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Tim, in Brasile business in forte rialzo. Via al nuovo piano industriale



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Per la controllata sudamericana utile netto in crescita del 17,1% e i ricavi balzano del 6,6%. In Italia scende la multa antitrust per abuso di posizione dominante sulle aree bianche, da 116 a 87 milioni. E la telco vince il ricorso sul caso PostePay: nessuna retention. Intanto al Mimit salta il tavolo Tlc previsto per il 12 febbraio, i sindacati in allarme

Pubblicato il 11 feb 2025



borsa

Exploit per Tim Brasil, che ha chiuso il 2024 facendo registrare una forte crescita. La controllata sudamericana del gruppo guidato da Pietro Labriola ha messo a segno ricavi in aumento del 6,6% a oltre 25 miliardi di reais (circa 4,3 miliardi di euro) e un utile netto in crescita del 17,1% a 3,16 miliardi di reais (circa 530 milioni di euro). Caratterizzati dal segno più anche i margini, con l’ebitda che è salito dell’8%, raggiungendo circa il 50% dei ricavi.

La strategia e l’outlook per il medio termine

“La nostra strategia, basata su innovazione e qualità, ha dimostrato la sua efficacia anche nel 2024”, ha commentato il numero uno di Tim Brasil, Alberto Griselli, ribadendo il ruolo della società come motore dell’innovazione nel mercato brasiliano. “Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi e chiuso un altro anno in crescita, contribuendo allo sviluppo del Paese”.

Tim Brasil ha anche approvato il nuovo piano industriale 2025-2027, che prevede ricavi in crescita di circa il 5% medio annuo e un ebitda in progresso del 6-8% medio annuo. In forte aumento anche la generazione di cassa operativa, con un incremento previsto dell’ebitdaal pari al 14-16% nel 2025 e dell’11-14% medio nel triennio. Fra il 2025 e il 2027 Tim Brasil punta a remunerare i soci per 13,5-14 miliardi di reais, pari a circa 2,3 miliardi di euro. Fra le linee guida strategiche il consolidamento della leadership nel mobile, nuovi servizi per il segmento delle imprese e un miglioramento dell’efficienza operativa.

Ridimensionata la multa antitrust sul dossier aree bianche

Nel frattempo in Italia è stata ridimensionata la multa antitrust per abuso di posizione di Tim dominante sulle aree bianche. In ottemperanza alla decisione del Consiglio di Stato, l’Antitrust ha deliberato e ridotto la sanzione comminata al gruppo, che dovrà pagare 87 milioni di euro invece dei 116 milioni imposti nel 2020.

Secondo l’Autorità Telecom Italia aveva violato il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, con una strategia finalizzata a preservare ingiustificatamente il potere di mercato wholesale e retail, e a ostacolare l’ingresso sul mercato di Open Fiber.

Il Consiglio di Stato, in parziale accoglimento dei ricorsi presenti da Telecom, aveva successivamente fissato i parametri per la rideterminazione dell’importo della sanzione pecuniaria irrogata. Il giudice amministrativo sottolineava che “si può ragionevolmente concludere che la strategia attuata da Tim, pur avendo avuto effetti concreti sui mercati interessati, non ha raggiunto un grado di intensità tale da pregiudicare irrimediabilmente il nuovo entrante” e per queste ragioni “appare equo operare una riduzione del 25% dell’importo della sanzione stabilito dall’Autorità“.

Tim vince il ricorso sul caso PostePay

E proprio in queste ore per Tim è arrivata un’altra buona notizia, sempre in ambito giudiziale: la Corte di cassazione ha accolto il ricorso della società contro la decisione della Corte di Appello di Roma che, nel gennaio 2023, aveva condannato Telecom Italia al pagamento di 1,5 milioni di euro, a titolo di risarcimento del danno, per condotte di retention verso PosteMobile (nel periodo successivo al novembre 2007 e fino all’agosto 2009).

Il giudice di secondo grado, ritenuta l’impossibilità di provare quali e quanti clienti fossero stati sottratti, aveva determinato il danno in via equitativa, basandosi sugli accertamenti svolti in primo grado. Per la Suprema corte, però, in tal modo si è ritenuto provato ciò che non è.

Infatti, se è vero che il Tribunale (in primo grado) ha affermato che Telecom ha adottato delle condotte di retention, non ha però anche stabilito che tali condotte “avessero determinato un evento di danno anche per l’attrice”, che “fossero cioè state poste in opera anche nei confronti dei clienti di PosteMobile”.

In definitiva, per la Cassazione: “Non è rimasto non accertato il numero dei clienti, come erroneamente ritenuto dalla Corte territoriale, profilo rilevante sul piano del danno conseguenza rilevante ai sensi dell’art. 1223 c.c., ma la circostanza a monte se i clienti di PosteMobile (in generale) fossero stati attinti da condotte da retention, e dunque lo stesso profilo dell’integrazione del fatto illecito per quanto riguarda la posizione attorea. “La corte territoriale”, prosegue l’ordinanza, “ha pertanto confuso danno evento e danno conseguenza”. Dunque il giudizio è da rifare presso la Corte d’appello di Roma, in diversa composizione.

Salta il tavolo col Mimit, i sindacati in allarme

Sembra invece arenarsi il confronto con le istituzioni, da cui dipendono le sorti di un comparto che “va a ramengo”. Il giudizio è di Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil, che, parlando con AdnKronos, ha commentato l’annuncio arrivato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy sul tavolo di settore, in programma per domani 12 febbraio ma posticipato a data da destinarsi.

Lo slittamento del tavolo sulle telecomunicazioni al Mimit è “un pessimo segnale. Un fulmine a ciel sereno“, lo ha definito Saccone, evidenziando che le priorità all’ordine del giorno sono diverse, e molte riguardano proprio l’evoluzione di Tim. “Abbiamo il tema del contratto pirata sui call center, il contratto collettivo nazionale bloccato da due anni; abbiamo la scelta di vendere la rete Tim che non ha prodotto i risultati sperati, tanto che ora si parla di uno ‘spezzatino nello spezzatino’, praticamente siamo alla carne macinata”, ha ironizzato Saccone, riferendosi alle recenti indiscrezioni che hanno riguardato la telco.

Ma anche Fibercop “non mi pare vada molto meglio. Facciamo finta di niente ma l’ad designato con il favore del Mef si è dimesso e non penso lo abbia fatto perché ha trovato di meglio da fare”, ha aggiunto, parlando questa volta dell’addio di Luigi Ferraris dal vertice di Fibercop. “Mi pare che siamo davanti al fallimento totale di un settore strategico da cui dipende il buon esito di una delle missioni più importanti del Pnrr. Nelle prossime ore approfondirò con Cisl e Uil” il motivo del rinvio del confronto “ma così non si va avanti. Forse non è chiaro”, ha concluso Saccone, “lo stato in cui versa questo comparto”.

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