“Nel nuovo contesto digitale è forte l’esigenza di un presidio che operi, al di fuori del condizionamento degli interessi commerciali, avendo di mira il progresso sociale e culturale, la tutela della democrazia e quella del pluralismo. C’è bisogno, in altri termini, di servizio pubblico”. Lo ha detto Francesco Posteraro, Commissario dell’Agcom, nel corso del convegno Eurovisioni, sottolineando che “con questo obiettivo l’Agcom, d’intesa con il Mise, ha definito le linee guida del servizio pubblico radiotelevisivo affidato alla Rai, incentrate sul recupero della qualità dell’offerta, sull’innovazione tecnologica e sulla trasparenza nell’erogazione”.
Così, oltre ad investire in produzioni culturali di qualità, la Rai, secondo Posteraro, “deve contribuire all’alfabetizzazione informatica dei cittadini, ponendosi, con il continuo sviluppo di contenuti e servizi multimediali, come vero motore di creatività tecnologica. Sfruttando le potenzialità degli apparecchi televisivi di nuova generazione, e in aderenza alle best practices europee, la concessionaria potrebbe rendere disponibili su piattaforme IP tutta l’offerta in streaming e parte degli archivi storici on demand o utilizzare le proprie libraries per promuovere offerte legali di contenuti”.
Inoltre secondo il commissario Agcom la tecnologia può essere leva per un più srtetto dialogo con i cittadini: “Nella chiara definizione del perimetro dei programmi finanziati dal canone – dice Posteraro -, e attraverso piattaforme di social television, con gli indicatori di sentiment e di opinion analysis per la valutazione della qualità percepita dagli utenti, potrebbe instaurare un rapporto più immediato e più trasparente con i telespettatori, favorendo il pieno recupero dell’identità, del valore e della funzione del servizio pubblico nella coscienza di tutti i cittadini”.
Il Festival Eurovisioni (a Roma fino al 14 ottobre) mette a confronto i protagonisti dell’audio-visivo europeo. L’evento, giunto alla sua XXVII edizione, dedica il dibattito di quest’anno al tema “Rafforzare il servizio pubblico di fronte alla tempesta digitale”. “Il servizio pubblico radiotelevisivo in Europa è un argomento lungamente discusso in altre edizioni dove abbiamo messo a confronto il modello europeo con quelli esistenti in altre regioni del mondo – spiega Giacomo Mazzone, Segretario Generale Eurovisioni – discutendo dei punti di forza e di debolezza del sistema misto divenuto lo standard europeo. Non era questo il tema che il Comitato Direttivo avrebbe voluto discutere quest’anno ma il calendario degli eventi – dice Mazzone – ci ha costretto a rivedere all’ultimo momento i piani elaborati con grande anticipo. Due gli avvenimenti che hanno determinato la scelta di quest’anno: l’annuncio del governo portoghese fine 2012 di voler privatizzare il servizio pubblico della RTP e, soprattutto, la decisione del governo greco di chiudere con un colpo di mano di tipo militare, il servizio pubblico della ERT subito prima dell’estate 2013. La domanda che questi due eventi hanno fatto diventare d’attualità fra gli addetti ai lavori è se si possa fare a meno in una società avanzata e basata sul modello sociale europeo, del servizio pubblico di radiotelevisione. Se il tanto decantato modello misto pubblico-privato, eretto dal Rapporto Belet approvato dal Parlamento Europeo appena tre anni fa (2010) a base del sistema mediatico dell’Unione, sia già obsoleto e destinato a diventare un ricordo del passato”.