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Banda ultralarga, ecco dove colpiranno i dazi di Trump



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Se l’Ftth sperimenterà un impatto minimo grazie soprattutto alle scorte fatte dagli operatori, la nuova politica commerciale statunitense colpirà soprattutto impiantistica esterna e router Wi-Fi 7, che subiranno ritardi consistenti. Lo scenario previsto da Dell’Oro Group per il 2025

Pubblicato il 16 apr 2025



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In che modo la rivoluzione delle politiche tariffarie di Donald Trump influirà sulla diffusione della banda larga e sulla domanda delle relative apparecchiature all’interno del territorio statunitense? In generale, i repentini cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti, tra cui l’attuazione e l’adeguamento dei dazi, stanno aumentando l’incertezza nei mercati globali. I rollback temporanei e le eccezioni, come le aliquote ridotte e le esclusioni specifiche per prodotto, non hanno fatto che aumentare la complessità, soprattutto in risposta alle reazioni del mercato.

Attualmente, l’aliquota tariffaria media effettiva sulle importazioni statunitensi è stimata al 27%, il livello più alto dall’inizio del XX secolo, a testimonianza degli sforzi più ampi per ricalibrare le dinamiche commerciali. Visti i frequenti aggiustamenti della politica commerciale – tra cui le recenti esenzioni per gli smartphone, l’elettronica di consumo e alcune Gpu – resta difficile prevedere la portata dell’impatto sulle infrastrutture a banda larga nel breve periodo. Ci prova Dell’Oro Group, che con un blog post a firma di Jeff Heynen, responsabile Broadband Access and Home Networking market, Fixed Wireless Access Infrastructure & Cpe, ipotizza l’impatto che i dazi avranno sul mercato della banda larga nel corso del 2025

Conseguenze minime per l’Ftth

Dell’Oro stima che, almeno negli Stati Uniti, le tariffe avranno un impatto minimo sulla maggior parte dei prezzi e delle installazioni di apparecchiature a banda larga in fibra. I principali fornitori di apparecchiature a banda larga in fibra per l’Ftth hanno già trasferito la maggior parte dell’assemblaggio e della produzione sul territorio federale per aderire alla deroga Baba (Build America, Buy America) del programma Bead (Broadband Equity, Access, and Deployment). Sebbene non tutti i prodotti utilizzati nelle reti di accesso a banda larga siano stati trasferiti, i componenti più comunemente utilizzati sono già stati autocertificati dai rispettivi fornitori e hanno già visto un sostanziale aumento della produzione nazionale.

Oltre ad aderire al framework Baba, alcuni grandi operatori hanno stipulato accordi pluriennali per l’acquisto di cavi e connettori in fibra ottica, che dovrebbero proteggerli dall’impatto dei dazi sull’importazione di silice e altre materie prime utilizzate nella produzione di cavi in fibra. Ad esempio, nel 2024, AT&T ha firmato un accordo pluriennale da un miliardo di dollari con Corning per garantire una fornitura stabile di cavi in fibra e soluzioni di connettività. Originariamente intesa come salvaguardia contro le carenze di approvvigionamento, questa mossa serve ora anche a mitigare il rischio di aumento dei costi dei componenti.

Ritardi per l’impiantistica esterna al cavo

A differenza dell’Ftth, gli aggiornamenti degli impianti esterni al cavo a supporto della tecnologia DocSis 4.0 potrebbero subire un impatto significativo. Commscope, che produce amplificatori e componenti per impianti esterni in Messico, e Teleste, che realizza amplificatori in Finlandia, saranno entrambe colpite da dazi di qualsiasi livello. Per Dell’Oro questi produttori stanno cercando di trasferire gli impianti o la produzione negli Stati Uniti e ottenere deroghe per soddisfare la crescente domanda di Comcast, Charter, Cox e altri.

La delocalizzazione della produzione non è un compito banale e comporterà ritardi nelle spedizioni, oltre alle scorte che entrambi hanno già nei loro magazzini. Il tempo necessario per spostare la produzione è un’argomentazione primaria a favore di un’introduzione più graduale delle tariffe rispetto all’introduzione e all’implementazione nello stesso giorno.

L’impatto sulla diffusione del Wi-Fi 7

Ma a risentire della nuova politica commerciale americana saranno soprattutto i router Wi-Fi residenziali. Proprio mentre i fornitori di queste apparecchiature stanno cercando di cavalcare l’onda della penetrazione del Wi-Fi 7 in un numero maggiore di case e aziende, i dazi faranno aumentare il costo al dettaglio anche dei marchi Wi-Fi più diffusi dal 5 al 15%.

Cina, Taiwan e Vietnam sono le sedi di produzione della stragrande maggioranza di questi dispositivi e, sebbene questi siano stati esentati dalle tariffe da venerdì sera, la probabilità che tali esenzioni rimangano è molto bassa.

Gli altri fattori in gioco per il mercato delle Tlc americano

Nelle sue previsioni di gennaio 2025, Dell’Oro aveva già ridotto le aspettative per la spesa nordamericana in apparecchiature a banda larga rispetto alle previsioni di luglio 2024. Questi aggiustamenti tenevano conto di un moderato aumento dei dazi del 15-30% per l’elettronica, i semiconduttori e altri componenti importati dalla Cina. Tuttavia, la portata più ampia delle tariffe, che ora include paesi come il Vietnam e l’India, supera le stime iniziali.

Ciononostante, i dazi e i conseguenti costi trasferiti ai clienti finali secondo Dell’Oro giocano in realtà solo un ruolo limitato nelle variazioni previste. Anche l’aspettativa di una revisione del programma Bead, che avrebbe ritardato l’avvio di alcuni progetti in fibra, ha contribuito alla riduzione delle nostre previsioni. Sebbene ci si aspettasse una quantità molto limitata di fondi Bead da destinare effettivamente ai fornitori di apparecchiature a banda larga nel 2025, c’era la speranza di vederne arrivare almeno una parte nel quarto trimestre. Adesso, invece, Dell’Oro dubita fortemente che i fondi vengano spesi quest’anno, spingendo invece la spesa ben oltre il 2026.

La preoccupazione più grande in vista del 2025 era l’incertezza dei consumatori e delle imprese sull’impatto che le politiche della nuova amministrazione avrebbero avuto sui modelli di spesa e di investimento complessivi. Dopo due anni di inflazione costante e di aumento dei tassi di interesse, la fiducia dei consumatori statunitensi era già in calo. I livelli di indebitamento dei consumatori stavano aumentando e i tassi ipotecari ostinatamente elevati limitavano il numero di nuove abitazioni acquistate e di rifinanziamenti complessivi. Poiché negli Stati Uniti la spesa per i consumi rappresenta in genere il 68% del pil, un ulteriore calo della fiducia potrebbe indurre i consumatori a rinunciare alla spesa.

È dunque probabile che questa incertezza porti i consumatori a mantenere la spesa attuale per i servizi a banda larga o a ridimensionarla per risparmiare. La combinazione di una gestione più rigorosa del budget per le comunicazioni da parte dei consumatori, di una riduzione degli acquisti di nuove case e di un minor numero di traslochi significa che sarà incredibilmente difficile per i fornitori di banda larga continuare a far crescere l’Arpu (Average Revenue Per User) residenziale.

La mancanza di crescita dell’Arpu potrebbe causare alcuni ritardi negli aggiornamenti programmati da Gpon a Xgs-Pon o da DocSis 3.1 a DocSis 4.0, ad esempio. Ma non fermerà la continua costruzione di reti in fibra sia in scenari greenfield che overbuild, perché si tratta di investimenti a lungo termine con ritorni decennali.

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