I data center, infrastrutture fisiche che ospitano i server responsabili della gestione dei dati digitali, stanno diventando i veri motori della digital economy globale. Non sono semplici “magazzini” digitali, ma ecosistemi complessi che permettono la trasmissione e l’elaborazione di enormi quantità di informazioni, essenziali per il funzionamento di servizi digitali, piattaforme cloud e intelligenza artificiale.
Questi centri, evidenzia il World Economic Forum – variano per dimensione, da piccoli ambienti pari a uno sgabuzzino a giganteschi hyperscale data centre estesi quanto 13 campi da calcio, in grado di supportare milioni di utenti simultaneamente.
Originariamente, le aziende conservavano i propri dati “on premise”, con infrastrutture dedicate all’interno dei propri headquarters, ma la necessità di scalabilità, sicurezza e affidabilità ha spinto la migrazione verso strutture specializzate e più economiche, spesso collocate off-site.
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L’espansione senza precedenti: la sete globale di dati
La crescita della digital economy, evidenzia il Wef, ha spinto l’industria dei data center a un valore di 242,72 miliardi di dollari, destinato a superare i 584 miliardi entro il 2032. Colossi come Amazon, Google, Microsoft e Meta stanno guidando questa espansione, raddoppiando il numero di hyperscale data centre ogni cinque anni.

Queste strutture gestiscono oltre il 95% del traffico internet globale e sono diventate asset strategici sia per la competitività economica che per la sicurezza nazionale, con i governi sempre più orientati a garantire la sovranità dei dati.
Gli Stati Uniti detengono il primato mondiale, con oltre il 45% dei data centre, concentrati in gran parte nella “Data Center Alley” della Virginia. Germania e Regno Unito seguono come principali hub, mentre i mercati emergenti – tra cui India, Brasile, Kenya, Emirati Arabi Uniti e Singapore – stanno investendo per diventare poli regionali.
L’intelligenza artificiale rappresenta un catalizzatore chiave di questa crescita, richiedendo una potenza computazionale ben superiore a quella delle applicazioni tradizionali. Addestrare modelli avanzati come GPT-4 può consumare oltre 1,7 milioni di kilowattora, l’equivalente del consumo annuo di 160 abitazioni americane.
L’oro digitale: gli investimenti nei data center
La “corsa all’oro” dei data centre coinvolge governi e investitori a livello globale. Queste infrastrutture non sono solo nodi tecnologici, ma veri e propri asset ad alto valore che abilitano ecosistemi di innovazione, creano posti di lavoro qualificati e rafforzano la resilienza digitale.
Paesi come Singapore, Arabia Saudita, Irlanda e Kenya stanno adottando strategie aggressive per attrarre investimenti esteri, offrendo incentivi fiscali e zone dedicate. Ospitare un hyperscale data centre consente di attrarre investimenti anche in settori complementari, come il fintech, l’e-commerce e l’AI, accelerando la trasformazione digitale nazionale.
Le sfide: sostenibilità, regolamentazioni e tensioni geopolitiche
Nonostante il boom, il settore si trova ad affrontare numerose sfide che ne potrebbero rallentare l’espansione:
- Consumo energetico: I data centre consumano tra l’1 e l’1,5% dell’elettricità globale, percentuale destinata ad aumentare con l’adozione di AI e cloud. Le aziende stanno investendo in fonti rinnovabili e tecnologie di raffreddamento innovative, ma la pressione per garantire la sostenibilità resta alta. Alcuni paesi hanno persino sospeso nuove autorizzazioni per evitare sovraccarichi delle reti elettriche.
- Regolamentazioni frammentate: Le normative sulla sovranità dei dati, come il Gdpr europeo o le leggi cinesi sulla cybersecurity, impongono restrizioni sui flussi transfrontalieri di dati. Questo frammenta il mercato, aumenta i costi e limita la possibilità di utilizzare data centre globali più efficienti.
- Tensioni geopolitiche: La disponibilità di componenti strategici come semiconduttori e fibre ottiche è sempre più influenzata da politiche commerciali, controlli all’esportazione e interruzioni della supply chain, inserendo i data centre nel contesto delle dispute internazionali.