22,9%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (52,3%).
Carta stampata sempre in affanno, salgono gli e-book
Nel 2013 i quotidiani registrano un calo di lettori del 2% (l’utenza complessiva si ferma al 43,5% degli italiani), -4,6% la free press (21,1% di lettori), -1,3% i settimanali (26,2%), stabili i mensili (19,4%). Stazionari anche i quotidiani online (+0,5%), in crescita gli altri portali web di informazione, che contano l’1,3% di lettori in più rispetto allo scorso anno, attestandosi a un’utenza complessiva del 34,3%. Buone notizie dal mondo dei libri, dopo la grave flessione dello scorso anno: +2,4% di lettori, benché gli italiani che hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno sono solo il 52,1% del totale. Gli e-book arrivano a un’utenza del 5,2% (+2,5%).
La personalizzazione dei palinsesti informativi
Per informarsi, lo strumento condiviso da quasi tutti è il telegiornale: vi ricorre l’86,4% degli italiani (che erano già l’80,9% nel 2011), mentre calano sia i periodici (settimanali e mensili scendono dal 46,5% del 2011 al 29,6% del 2013), sia i quotidiani (quelli gratuiti hanno perso 16,6 punti percentuali in due anni, quelli a pagamento l’8,5%). A crescere nettamente sono invece i motori di ricerca su Internet come Google (arrivati al 46,4% di utenza per informarsi nel 2013), Facebook (37,6%), le tv all news (35,3%) e YouTube (25,9%). Le app informative sugli smartphone praticamente raddoppiano, attestandosi al 14,4% di utenza, e Twitter passa dal 2,5% al 6,3%. Ma per i giovani under 30 il dato riferito ai telegiornali (75%) è ormai molto vicino a quello di Facebook (71%), Google (65,2%) e YouTube (52,7%).
“Siamo interconnessi – ha commentato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita – ma la vera connettività non esiste. La connessione in mobilità determina un aumento delle potenzialitaà individuali. Ciò comporta l’assenza di una cultura collettiva e la divisione della società in sottoinsiemi che non riescono a coalizzarsi”.
Il presidente della Fieg e dell’Ansa, Giulio Anselmi, ha posto l’accento sulla centralità del ruolo del giornalista. “Il citizen journalism ha introdotto elementi di democrazia e pluralismo – ha aggiunto -, ma il senso dell’informazione non arriva da sé. Della mediazione giornalistica credo non si possa fare a meno. Uno slogan in voga – ha concluso – è viva la rete libera. Va bene, purché per libero non si intenda gratuito”.
Oltre a Vincenzo Novari, amministratore delegato di 3 Italia, sono intervenuti il vicedirettore generale Rai, Antonio Marano, e il consigliere di amministrazione Mediaset Gina Nieri.
Quest’ultima ha posto l’accento sulla necessità che i colossi del web vengano sottoposti a normative analoghe a quelli degli operatori televisivi. ‘”Le emittenti sono disciplinate in tutto – ha detto – ma rischiano di essere spazzate via dalle tv connesse. “È vero che c’è una tv tradizionale fortemente regolata e ci sono media alternativi non altrettanto regolati – ha replicato il presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani – ma non è l’Autorità a poter cambiare questa situazione. Sta al Parlamento produrre regole che noi saremmo felici di applicare”. Cardani ha anche auspicato un intervento normativo sulla par condicio “adatta ad un sistema bipolare, ma non all’attuale situazione”, e si è soffermato sul diritto d’autore, “che è tutelato dalla Costituzione”: un tema su cui l’Agcom è al lavoro da tempo.