Il 35% della popolazione mondiale non ha a disposizione una connessione internet a velocità sufficienti. Questa percentuale aumenta al 54% nei paesi a basso e medio-basso reddito, principalmente a causa dell’assenza delle infrastrutture digitali necessarie. Nel totale, 2,6 miliardi di persone sono tagliate fuori dall’accesso alla rete. Si tratta di un digital divide ancora enorme e che allontana ill raggiungimento dell’obiettivo Onu di connettività universale e significativa entro il 2030. Colmare il gap richiede investimenti per 1,6 trilioni di dollari e andranno realizzati con strumenti di finanziamento innovativi, capaci di accelerare l’azione. È quanto stima il white paper della Digital infrastructure investment initiative (Diii) dell’Itu intitolato “Closing the digital infrastructure investment gap by 2030″.
Divario digitale globale, le cinque sfide
Affrontare il divario digitale è possibile, ribadisce lo studio, ma occorre agire sugli ostacoli allo sviluppo infrastrutturale.
Analizzando i fattori che influenzano gli investimenti in infrastrutture digitali, il Diii ha identificato cinque grandi sfide: frammentazione della domanda, lacune significative nelle infrastrutture di base, agende e politiche digitali poco chiare, rischi nell’execution dei progetti e rischi legati al singolo Paese.
Al tempo stesso, il white paper individua meccanismi e strumenti di finanziamento innovativi che le organizzazioni internazionali e le istituzioni finanziarie plurilaterali o multilaterali private o pubbliche possono implementare per accelerare sul roll out delle reti.

Occorre anche un’efficace cooperazione tra governi, istituti finanziari per lo sviluppo (Dfi), fondi di investimenti e altri attori, dagli investitori privati alle società digitali. Tutte queste parti dovranno collaborare per catalizzare gli investimenti nelle infrastrutture digitali.
Più reti e data center, servono 1,6 trilioni di dollari
Il divario digitale tra nazioni più ricche e nazioni a basso reddito è evidente. La disparità non è solo nel numero di persone connesse (96% nei paesi ad alto reddito, 77% nei paesi a reddito medio-alto, 46% in quelli a reddito medio-basso), ma anche nella qualità del servizio.
La Diii ha formulato delle ipotesi sui potenziali driver per contribuire a colmare questo divario di connettività globale e cinque direttrici d’azione.

Si tratta di:
Costruire nuove reti di banda larga fissa (in fibra) per garantire una velocità sufficiente per tutte le persone che vivono nelle aree urbane, ovvero il 54% delle famiglie a livello globale. Ciò significa che le nuove connessioni fisse devono aumentare del 18%.
Espandere le reti wireless (incluse reti mobili, Fwa e satellitari non terrestri) del 32%.
Aumentare la densità per nucleo familiare del backbone di connettività: ciò richiede che la dorsale di connettività esistente venga estesa di circa 1,7 milioni di chilometri.
Aumentare la capacità dei data center nei Paesi con reddito basso portandola alla metà della capacità dei Paesi a reddito medio. Ciò equivale a un aumento stimato di 11 watt per nucleo familiare.
Aumentare la capacità dei data center ad alte prestazioni nei paesi a medio-reddito al 15% di quella disponibile nei Paesi ad alto reddito, il che significa generare 2 watt aggiuntivi per nucleo familiare.
La somma dei costi stimati per queste cinque azioni porta alla cifra di 1,6 trilioni di dollari.

Finanziamento innovativo per le infrastrutture digitali
I costi operativi tendono a essere più alti dei ricavi, soprattutto nelle aree rurali, remote e sottoservite. Di conseguenza, in queste regioni, l’implementazione potrebbe essere percepita come anti-economica, soprattutto per le infrastrutture di linea fissa, il che renderebbe probabilmente insostenibile un modello di finanziamento che attinge solo al settore privato. Di qui la necessità di forme di finanziamento innovative.

Tra queste forme innovative di finanziamento, la Diii suggerisce lo sviluppo di una piattaforma per mettere a fattor comune gli investimenti in infrastrutture digitali. Questa piattaforma si concentrerebbe su attori di piccole e medie dimensioni come gli Isp, consentendo loro di pubblicare i propri progetti e di ottenere attenzione dagli istituti di finanziamento per lo sviluppo (Dfi) e da investitori privati. Ciò potrebbe rafforzare i mercati più piccoli e guidare la preparazione dei progetti in fase iniziale. I rischi di investimento diminuirebbero attraverso una mobilitazione congiunta per catalizzare la connettività in aree sottoservite dalle tradizionali società di telecomunicazioni, facilitando anche l’espansione dei piccoli player in altre aree.
Un’altra soluzione innovativa suggerita è quella di orchestrare gli investimenti infrastrutturali anche non digitali a livello nazionale per creare sinergie con altri tipi di infrastrutture come strade, ferrovie e servizi di pubblica utilità. Questo approccio dovrebbe estendersi all’intera catena del valore, comprese le politiche, le normative e i programmi di finanziamento, per abbattere i silos i lungo il processo di implementazione. Sfruttando la progettazione e l’implementazione congiunte dell’infrastruttura digitale con altri investimenti infrastrutturali, i progetti trarrebbero vantaggio in diversi modi: ad esempio, la posa di cavi in fibra ottica durante la costruzione di una rete elettrica può far risparmiare costi significativi e aumentare l’adozione della nuova tecnologia da parte dei residenti. Un’altra possibilità è il modello neutral host, in cui le società di infrastrutture affittano i loro asset a diversi residenti su un’unica base.
Un altro approccio considerato è la collaborazione tra istituti finanziari per lo sviluppo, governi e settore privato per progettare congiuntamente un modello di finanziamento e operativo a supporto di specifici programmi governativi e con prestiti o investimenti azionari per il settore privato per finanziare gli asset di rete (ad esempio, per supportare la connettività a basso prezzo nelle aree rurali). Questo approccio prevede la combinazione di strumenti finanziari pubblici e privati e assistenza tecnica in un’unica soluzione per rendere i progetti realizzabili.
ll white paper descrive, infine, una serie di veicoli finanziari che potrebbero aiutare a ridurre il divario digitale e strumenti di de-risking e suggerisce di istituire un forum tecnico Dfi congiunto focalizzato sull’infrastruttura digitale per condividere le best practice e aumentare il coordinamento e la velocità di azione, nonché di stabilire partnership lungo l’intera catena del valore della connettività.