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Due big player, una sfida: come Poste e Tim ridisegnano l’Italia connessa



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Analisti, economisti ed esperti analizzano gli effetti della salita del Gruppo guidato da Del Fante nella telco: le ragioni strategiche, le implicazioni sistemiche e il contesto politico-economico

Pubblicato il 16 apr 2025

Federica Meta

Direttrice



Tim

La recente operazione Poste – Tim (il gruppo guidato da Matteo Del Fante, ha acquistato da Vivendi azioni ordinarie di Telecom Italia, pari al 15% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale, arrivando al 24,81%) segna un passaggio cruciale nello scacchiere delle telecomunicazioni e dei servizi digitali in Italia. Un’operazione dal forte valore strategico, che va oltre la semplice logica di mercato per toccare i nervi scoperti dell’infrastruttura nazionale, della digitalizzazione dei servizi pubblici e della sovranità tecnologica.

L’intesa, che vede Poste assumere un ruolo sempre più centrale nell’ecosistema digitale del Paese, si inserisce in un contesto di profonde trasformazioni nel settore delle Tlc: tra la separazione della rete Tim, le manovre del fondo Kkr, il peso crescente di Cassa Depositi e Prestiti e le esigenze di modernizzazione della PA.

In questo dossier analisti, economisti ed esperti analizzano le implicazioni economiche, industriali e politiche dell’accordo: dal disegno strategico delle due aziende, agli impatti sul mercato, fino agli scenari futuri per cittadini, imprese e istituzioni. Un’indagine per comprendere non solo cosa cambia, ma soprattutto perché e per chi.

Poste – Tim: numeri e strategia

Lo scorso 29 marzo il Gruppo guidato da Matteo Del Fante, ha acquistato da Vivendi azioni ordinarie di Telecom Italia, pari al 15% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale, salendo al 24,81%. Il prezzo è pari a 0,2975 euro per azione per un totale di 684 milioni, che sarà finanziato mediante cassa disponibile. A Vivendi, che nelle settimane precedenti aveva già venduto oltre il 5% di Tim, resta il 2,51%. Poste ha annunciato che non supererà la soglia dell’Opa.

In fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay – società interamente controllata da Poste Italiane – all’infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal primo gennaio 2026.

Del Fante: “Operazione strategica per Poste”

“Questa operazione è molto importante per Poste Italiane. Arriva a conclusione di un percorso di 8 anni durante il quale abbiamo rilanciato i pacchi, la telefonia, i pagamenti, i contratti luce, i contratti gas permettendo agli italiani di aver più servizi dalla nostra azienda e facendo anche guadagnare i nostri azionisti, che partivano da un valore dell’azienda di 8 miliardi e sono arrivati a 27 miliardi – ha commentato l’Ad di Poste, Matteo Del Fante – Crediamo che l’evoluzione della tecnologia dovrà essere accompagnata da Tim per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni”.

Labriola: “L’Italia riscopre le Tlc”

Per l’Ad di Tim, Pietro Labriola, grazie all’operazione l’Italia riscopre le Tlc evidenziando l’importanza, per il Gruppo, di tornare ad ad avere un partner industriale di lungo periodo.

“La cosa più importante è che torniamo ad avere un faro, un punto di riferimento in logica industriale di lungo termine perché Poste ha dichiarato che la partecipazione è una partecipazione strategica – ha puntualizzato – L’ingresso di Poste nell’azionariato di Tim porterà benefici ai clienti delle due aziende, che potranno usufruire di nuovi servizi”.

“Per i clienti – ha aggiunto l’Ad – svilupperemo un portafoglio di servizi molto più ampio, non più solo telecomunicazioni, ma anche servizi finanziari, luce, gas e servizi similari“, ha detto Labriola. Per le aziende, invece, ci sarà “un’accelerazione nello sviluppo di quella parola, a volte complessa, che è il cloud“, fondamentale per “la digitalizzazione, anche della pubblica amministrazione e delle grandi e piccole imprese italiane”.

Gli analisti promuovono il riassetto

La mossa del Gruppo guidato da Del Fante, salito al 24,81% della telco, convince gli esperti di mercato perché andrebbe ad assicutare una governance più solida, una maggiore cooperazione nel consumer e nell’enterprise e nessun rischio di dividend policy.

Equita: “Governance più solida”

Secondo Equita, “la presenza di Poste come primo azionista garantisce una governance più solida (facilitando dunque il processo di ottimizzazione della struttura di capitale e remunerazione degli azionisti) e apre ulteriore spazio per sinergie industriali e potenzialmente per sostenere opzioni di consolidamento nel settore Tlc“.

Akros: “Maggiori sinergie all’orizzonte”

Operazione positiva anche per gli analisti di Akros. “Vivendi era ostile a Tim e non creava né sinergie né valore per il gruppo” mentre Poste “ha dichiarato che punta a generare sinergie con Tim, supportando il consolidamento del mercato italiano delle telecomunicazioni”, con Iliad che resta il principale indiziato a una fusione.

Intermonte: “Nessun rischio di divide policy”

Dal punto di vista finanziario, considerando il significativo livello di liquidità disponibile per Poste (€5.6bn tra cash e linee di credito non utilizzate), Intermonte ritiene che l’investimento in Tim non ponga alcun rischio in termini di dividend policy.

Sul fronte sinergie, se le indiscrezioni di stampa dovessero essere confermate, “le sinergie potrebbero essere molto significative, con risparmi di costo di 200-300 milioni di euro dall’utilizzo della rete di 12.400 uffici postali di Poste Italiane, oltre a un incremento dell’ebitda di circa 200 milioni di euro dalla migrazione del contratto operatore virtuale di PostePay dalla rete Vodafone a quella di Tim”, con un beneficio complessivo del 20-24% dell’ebitdaal domestico di Tim e del 10-12% di quello di gruppo.

Per tale motivo Intermonte non crede che l’incremento nella partecipazione in Tim da parte di Poste possa avere giustificazioni rilevanti di carattere industriale

Per Mediobanca le sinergie “saranno esplorate nella rete, con Poste che lascerà Vodafone”, nel consumer (facendo leva sui 13 mila uffici postali) e nell’enterprise (partendo dalla connettività, dal cloud e dalla cyber security).

Su CorCom analisi esclusive di economisti ed esperti

Anche economisti ed esperti guardano con interesse agli effetti dell’operazione, focalizzando l’attenzione sulla caratteristiche “industriali” dell’operazione.

Sacco: “Prospettiva affascinante per le tlc italiane”

In un’analisi esclusiva per CorCom, Francesco M. Sacco, docente di Digital economy Università dell’Insubria e Sda Bocconi, evidenzia il ruolo da protagonista che Tim potrebbe ricoprire a valle del deal.

“È una sfida impegnativa e promettente in un momento storico in il nostro Paese ha più che mai bisogno di aziende solide, competitive in grado di guardare al futuro con ambizione e responsabilità”, scrive l’economista.

Tre le opzioni future sul campo:

  • L’accordo Tim-Iliad: la prima è la più facile da immaginare, un accordo di Tim con Iliad. È anche quella che la maggior parte degli analisti hanno intravisto nelle parole di Matteo Del Fante quando, commentando l’acquisizione della partecipazione in Tim, ha tenuto a specificare che Poste è “a supporto del processo di consolidamento nelle Tlc”. Secondo Banca Akros, potrebbe creare sinergie per 680 milioni di euro, una cifra notevole.
  • L’accordo WindTre-Iliad: se non si realizzasse la prima opzione, però, c’è un’altra via verso il consolidamento che si potrebbe aprire, ma senza passare per Tim. Come riferito da Reuters, CK Hutchison, che controlla l’italiana WindTre, ha derubricato gli investimenti in Tlc europei a “non strategici” e pare voglia quotarli entro la fine dell’anno.
  • La svolta di Tim: la terza opzione è imprimere una svolta sostanziale a Tim e posizionarla con un’offerta di qualità. Secondo una ricerca Swg oltre il 40% dei consumatori italiani sarebbe disposto a pagare di più a fronte di un miglioramento del servizio. Il che al momento vuol dire sia che c’è spazio per un’offerta di “qualità” sia che non si percepiscono con chiarezza differenze di qualità nelle offerte attuali. In uno scenario di consolidamento, il riposizionamento delle offerte avverrebbe in modo naturale.

Partendo da questi elementi di fatto, secondo Sacco, è facile capire come le possibili sinergie tra Poste e Tim siano potenzialmente elevate e di natura industriale.

Solari: “Finalmente un solido timone industriale”

Per Fabrizio Solari, presidente di Connect ed ex segretario generale della Slc Cgil, una parte rilevante degli incrementi di ricavi e di utili dovrà finanziare la ricerca e lo sviluppo per restare al passo coi tempi e per costruire il futuro a sua volta generatore di nuova domanda e di nuovi servizi.

“La prima azione quindi non può prescindere da un intervento che porti al consolidamento dell’offerta – scrive su CorCom – In questa prospettiva, anche grazie al nuovo orientamento che pare affermarsi nelle Authority di regolazione del sistema a livello europeo, suggerisco di esplorare, oltre ai classici riassetti societari, la via di forti accordi commerciali, per loro natura più rapidi e meno complicati nella realizzazione. Si potrebbe partire da qui, senza escludere a priori soluzioni più radicali”.

Preta: “Interessanti sinergie su pagamenti e servizi finanziari”

“Se da un lato le sinergie industriali tra le due aziende nel settore della telefonia si prospettano meno rilevanti, dato il limitato peso dei servizi di telecomunicazioni di Poste (dando per scontato in ogni caso il passaggio dell’operatore virtuale telefonico da Vodafone a Tim), dall’altro potrebbero essere più interessanti quelle relative ai pagamenti digitali e ai servizi finanziari – evidenzia in un intervento su lavoce.info, ripreso da CorCom Augusto Preta, ounder di ITMedia Consulting – In particolare, sono ipotizzabili soluzioni per facilitare l’accesso ai servizi della pubblica amministrazione (identità digitale, sistemi di pagamento digitali), un’espansione dei servizi di cloud e sicurezza, proteggendo i dati sensibili e facilitando la gestione sicura delle identità digitali, nuove soluzioni per l’e-commerce e la logistica”.

Federmanager: “Operazione con visione di ampio respiro”

“Accogliamo positivamente l’impegno di Poste Italiane a diventare azionista industriale di riferimento di Tim. Crediamo che tale impegno si sostanzierà in una visione di ampio respiro che favorirà una crescita anche in termini di innovazione, sostenibilità e sviluppo dei servizi – sottolinea infine il Mario Cardoni, Dg dell’associazione – In tale cornice come Federmanager sottolineiamo l’importanza di una progressiva valorizzazione delle figure manageriali del Gruppo, cruciali per la definizione di strategie aziendali vincenti e per il raggiungimento di risultati sempre più sfidanti”.

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